Mendrisiotto

Ragazzi di Chiasso ‘incontrano’ due sopravvissute della Shoah

A tu per tu con i racconti di Federica Spitzer e Helga Weissova. Un progetto per la quarta media fa vivere la Storia e trasforma gli alunni in guide

Visitatori d'eccezione da Palazzo civico (Ti-Press/F. Agosta)
2 luglio 2021
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Già tempo fa loro lo sapevano bene. Un poeta (come Ungaretti) e due artisti (come Sergio Endrigo e Vinicius de Moraes) sapevano che la vita, amici, è l’arte dell’incontro (tanto da farci un disco). Di sicuro se ne sono resi conto anche gli alunni delle quarte medie di Chiasso, che si sono appena lasciati alle spalle un altro ciclo scolastico della loro esistenza. Aver incrociato la loro strada con quella di due donne speciali, certo, ha cambiato un po’ il corso della loro quotidianità di adolescenti. Accade, sebbene le storie di Federica (Spitzer) e Helga (Weissova) vengano da lontano. Complici sono stati un libro, ‘Anni perduti’ della Spitzer, e i disegni, testimonianza vivida di una giovanissima Weissova. Trarne ispirazione per un progetto didattico, nel solco del programma cantonale ‘Le vite dei giusti’, si è rivelato entusiasmante tanto per la professoressa di Storia, Paola Reggiani, che per i suoi studenti. E d’un tratto calarsi nei giorni bui del regime nazista ha mostrato, una volta di più, che coltivare la memoria è irrinunciabile. In effetti, quando la Storia con la esse maiuscola esce dai libri di testo sa far palpitare anche dei giovani cuori.

Sulle tracce della Storia

Il primo incontro è stato con Federica Spitzer (Vienna 1911 - Lugano 2002), di origini ebraiche, testimone sopravvissuta alla Shoah che ha portato il suo racconto nelle scuole ticinesi e che oggi viene raccontata sulla piattaforma web ‘Le vite dei giusti’. «Concentrarci sulla sua figura – spiega a ‘laRegione’ Paola Reggiani – è stato l’inizio del nostro itinerario didattico. È così che dalle sue parole i ragazzi hanno realizzato dei piccoli video, voce e immagine». Un primo incontro a cui ha fatto seguito un secondo. «In questo caso è stato quasi casuale: navigando in rete abbiamo scoperto i disegni di Helga Weissova. E ci siamo resi conto che queste due persone, una infermiera 30enne la prima, una ragazzina 12enne la seconda, avevano un tratto in comune: entrambe sono state internate nel ghetto di Terezin». E lì è cominciato il viaggio a ritroso delle classi, culminato nella parte finale dell’anno scolastico in una mostra messa a disposizione dall’Associazione culturale Pro forma memoria. Esposizione che ha restituito i lavori della piccola Helga, coetanea di Anna Frank e come lei autrice di un Diario e ora affermata pittrice a Praga. Una mostra intitolata ‘Disegna ciò che vedi’ e pensata a misura delle scuole che, con rammarico, non ha potuto essere aperta al pubblico, ma che ha permesso agli alunni di misurarsi con sé stessi.

Grande mostra, piccole guide

«L’idea – ci spiega la docente – è stata quella di dare modo a ragazze e ragazzi di quarta di mettersi nei panni di una guida. Un compito che non solo ha ottenuto una grande adesione – tanto da formare un gruppo di una ventina di allievi, ndr –, ma che li ha coinvolti e visti impegnarsi con tanta serietà anche al di fuori dall’orario canonico delle lezioni. Da insegnante posso dire che mi hanno stupito: sono stati bravissimi. Nel tempo, poi, sono diventati padroni della situazione». Questo progetto, insomma, ha suscitato addirittura entusiasmo. Un effetto per nulla scontato davanti a pagine di storia tanto intense e drammatiche. «Spero davvero – ci mette a parte Paola Reggiani – che questi giovani portino con loro questa esperienza della scuola media».

Due testimoni d’eccezione

A fare breccia negli studenti, del resto, sono stati i testi di Federica Spitzer e le immagini di Helga Weissova. Entrambe sono state capaci, infatti, di catapultare tutti nel ghetto di Terezin. “Nessuno è uscito dal Lager così come vi era entrato”, scrive la Spitzer. Nemmeno gli alunni, nell’incontro con queste testimonianze, al termine sono rimasti gli stessi. Nulla è più come prima davanti a una talentuosa dodicenne di allora che, come suggerito da suo padre, disegna la realtà di ciò che vede e senza risparmiare nulla, neanche le immagini della fame e della morte. «I suoi quadri – ci fa notare la prof – sono delle foto mancate, delle importanti testimonianze, innanzitutto per la loro valenza storica. Ecco che il nostro intento è stato anche quello di parlare del presente attraverso il passato. Al contempo, i ragazzi hanno potuto capire cosa significano l’impegno quotidiano e la resilienza e come anche in situazioni drammatiche si possa rimanere legati alla vita, grazie all’arte – tiene a rimarcare –. Si è trattato di una esperienza faticosa e commovente al tempo stesso, dalla quale gli allievi non si sono mai tirati indietro. Infatti ne sono orgogliosa: la rifarei».

Da alunno ad alunno

Ciò che più conta ancora di più è che gli stessi studenti hanno fatto da tramite, tra le vite di Federica Spitzer e Helga Weissova e altri ragazzi, più grandi e più piccoli di loro. «Vederli all’opera nell’educazione fra pari è molto bello – ci dice Paola Reggiani –. Gli allievi di quarta si sono ritrovati davanti, in effetti, bambini di quinta elementare che non si sono ancora confrontati con la Storia, così come colleghi delle Medie e giovani del Centro professionale commerciale. Di conseguenza, hanno dovuto modulare il loro linguaggio in base ai diversi interlocutori, riuscendo a invogliarli». E anche qui la ‘prova’ è stata superata brillantemente, con i complimenti degli adulti. I ragazzi non si sono intimoriti, in effetti, neppure quando sono stati chiamati a illustrare la mostra al Municipio, in visita alla sala Diego Chiesa. Municipio, tiene a rimarcare la docente, che al pari di Age e della Fondazione Spitzer sono stati alleati preziosi lungo questo cammino attraverso la Storia. Un cammino che per gli ormai ex alunni delle quarte medie di Chiasso è solo all’inizio.

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