Mendrisiotto

Papà in licenza prolungata

Mendrisio fa un altro passo avanti: il Municipio porta il congedo paternità a 20 giorni pagati. Firmato il messaggio (che sposa la mozione), ora tocca al legislativo

(foto T-Press)
16 febbraio 2019
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Mendrisio ce la sta mettendo tutta per diventare una Città dalle pari opportunità. Dopo essersi rimboccato le maniche per tradurre in realtà il bilancio di genere all’interno dell’amministrazione comunale (come anticipato da ‘laRegione’ del 31 gennaio), il capoluogo si prepara a dare un’altra spallata a pregiudizi e resistenze. Giusto martedì il Municipio ha, infatti, fatto sua la proposta messa sul tavolo il marzo scorso con una mozione interpartitica (prima firmataria Françoise Gehring di Insieme a Sinistra). I neo papà alle dipendenze del Comune avranno (nelle intenzioni, per ora, dell’esecutivo) la possibilità di staccare un congedo paternità di 20 giorni. Ovvero il doppio di quanto viene concesso attualmente. Ci si accinge, quindi, a rivedere di nuovo l’articolo 50 (punto d) del Regolamento organico dei dipendenti. La prima volta si era voltato pagina nel 2010, quando al seguito di un’altra mozione (firmata dall’allora consigliere comunale, oggi municipale, Marco Romano) si era portato il permesso da 2 a 10 giorni. Come allora, toccherà al prossimo Consiglio comunale sottoscrivere questo ulteriore passo avanti. Per aprire la strada a una politica familiare sempre più in sintonia con la contemporaneità, hanno fatto quadrato quattro gruppi – Insieme a Sinistra, Verdi, Ppd e Plr – e tredici consiglieri: tutti determinati a introdurre una agevolazione anche per i neo papà dopo la nascita o l’adozione di un figlio. In realtà, approdata davanti alla Commissione delle petizioni, l’iniziativa non ha fatto l’unanimità. Saranno due, in effetti, i rapporti che accompagneranno il messaggio municipale prossimo alla pubblicazione. A fare la differenza fra maggioranza e minoranza, per finire, non una questione di genere bensì di finanze: da una parte chi è pronto a prevedere un congedo pagato in toto, dall’altra chi suggerisce di retribuire solo la metà dei 20 giorni previsti. Come detto, il Municipio ha scelto la via indicata dai mozionanti e dalla maggioranza dei commissari. Il segnale lanciato al legislativo, ma soprattutto alla popolazione è quanto mai chiaro. E se sul piano sociale si fa cadere del tutto quello che, solo qualche anno fa, era ancora un tabù, su quello dei bilanci a rassicurare sono gli stessi promotori; i quali, presa la calcolatrice, hanno stimato in circa 26mila franchi l’anno l’impatto della nuova misura. Come dire, che lo sforzo risulta essere sostenibile. La strada, insomma, sembra spianata.

Un distretto all’avanguardia

Nel Mendrisiotto, d’altro canto, in questi anni la sensibilità verso la parità di genere è cresciuta. E per una volta la tendenza si mostra in linea con l’andamento sul piano nazionale. A rompere gli indugi e a compiere un deciso balzo in avanti verso un congedo paternità degno di questo nome era stato, nel 2017, il Comune di Castel San Pietro con quattro settimane. Poi nell’ottobre del 2018 Stabio aveva suggellato con il via libera consiliare un cambio di passo nel segno delle pari opportunità genitoriali: 20 giorni di permesso ai neo papà – erano 5 – e due settimane in più – passando da 16 a 18 – per le mamme. Non solo, i padri potranno altresì chiedere di dedicarsi alla prole per un periodo (non continuativo) fino a un massimo di 12 mesi (qui non retribuiti). In Svizzera, in effetti, si sta muovendo qualcosa. Travail.Suisse, che tiene d’occhio da vicino la situazione sul fronte del congedo paternità, l’anno scorso ha rilevato un evidente miglioramento delle condizioni applicate nel settore pubblico come nel privato. Una ‘licenza’ fra i 5 e i 10 giorni, ribadisce in uno studio, è divenuta la regola nell’impiego pubblico. Anche se, annota, le grandi città del Paese si mostrano un po’ più generose delle amministrazioni cantonali (in Ticino vigono i 10 giorni di congedo). La volontà, in ogni caso, va nel senso di ritoccare la durata del permesso (riconosciuto in busta paga) verso l’alto, superando anche i 10 giorni.

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