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Il Covid non frena l’imprenditoria. L'Ers premia venti progetti

La presidente Pantani Tettamanti: 'Il Distretto si è rivelato propositivo e vivace'. Messe in campo due misure e 250mila franchi per fronteggiare la crisi

Stanziati 630mila franchi a favore di progetti locali (Ti-Press)
19 luglio 2021
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Essere piccoli o grandi imprenditori ai tempi del Covid-19 ha fatto poca differenza. La crisi sanitaria ha messo tutti a dura prova. Nel Mendrisiotto e Basso Ceresio, però, le microattività sapevano di avere un alleato prezioso, l'Ente regionale per lo sviluppo (Ers). Un tandem che ha permesso di reagire alle avversità e passare all'azione. Chiusure e pause forzate hanno finito, infatti, per alimentare l'inventiva e la creatività delle persone: progetti rimasti magari per anni a dormire in un cassetto sono stati rispolverati, trasformando degli aspiranti titolari di impresa in padroni di se stessi e datori di lavoro. A tal punto da accompagnare al varo venti progetti e registrare una delle cifre più importanti alla voce 'Fondo promozione regionale' da quando l'Ers esiste. Del resto, anche per lo stesso Ente il 2020 è stato un anno singolare, e non solo perché la pandemia lo ha chiamato a fare la sua parte. Dal primo agosto dell'anno scorso alla sua testa c'è un nuovo direttore. In effetti, Claudio Guidotti ha raccolto il testimone da Bettina Stark. Un passaggio di consegne avvenuto un po' in sordina a causa della crisi sanitaria, ma che non ha rallentato le attività dell'Ente; anzi. «È stato un momento importante nella vita dell'Ers, che ha saputo fare fronte a tutte le contingenze del caso, compatibilmente con la situazione», assicura la neo presidente Roberta Pantani Tettamanti. Alle spalle il sigillo dell'assemblea dei delegati, riunita il 17 giugno scorso di nuovo in presenza.

Due misure anti crisi da Covid-19

«Il plenum ha coronato un quinquennio importante - sottolinea la presidente -. I primi tre anni e mezzo ci hanno visti impegnati nel nostro ambito naturale di sostegno alle nuove attività economiche e turistiche con ricadute sul territorio, da statuti; con un occhio alle realtà delle zone periferiche e più discoste, che non hanno accesso ad altri aiuti. Poi, però, nell'ultimo anno e mezzo abbiamo dovuto, come tutti, occuparci di gestire la crisi dovuta alla pandemia». Come vi avete fatto fronte? «Attivando due misure in particolare. Dapprima abbiamo messo in piedi, in collaborazione con l'Otr - l'Organizzazione turistica regionale, ndr -, un soluzione che prevedeva dei buoni sulla falsa riga della campagna 'Vivi il tuo Ticino'. Quindi ci siamo dedicati al settore vitivinicolo». Il tutto per una sovvenzione di circa 250mila franchi.

Con quali risultati? «In entrambi i casi - ci risponde il direttore Guidotti - abbiamo ottenuto un buon riscontro». E spiega: «Con il primo intervento ci siamo rivolti alle strutture alberghiere del Mendrisiotto e Basso Ceresio, unica condizione che l'ospite pernottasse almeno tre notti. A quel punto veniva consegnato un carnet del valore di 50 franchi con dei voucher a favore di ristoranti e commerci della regione. Ha riscosso un buon successo, anche a fronte del fatto che, non potendo recarsi all'estero, si è registrato un aumento dei pernottamenti - uno dei pochi effetti positivi della pandemia -. Ciò ha permesso di diffondere il messaggio d'invogliare le persone a spendere sul posto. La seconda misura ha pensato, invece, a un supporto per il mondo della vitivinicoltura locale, con l'effetto finale di creare posto nelle cantine per accogliere il surplus di uva prodotto, a seguito della riduzione del quantitativo a 500 grammi il metro quadro. Abbiamo fatto così in modo che si distillasse il vino vecchio a un costo ragionevole, permettendo di applicare dei prezzi dignitosi a chi consegnava quantitativi superiori a quanto fissato».

Una annata (difficile), venti progetti

Non si è trascurata, comunque, la 'ordinaria amministrazione', che fa leva soprattutto sul Fondo promozione regionale (Fpr). Nella lista per il 2020 si contano una ventina di proposte. «Tutti progetti di aziende, enti o associazioni del territorio», come ricorda Pantani Tettamanti. Tirate le somme si sono concessi contributi per quasi 630mila franchi. «In ordine di grandezza - fa notare dal canto suo Guidotti -, si tratta della seconda cifra erogata dall'Ers dall'inizio del suo operato. Già nel 2019, in ogni caso negli ultimi due anni, vi è stata, alfine, un'inversione di tendenza e hanno preso una certa prevalenza i progetti e i sostegni in ambito economico, rispetto a quello turistico - da subito il settore principale dell'Ers, ndr -. Stiamo effettivamente traghettando lentamente il Distretto verso un effetto di mantenimento e creazione di posti di lavoro, di ricadute dirette sul territorio, senza trascurare la parte turistica visto l'eccellente cooperazione con l'Otr». Ciò che conta, d'altra parte, come rimarca la presidente, è capirsi e utilizzare al meglio le risorse, perseguendo l'obiettivo comune di promuovere la realtà regionale.

