Mendrisiotto

Mozioni e interpellanze vanno evase a inizio seduta

La proposta è stata formulata al Municipio di Mendriso con una mozione elaborata di Andrea Stephani (I Verdi) e Benjamin Albertalli (Lega)

Una veduta della sala del Consiglio comunale di Mendrisio (archivio Ti-Press)
25 febbraio 2020
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Mozioni e interpellanze devono essere evase a inizio seduta di Consiglio comunale. È quanto chiedono Andrea Stephani (I Verdi) e Benjamin Albertalli (Lega-Udc-Indipendenti) con una mozione elaborata presentata al Municipio di Mendrisio. Nella stessa viene proposta la modifica degli articoli 15 e 16 del Regolamento comunale, con l’introduzione del punto che indica che “la trattand mozioni e interpelanze viene di regola inserita nell’ordine del giorno subito dopo l’approvazione del verbale delle risoluzioni della seduta precedente”. Obiettivo della proposta è “dare maggiore spazio al legislativo. Mozioni, interrogazioni e interpellanze sono i soli strumenti tecnici nelle mani dei Consiglieri comunali, al di fuori del voto sulle proposte del Municipio, per poter svolgere in maniera decorosa i compiti legati alla propria funzione”. Questo permetterebbe di “riconoscere l’importanza delle proprie proposte e delle risposte ai quesiti di interesse pubblico che vengono posti all’esecutivo”. Dopo le risposte, la seduta continuerebbe con i messaggi e gli altri temi previsti. A mente dei mozionanti si tratta di “un piccolo cambiamento, ma non di poco conto. Si tratta infatti di fare un primo passo concreto verso l’instaurazone di un maggior dialogo tra legislativo ed esecutivo, che è forse il frangente in cui le cose sono andate peggio nel corso della legislatura che si concluderà a breve”. A mente di Stephani e Albertalli la situazione attuale è “desolante”. La comunicazione “assomiglia sempre più a un dialogo tra sordi”. Capita infatti – “spesso e volentieri” – che il momento delle risposte pubbliche arrivi solo “a tarda ora” e che “per non infastidire i colleghi rimasti i consiglieri si rimettano praticamente sempre al testo, senza darne mai lettura, dando per scontato che tutti i presenti abbiano letto le considerazioni e le domande rivolte all’esecutivo”. E “sempre più spesso”, il Municipio di fronte a risposte particolarmente lunghe o tecniche “chiede all’interpellante di trasformare il proprio atto parlamentare in un’interrogazione”. Fatto, questo, che comporta il “non avere una risposta in seduta pubblica e soprattutto di non permettere un’eventuale discussione generale del plenum”.

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