Mendrisiotto

Le case anziani di Mendrisio fanno i conti con il Covid-19

Nelle strutture della rete Ecam la seconda ondata ha contagiato 33 ospiti, ma rincuora il numero dei guariti. 'Ci siamo preparati'

Messo in campo un piano d'azione anti coronavirus (Ti-Press)
24 novembre 2020
|

Il Covid-19 è entrato anche nelle strutture dell'Ecam, l'Ente case anziani del Mendrisiotto, in quella che è stata definita la seconda ondata pandemica. Tre gli istituti toccati, 33 gli anziani contagiati dal coronavirus, a cui si aggiungono 12 collaboratori dello staff. Al centro dell'attenzione e di un vero e proprio piano d'azione determinato a contenere la diffusione del virus, dapprima c'è stata la Santa Lucia ad Arzo - nella quale purtroppo si è contato il maggior numero di casi, 20, 3 ospedalizzati e 6 decessi (2 dei quali in ospedale) -, poi la Torriani e la Quiete a Mendrisio, dove si è registrato un altro decesso. A rincuorare residenti e personale sono, però, altri numeri, ben più incoraggianti: ad oggi si può annunciare un buon numero di guariti, tanto alla Santa Lucia (10) che alla Quiete (6 su 7). «Lo posso dire, siamo molto contenti di quanto stiamo facendo - conferma a 'laRegione' il direttore Ecam Severino Briccola -. Abbiamo messo forze enormi in campo per i nostri residenti. Certo anche un solo decesso ci rende molto tristi». Sin qui, in effetti, non ci si è risparmiati: le altre strutture sono rimaste 'immuni'. Ma come riconosce anche il direttore, in questo braccio di ferro con il Sars-Cov-2 entra in gioco pure una bella dose di fortuna.

Reparti Covid e visite sospese: prassi promossa

Le misure di sicurezza e i dispositivi di protezione introdotti nelle case della rete cittadina non sono riusciti a tenere fuori dalla porta il virus. Alla sua comparsa, all'interno della casa anziani Santa Lucia, in ogni caso, all'Ecam si è reagito subito, mettendo in isolamento gli ospiti fin dagli esordi dei sintomi e facendo scattare il 'contact tracing' (la tracciabilità) fra gli operatori.

La strategia messa in campo, di concerto con il Medico cantonale, ha portato, fa sapere lo stesso Municipio dell Città sollecitato dal gruppo Lega-Udc-Indipendenti, a creare dei reparti Covid-19 dentro le strutture toccate, a testare residenti e dipendenti - facendo capo pure a tamponi rapidi - e a sospendere le visite dei famigliari. Finché la cosiddetta 'indagine ambientale' non sarà ultimata si continua a tenersi in contatto grazie alle video chiamate. E i parenti, annota ancora Briccola, hanno dato la loro collaborazione. Una prassi, quella attuata, approvata dall'alto. È stato lo stesso Ente, si fa sapere, a informare l'esecutivo che a fine ottobre la caposervizio vigilanza e qualità dell'Ufficio del medico cantonale, dottoressa Anna De Benedetti, ha effettuato "un sopralluogo direttamente alla casa per anziani Santa Lucia, dove ha potuto constatare e approvare la correttezza delle procedure adottate dall'Ecam all'interno della struttura".

Qual è oggi lo stato d'animo all'interno dell'Ecam? «In tutta umiltà, cerchiamo di prevedere questa situazione - ci dice il direttore -. A essere sinceri preferiamo pensare al peggio per prepararci al meglio. Ragioniamo a lungo termine anche sul materiale di protezione, di cui siamo ben forniti. Anche se ci auguriamo di non dovercene servire».

Personale curante, c'è un 'piano B'

Agli occhi del gruppo Lega-Udc-Ind. resisteva, però, un timore, quello legato alla gestione dei dipendenti, da tempo sotto stress e che cominciano ad accusare una certa stanchezza. Le forze, si chiedeva nell'interrogazione di inizio novembre decisa a fare chiarezza sulla situazione, sono sufficienti? Ecam e Municipio non hanno dubbi nel rispondere affermativamente. Certo, si ammette, "l'eventualità di una futura emergenza di reclutamento non può essere esclusa". Tant'è che ci si è già mobilitati per selezionare altro personale curante, con precisi requisiti e che potrà essere assunto a tempo determinato in caso di necessità, senza trascurare la possibilità di far riferimento a professionisti in 'outsourcing' e a 'prestiti', già concordati, da parte di altre strutture della rete.

Individuato edificio per alloggiare i frontalieri

Da sciogliere, infine, vi è il nodo dei collaboratori frontalieri: in occasione della prima ondata pandemica ci si era dovuti confrontare con la chiusura delle frontiere e l'esigenza di dare un alloggio ai dipendenti provenienti da oltreconfine. L'Ente ha già affrontato anche questo aspetto, si conferma rispondendo agli interrogativi dei consiglieri di Lega-Udc-Ind. A inizio novembre, durante l'ultima riunione di Consiglio Ecam, è emersa l'opportunità di "utilizzare una struttura messa a disposizione dal Consiglio di fondazione dell'Istituto Santa Filomena di Stabio - oggi parte della rete di Mendrisio, ndr -, un edificio disponibile da subito".

Va detto, che le restrizioni scattate fra marzo e maggio, fa memoria l'autorità comunale, non interessavano il personale sanitario e socio-sanitario. Nel Mendrisiotto ci si è comunque adoperati per ospitare gli operatori nelle vicinanze del loro luogo di lavoro. In effetti, durante la prima fase lo Stato maggiore cantonale di condotta, si fa presente ancora, "ha offerto la possibilità alle case anziani del Canton Ticino di individuare delle strutture esterne - come alberghi, pensioni, ostelli della gioventù - che potessero ospitare i collaboratori frontalieri". Infatti, il costo per notte e operatore è stato preso a carico, in parte, dall'Ufficio anziani e cure a domicilio.

Anche in questa nuova crisi l'attenzione resta, quindi, alta. L'Ente, si assicura, segue con attenzione gli sviluppi e resta in contatto costante con i servizi cantonali. "Qualora, in questa seconda fase, l'Ecam intravvedesse una chiusura totale delle frontiere, sarà suo dovere intervenire tempestivamente con gli uffici preposti". Con il Covid-19 non rimane che farsi trovare pronti.

 

Leggi anche:
Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE