Mendrisiotto

Dal campo Rom al Ticino, terreno fertile per i furti

Condannate una 23enne e una 24enne che nell'estate del 2017 intrapresero la ‘trasferta’ dall'Italia per rubare in due appartamenti di Chiasso

27 marzo 2019
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Due sedie, quelle dell’aula minore della Corte delle assise correzionali di Mendrisio, vuote. E stando alle espressioni dei rispettivi legali, unitamente alle comunicazioni fatte alla giudice Francesca Verda Ciocchetti, c’era da aspettarselo. Alla sbarra, questa mattina, dovevano infatti comparire una 23enne e una 24enne – l’una di nazionalità italiana, l’altra bulgara – accusate di ripetuto furto, ripetuto danneggiamento e ripetuta violazione di domicilio. Dovevano, come detto, perché di fatto, in aula, v’erano solo gli avvocati, Vinh Giang e Olivier Ferrari. Le due donne, irreperibili, stando a quanto si è potuto ricostruire in fase d’inchiesta, soggiornavano in due campi Rom italiani, uno dei quali smantellato. Da qui, l’impossibile capacità di reperirle. Dopo una breve sospensione, ad ogni modo, si è deciso di procedere in via contumaciale. E così, la Corte, le ha condannate a una pena di 150 aliquote giornaliere da 30 franchi sospesa per un periodo di prova di 3 anni (la prima, con precedenti penali specifici) rispettivamente 130 aliquote sospesa per due anni (la seconda). Per entrambe – che hanno passato 32 giorni in cella – è stata inoltre decretata l’espulsione dal territorio elvetico per 5 anni. Il procuratore pubblico Zaccaria Akbas, dal canto suo, ha proposto 150 aliquote giornaliere a testa, sospese per tre anni e l’espulsione dalla Svizzera per sette.

Il Ticino, e più precisamente Chiasso, era stato individuato dalle due donne quale terra di furti: proprio nella cittadina, tra il 28 luglio e il primo agosto 2017, ne sono riusciti a portare a segno due. Due furti, visti con gli occhi delle imputate, che hanno fruttato un discreto bottino: tra preziosi e contanti oltre 20mila franchi. Nel primo caso, il 28 luglio, dopo aver appoggiato le orecchie alla porta d’entrata per comprendere se all’interno dell’appartamento vi fosse qualcuno – «una modalità di agire che lascia spazio a molti margini d’errore» ha ravvisato la giudice – l’avevano scassinata e, una volta intrufolatesi, avevano sottratto anelli, collane, orecchini, braccialetti, orologi per quasi 17mila franchi; oltre a 500 franchi e duemila euro in contanti. Nel secondo caso, il primo agosto, con lo stesso modus operandi si erano appropriate di collane, braccialetti e un orologio per un valore totale di 465 franchi, a cui si aggiungono 500 franchi e, anche in questo caso, duemila euro in contanti. Fatale, per loro, era stato però il celere intervento della polizia che aveva permesso di acciuffarle – fresche di azione e con ancora in mano attrezzi da scasso e refurtiva – già sulle scale del condominio preso di mira.

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