ELEZIONI COMUNALI

Politica al femminile, per fare la differenza

Tra i candidati al Consiglio comunale dei Comuni del Mendrisiotto le donne rappresentano solo il 31,45%: intervista a due sindache e a una municipale

È tempo di avere... ‘Un obiettivo in comune’. Lo slogan della campagna apartitica di FaftPlus (la Federazione delle associazioni femminili Ticino) parla chiaro. Il traguardo corale? Come alle ultime elezioni cantonali e federali è quello di dare forza al voto femminile e di far crescere le donne in politica. Anche se, come si fa notare sul portale non è solo una questione di numeri. Certo, le cifre contano se si vuole fare la differenza. E se si volge lo sguardo verso le candidature al Consiglio comunale si vede che, oggi, ci sono poco meno di quattro punti percentuali in più rispetto alle candidate in Municipio, ma resta comunque un tasso sotto la soglia, più corposa, che si vorrebbe veder dedicata alle donne. Anche per i legislativi momò, dunque, il numero resta basso: 31,45%, ovvero 296 candidate su 941, in ogni caso un po’ sopra la percentuale cantonale (del 29,6%). Oltre la soglia del 40% vanno solo Stabio (migliore percentuale fra i dodici Comuni) e Balerna. In questa seconda puntata (cfr. ‘laRegione’ del 25 marzo per il primo approfondimento) ridiamo, quindi, la parola a loro, alle donne in politica, tre candidate – fra cui due sindache uscenti – che portano esperienza e speranza per un maggior coinvolgimento delle colleghe nella prossima e imminente nuova legislatura.

‘C’è ancora molto da fare’


Claudia Canova (Ti-Press)

Claudia Canova, sindaca di Morbio Inferiore, vede nel 50° del voto alle donne «un valore altissimo per la democrazia. Se solo guardo al ruolo che attualmente rivesto, mi rendo conto che sono qui grazie a quel percorso, irto di ostacoli, che le donne hanno dovuto affrontare per arrivare alla modifica costituzionale. Oggi trovare lo spazio e i ruoli che per molti secoli sono stati occupati solo dagli uomini è anche frutto di quel cambiamento. Partecipare e portare il proprio sguardo e sensibilità sulla realtà, permettendo alle donne di portare la loro esperienza vissuta, contribuisce a effettuare scelte più appropriate per quanto riguarda gli aspetti più concreti della vita quotidiana quali la casa, la sicurezza, i trasporti, il mondo del lavoro e della sanità». Un’apertura che è stata anche partitica: «Penso di poter dire che il partito che rappresento, il Ppd, riservi molto spazio alle donne. Esiste in seno al partito un’associazione Donne Ppd; la prima donna presidente del Consiglio nazionale è stata una donna Ppd, la ticinese Chiara Simoneschi Cortesi; in Consiglio federale ci sono state donne consigliere (Metzler, Leuthard, ora Viola Ahmerd); oggi è una donna a rivestire un ruolo centrale del partito a livello cantonale come è il segretariato (Federica Galfetti); lo stesso Mendrisiotto ha due sindaci donne, la sottoscritta e Alessia Ponti». Ma c’è ancora molto da fare: «La parità non deve essere solo riconosciuta per legge, ma deve essere esercitata e riguardare tutti gli aspetti della vita. Le sfide che il nostro Paese deve affrontare sono quindi ancora diverse: la parità salariale; la conciliazione famiglia-lavoro; rappresentanza femminile in funzioni e posizioni di responsabilità. Sarà una piena democrazia quando ci sarà una equa rappresentanza uomo-donna nelle istituzioni e nella società. Non bisogna però dimenticare che sono stati fatti progressi e segnali incoraggianti di un cambiamento di cultura si possono vedere: nelle recenti elezioni americane, ma anche nel nostro Paese (abbiamo tre donne in governo), dove si è visto un incremento della presenza femminile nei parlamenti. Un cambiamento peraltro sempre più condiviso dagli stessi uomini». Colleghi fra cui Claudia Canova si trova bene: «Non penso, o almeno me lo auguro, che i miei colleghi scindano la “donna” dal “sindaco”. Percepiscono sicuramente che hanno di fronte una donna sindaco, la nostra biologia, il nostro corpo è diverso; è un dato di fatto, ma non penso che ci sia un retaggio culturale. Se considero poi alcune scelte fatte da questa amministrazione (servizio di mensa offerto, congedo parentale), mi sento di poter dire che i colleghi uomini in Municipio abbiano saputo leggere quali sono i bisogni che rispondono ai cittadini, in questo caso alla donna e alla promozione di una società veramente equa. La società del resto sta vivendo un cambiamento; pensiamo alla suddivisione dei lavori domestici già in atto tra le giovani coppie».

‘Politica e lavoro sono ancora molto maschili’


Alessia Ponti (Ti-Press)

Mamma, lavoratrice e politica militante, Alessia Ponti da sette anni guida il Comune di Castel San Pietro. Come Claudia Canova (con la quale condivide il partito di appartenenza) è ancora una eccezione nel Mendrisiotto (e non solo). Per lei, però, intrecciare la quotidianità con le incombenze istituzionali ha il sapore della normalità. A distanza di mezzo secolo, ci confida, lo si dà un po’ per scontato il diritto di essere parte integrante della vita politica. «Senza dimenticare – ribadisce – gli sforzi e le fatiche di chi si è battuta cinquant’anni or sono». Da allora, in effetti, molte cose sono cambiate, ma non tutte. «In effetti, il mondo della politica e quello del lavoro restano prettamente maschili», conferma la sindaca di Castello. Come dire che bisognerebbe compiere altri passi avanti per concedere all’universo femminile più tempo e coraggio, ci fa notare, per riuscire ad affacciarsi al panorama politico e per poter dimostrare che competenze e capacità ci sono, eccome. «Chiaro, per una donna è ancora più complesso riuscire a conciliare i vari impegni rispetto a un uomo».

