Mendrisiotto

Fango e detriti del Generoso non sono più una minaccia

I lavori sul versante del Monte rivolto al lago si sono resi necessari nel 2011, quando una serie di colate aveva mostrato i limiti di contenimento

Le nuove strutture appena realizzate (Ti-Press/Davide Agosta)
30 giugno 2021
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Sono finalmente terminati i lavori di protezione alle ove (termine con il quale si indicano i riali che corrono lungo la montagna) di Capolago, Mendrisio e Melano. Gli interventi si erano resi necessari dopo che nel luglio 2011 una serie di eventi meteorologici straordinari aveva causato danni ingenti, con diversi metri cubi di detriti che avevano invaso l'autostrada, l'abitato di Capolago e danneggiato alcuni tralicci dell'Ail. I costi del ripristino erano stati di circa 1'600'000 franchi.  In quel frangente ci si era resi conto che le vasche di contenimento (così come il piano di allarme e pronto intervento) erano insufficienti per contenere il materiale sceso a valle dalle pendici del Monte Generoso. «Si tratta infatti di una zona soggetta a crolli, caduta di sassi, franamenti e colate detritiche», ha spiegato in occasione del collaudo e della consegna della struttura Marco Bronzini, presidente del Consorzio manutenzione arginature medio mendrisiotto (Cmamm). A rendere ancora più sensibile il sito, dove si sono registrati danni e colate con una frequenza di 2-3 anni, ci sono anche gli effetti di erosione del terreno e lo sbalzo termico tra i mesi invernali e quelli estivi. 

‘Problema noto dal 1992’

Quelli capitati tra il 7 e il 13 luglio del 2011 non sono però gli unici eventi che hanno causato problemi alla viabilità, compresa anche la Ferrovia Monte Generoso, e ai residenti. «Le prime colate detritiche di cui si è a conoscenza e si dispone di buona documentazione risalgono al 1992. A partire dal 1996 è stato quindi realizzato un sistema di 11 vasche di contenimento, rimasto tale fino al 2010», prosegue il presidente del Consorzio, che si occuperà della manutenzione dell'opera. I lavori appena conclusi hanno riguardato le sei ove principali, mentre altre tre erano state sanate negli anni precedenti. Sono in totale una ventina, di dimensioni e lunghezza diversa, le strutture che compongo il sistema di sicurezza. «I canali che indirizzano il materiale verso le vasche di contenimento possono avere un'estensione variabile, da 80 fino a 120 metri», ha spiegato l'ingegnere Mauro Degiorgi, tra i progettisti dei lavori. «Lungo i riali sono stati effettuati esclusivamente interventi d'ingegneria naturalistica – ha affermato orgoglioso –. Prima di metterci al lavoro abbiamo sorvolato anche la zona con i droni per capire dove occorresse intervenire». Ai margini delle strutture in legno che delimitano i margini dei canali, realizzate con grossi tronchi di robinia e castagno, è inoltre prevista la semina di alcune piante per far tornare il verde. «Non bisogna però esagerare, altrimenti questi alberi potrebbero finire nel canale durante un forte temporale e rivelarsi problematici», ha puntualizzato Degiorgi. 

‘Pochi ritardi nei lavori’

Tra chi guardava con grande interesse alla fine dei lavori di messa in sicurezza c'era anche l'Ufficio federale delle Strade (Ustra), tra i committenti degli interventi. Oltre alle vasche di contenimento e al risanamento delle ove, sono infatti stati costruiti dei muri di controriva lungo la A2. A questi si aggiungono l'innalzamento dei guardrail e l'istallazione di una rete paramassi. «I lavori nel complesso hanno subito pochi ritardi causati dalla pandemia, solo un paio di mesi durante la gara d'appalto poiché diverse ditte erano chiuse – ha raccontato l'ingegnere –. Gli interventi hanno coinvolto due squadre, che si sono servite dell'uso di escavatori rampanti». 

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