‘Si è reagito con creatività e coraggio’

Ciò che ha colpito tanto il direttore che Roberta Pantani Tettamanti è lo spirito di resilienza dimostrato dagli operatori economici. «Malgrado la pandemia - annota Guidotti -, la propositività e la progettualità nel Mendrisiotto non sono venute meno. Anzi. Ho quasi l'impressione che la pausa forzata causata dalla pandemia abbia dato modo alle persone di fermarsi, pensare, rielaborare le idee, di riorientarsi e riprendere in mano i progetti. Infatti, arrivano proposte dai vari ambiti, che accogliamo ed esaminiamo con interesse». Un modello ce lo fornisce la stessa presidente. «Viviamo in un Distretto vivace non c'è che dire. A Chiasso, ad esempio, la signora Rita Laudato ha dato vita (e il nome, ndr) a un caseificio nella zona Sottopenz. Ha iniziato in modo un po' hobbystico. Poi si è formata, si è certificata e ora ha una attività di tutto rispetto che gode di un bel successo. Da queste realtà, scaturite da una aspirazione e partite in sordina, sono nate delle professioni. Abbiamo sostenuto proprio questo tipo di attività». Un altro caso, si aggiunge Guidotti, «è quello della sartoria aperta a Mendrisio in piena pandemia, ricreata da un vecchio laboratorio: sono partiti con tre dipendenti, oggi ne hanno dodici». Un buon viatico per un 2021 iniziato, per dirla con il direttore, «con il botto» e 14 progetti già approvati in sei mesi. Certo, fanno presente a una voce, diverse volte si è costretti anche a dire di 'no'. Ma i criteri di scelta sono rigorosi: «Parliamo di denaro pubblico», rammenta Pantani Tettamanti.

Masseria di Vigino: ‘Il Cantone era informato’

In questo bilancio positivo e incoraggiante dell'Ers c'è, però, un neo. «In effetti, tra tanti progetti che sono partiti, uno è stato affossato brutalmente», dice a chiare lettere Roberta Pantani Tettamanti. Il riferimento, non di certo casuale, è alla masseria di Vigino a Castel San Pietro. Un dossier sul quale, a dieci anni di distanza, l'Ente ha rimesso il mandato nelle mani del Cantone dopo aver visto naufragare la possibilità di salvare questa testimonianza rurale della regione. «Ci ha un po' sorpreso - ammette subito la presidente - la risposta recente del Consiglio di Stato - all'atto parlamentare firmato da Daniele Caverzasio, ndr -». La presidente rifugge dalla polemica, ma è evidente che, agli orecchi momò, il governo non l'ha raccontata tutta giusta. 

«Quello sulla Masseria di Vigino è stato uno dei primi progetti condotti dall'Ers - ricorda -. E sino a fine 2020, inizio 2021 è stato il più importante a cui ci siamo dedicati. Del resto, ci credevamo molto: questo edificio meritava di essere recuperato. In tutti questi anni il Cantone è sempre stato coinvolto, essendo un partner principale - con Dipartimento del territorio e Dipartimento finanze ed economia, ndr -. Dal canto nostro, dal 2011 abbiamo lavorato moltissimo, innanzitutto cercando persone e aziende interessate a ritirare la masseria e a farne, come previsto, una struttura dedicata al nostro territorio e aperta al pubblico. Infatti, a suo tempo il governo aveva assicurato un finanziamento di 1,5 milioni e la cessione, in origine, a 1 franco simbolico dell'immobile. Stiamo parlando di un edificio che tra poco non sarà più nemmeno tale visto lo stato precario in cui versa: sarà un ammasso di sassi, protetti.

«Poi nel 2018 - rimarca ancora Pantani Tettamanti - l'Ufficio dello sviluppo economico ci conferma la volontà di sostenere il progetto da parte del Consiglio di Stato. Quindi sentivamo di avere le spalle coperte». E qui arriviamo agli ultimi accadimenti: alla proposta avanzata da un promotore privato, pronto a farsi carico del restauro tramite una fondazione, e al fallimento dell'operazione; di cui il Cantone ha detto di non sapere nulla. «Il Cantone è sempre stato informato dell'avanzamento dei lavori e del fatto che si era palesata una costituenda fondazione interessata. Abbiamo scritto sia all'Ufficio che al CdS il 26 luglio 2019, anche per sapere come procedere con le trattative. Lì c'era la possibilità di imprimere una svolta: eravamo in attesa di una risposta alla missiva, che non è mai arrivata». Seguono degli incontri del Gruppo di lavoro, come a ottobre 2019, e inizia il balletto di cifre: la valutazione del bene a 1,7 milioni, poi il valore di stima a quasi 170mila franchi («accettabile») e infine la richiesta di una cessione per 800mila franchi. «A quel punto si parlava di una somma spropositata». Segue un nuovo scritto nel 2020, un incontro (l'aprile scorso, ndr) e la scelta del promotore di gettare la spugna («visto l'atteggiamento di chiusura totale del Cantone»). L'ultimo atto? Qui ci risponde Guidotti: «La lettera del 28 maggio al Cantone in cui informavamo della rinuncia del promotore». Più chiaro di così.

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