Mendrisiotto

Dallo ‘scontro’ al campus al Pronto soccorso

La successione temporale durante e dopo i fatti contribuirà a chiarire quanto accaduto tra l'Accademia e il parco una settimana fa

Dopo il campus, un'altra scena dei fatti è il Pronto soccorso (Ti-Press)
25 giugno 2021
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La successione temporale di atti e fatti potrà contribuire a fare chiarezza su quanto accaduto, ormai una settimana fa, al campus universitario a Mendrisio. A oggi, infatti, c’è ancora da scandire la dinamica degli avvenimenti, ma soprattutto vanno definite le responsabilità. Sin qui una cosa sola è certa: sullo ‘scontro’ che, verso le tre di notte, ha messo di fronte agenti di Polizia, da una parte, e studenti di una festa di laurea, dall’altra, ci sono due versioni discordanti. Con gli interrogatori dei poliziotti in campo e dei due giovani finiti in manette – un 26ennne cittadino francese e un 29enne romando, poi rilasciati alcune ore dopo –, accanto ai filmati – ufficiali e no – e a fianco delle testimonianze che potrebbero aiutare a ricostruire gli eventi, a dare una mano a sciogliere dubbi e interrogativi potrebbe essere anche ciò che è successo dopo la colluttazione.

I primi a farsi medicare sono stati i ragazzi

In effetti, il 18 giugno i primi a recarsi al vicino Pronto soccorso dell’Ospedale regionale della Beata Vergine sono stati gli studenti. Oltre al 26enne prima fermato, poi arrestato e rimasto ferito in modo serio al volto – tanto da essere accompagnato al nosocomio dagli stessi agenti –, un’altra ragazza ha dovuto ricorrere alle cure dei sanitari per una reazione violenta allo spray al pepe utilizzato dalla Polizia. Tutto è successo circa un’ora dopo i fatti, verso le quattro e trenta (o poco dopo). «Preoccupata dal bruciore che non sono riuscita a spegnere con l’acqua e altri rimedi, ho deciso volontariamente di andare in ospedale: erano le quattro e trenta, le cinque, quando ho lasciato il Pronto soccorso albeggiava – racconta a ‘laRegione’ la giovane –. All’Obv mi hanno assistita e tenuta in osservazione. Nella stanza accanto c’era anche il mio amico – il 26enne, ndr –. In ogni caso non siamo stati noi gli unici ad avere avuto dei problemi a causa degli spray o ad aver riportato ematomi e graffi, che abbiamo però documentato».

Per gli agenti graffi, ematomi e qualche contusione

E i poliziotti? Quando la studentessa è uscita dall’ospedale, fuori c’era una pattuglia; rimasta all’esterno. In effetti erano le otto – dunque diverse ore dopo –, quando gli agenti – sei quelli feriti secondo quanto riferito dalle stesse autorità il 18 giugno scorso, tra questi i poliziotti della Città di Mendrisio – sono arrivati, a loro volta, al Pronto soccorso per essere sottoposti a visita medica. Ebbene, in almeno cinque casi, da nostre informazioni, è risultato che gli uomini delle forze dell’ordine presentavano ferite da graffio, ematomi e qualche contusione. Tant’è che, dopo la prescrizione di prassi in questi casi, sono stati dimessi nell’arco di un’ora, un’ora e mezza. In ogni caso queste circostanze hanno portato a concedere, per alcuni degli agenti coinvolti, un certificato medico con l’incapacità lavorativa per una manciata di giorni. Quel venerdì oltre al Corpo cittadino, intervenuto dopo la segnalazione di un vicino, sono giunti sul posto rinforzi da Chiasso, Lugano e, in ultima battuta, dalla Cantonale.

Inchiesta, in attesa di sviluppi

Nel frattempo, l’inchiesta affidata alla procuratrice pubblica Pamela Pedretti, e alla quale molti guardano confidando possa fare chiarezza sui fatti del campus, procede passo dopo passo; e dopo gli interrogatori dei protagonisti sta agendando le audizioni di persone che potrebbero essere informate sui fatti. A spiazzare l’opinione pubblica, come detto, vi è proprio la diversa lettura data dell’accaduto: da un lato la Polizia e le istituzioni, che in una nota venerdì scorso parlavano di una ventina di giovani che si sono “ripetutamente avventati contro gli agenti, impedendone l’operato e lanciando dei sassi”; dall’altro gli stessi partecipanti alla festa che, da queste pagine, hanno preso la parola contestando le dichiarazioni ufficiali e sovvertendo la prospettiva. Ecco che le testimonianze saranno cruciali. Non è escluso – i ragazzi lo stanno valutando – che possa essere presentato un esposto collettivo alla Procura.

 

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