A proposito di spazio e supporto, il suo partito, il Ppd, gliene ha dato? «Sono sempre stata vista con positività ed entusiasmo e sette anni or sono mi è stato proposto di candidarmi come sindaca». Una scelta sin qui apprezzata anche dalla popolazione. La strada è stata aperta pure ad altre sue colleghe? «Anche a questa tornata la rappresentanza femminile nella nostra lista è abbastanza significativa», ci risponde Alessia Ponti. Non si raggiunge la parità, ma circa un buon 40 per cento (e non è poco). Del resto, ci fa notare, oggi la difficoltà di reperire candidati va al di là della questione di genere in una politica di milizia che si declina con sacrificio e motivazione. Sta di fatto che al momento c’è sempre quel ‘quasi’ che non permette di compiere la vera parità. «In effetti – commenta la sindaca –, c’è ancora parecchio lavoro da fare: il primo lockdown ha messo in luce la precarietà del nostro sistema e le difficoltà che per prime le donne si sono trovate a fronteggiare». Tant’è che si sono ritrovate in bilico tra casa, lavoro e gestione della famiglia. «Senza trascurare coloro che sono rimaste vittima della perdita del posto, in particolare nei settori che la pandemia ha reso fragili e che vedono soprattutto una occupazione femminile». Il vero nodo? Alessia Ponti non ha dubbi nell’individuare in questo scenario una maggiore debolezza sociale della donna, meno libera se perde l’autonomia economica. Resta da vedere se si uscirà migliorati dalla crisi sanitaria (anche nel bilancio di genere) oppure no. «Ci è stato dato un grande insegnamento, ma la sensazione è che la reazione sia stata un po’ egoistica, pure sul piano ambientale. Rimane la speranza che ne scaturirà comunque una riflessione ad ampio raggio e di maggiore spessore». E chissà che non saranno proprio le donne, in politica e altrove, a dare il giusto impulso.

‘L’importante è puntare sulle competenze’


Katia Fabris (Ti-Press)

Spostiamoci a Stabio. Dal 2018 Katia Fabris (Lega dei ticinesi) è parte della compagine municipale. E a questa tornata elettorale ha deciso di rilanciare. La politica ormai è entrata a far parte anche della sua quotidianità. A 50 anni dal diritto di voto ed eleggibilità alle donne e alla luce della sua esperienza, visto oggi, che significato ha per lei aver compiuto quel passo? Certo molto si è conquistato da allora, ma cosa manca all’appello? «Cinquant’anni or sono – ci risponde la municipale – si è posta la prima pietra di una costruzione che ancora oggi risulta incompiuta. Spesso noi donne ci troviamo in difficoltà a conciliare gli impegni familiari, professionali e politici. C’è assolutamente bisogno di lavorare su questo punto e portare dei miglioramenti per noi donne. Bisogna dare la possibilità a tutte quelle che lo desiderano di potersi mettere in gioco. Da sempre le donne sono i pilastri della famiglia, in questo momento è indispensabile che riprendano le redini della famiglia ma, congiuntamente, è importante che possano portare nell’ambito politico e sociale le loro capacità e sensibilità. Entrare in politica è anche un dovere, mettersi a disposizione per il bene comune è importante, perché ognuno di noi può contribuire al mantenimento e al miglioramento del nostro territorio». Nella concretezza di ogni giorno, il suo gruppo le ha dato e le dà spazio? A fatti o solo a parole? «Sono orgogliosa di essere una rappresentante del gruppo Lega-Udc-Udf di Stabio – dichiara subito –. Il mio gruppo mi ha sempre dato spazio, mi ha valorizzato e soprattutto mi ha sempre sostenuta. Tutto quello che sono riuscita a realizzare è frutto di impegno, rispetto e collaborazione di gruppo». La pandemia lo ha evidenziato ancora una volta in modo chiaro: la donna ha quasi raggiunto la parità e posti di leadership. Quel ‘quasi’ fa ancora la differenza: cosa ne pensa? «Mi fa molto piacere vedere che le donne hanno quasi raggiunto gli uomini nei ruoli di leadership e quel ‘quasi’ non mi disturba – annota con sincerità Katia Fabris –. Trovo che qualsiasi ruolo, lavorativo o politico, debba essere accessibile a tutti, senza distinzione di sesso; ma la cosa più importante è sempre la meritocrazia. Non vorrei mai ottenere un incarico solo perché donna, vorrei ottenerlo per il mio impegno e le mie competenze. La mia esperienza politica a Stabio mi ha insegnato che, se si lavora con impegno e serietà, il rispetto e il sostegno arrivano in automatico. Per avere davvero la parità, noi donne dobbiamo puntare prima alla qualità del nostro lavoro, tutto il resto sarà una conseguenza».

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