Mendrisio

Mezzo secolo sulle barricate della politica

Giancarlo Nava, uomo di scuola e di Sinistra, si racconta. Dal suo debutto nel '68 da consigliere comunale all'esperienza di Belticino

(foto Ti-Press)
15 febbraio 2019
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Tutto casa, scuola e politica. Con, in aggiunta, un trasporto per le colonie (frequentate fin da bambino) e le danze etniche (una passione adulta). Volendo fargli un ritratto, Giancarlo Nava lo si potrebbe definire così. L’impegno istituzionale, però, gli ha cambiato la vita: mezzo secolo fra scranni municipali e aule consiliari, trascorso per intero a... Sinistra, anche con ruoli di responsabilità nel Ps distrettuale. Il suo, insomma, è un curriculum notevole. Una ‘carriera’ che si è chiusa di recente a Mendrisio, fra i banchi del legislativo. «Sia chiaro, ho dato le dimissioni, non ho lasciato l’attivismo politico. Vado avanti come prima, più di prima». Per essere chiari: dalla cittadinanza attiva, fa capire, non ci si dimette. Mai.

La passione, quella, non si è spenta?

Semplicemente, arrivato al cinquantesimo mi sono chiesto: è giusto dire, a parole, largo ai giovani e alle donne e poi restare sempre lì (sorride, ndr)? Infatti, sono contento di aver lasciato il posto a una donna (Marion Bernardi, ndr). Se ora mi butto (ancora) a capofitto in una campagna elettorale, lo faccio proprio per sostenere donne e giovani. Ce n’è bisogno.

Allora in questi 50 anni è valsa la pena spendersi per la politica?

Certo. Ne è valsa la pena. E non mi pento di nulla. Ho fatto una lunga ‘carriera’ nelle istituzioni, sempre con passione. Non dico divertendomi, non sempre. Ma con entusiasmo.

In Ticino cosa si è perso e cosa si è guadagnato in questo scorcio di lotte politiche?

Quando ho cominciato, prima in Consiglio comunale poi in Municipio a Coldrerio (ero attivo nella sezione del Ps), c’era molta più partecipazione (e anche passione). Nell’arco degli anni, partecipazione e passione si sono un po’ spente. Ammiro sempre chi invita a partecipare di più, a interessarsi e a non lasciarsi prendere dalle notizie che girano, impegnandosi a far passare questo discorso. E qui penso ad Andrea Ghiringhelli: nei suoi scritti si avverte il dovere di ricordare il passato, ma pure l’indignazione per ciò che succede oggi. Quindi, sì, nell’arco del tempo si sono perse passione e voglia di partecipare.

Come dire che è scemato l’interesse nel cittadino per la cosa pubblica?

C’è un interesse dell’ultimo minuto. Il cittadino si interessa poco dei vari temi, non va ad approfondire, a trovare i nessi storici. E questo mi preoccupa un po’.

Una politica, insomma, di superficie.

Conta chi grida e si manifesta di più, e all’ultimo momento. E sempre meno chi studia e analizza a fondo i problemi. Auspicherei, invece, che si tornasse al ‘vecchio’ modo di fare politica.

Lei Nava, di sicuro, è andato invece al fondo delle vicende politiche. Lanciandosi anche in alcune avventure. Mi riferisco all’associazione ‘Belticino’, manifesto contraltare alla Lega dei ticinesi.

È stato uno dei momenti più esaltanti. Che è durato dal 2011 a oggi: con il 2019 abbiamo deciso di sciogliere il gruppo (e cancellare il sito, ndr). Ciascuno di noi è andato per la sua strada. È stata, però, un’esperienza, ripeto, esaltante. Siamo riusciti a coinvolgere un sacco di persone – a un certo punto sul sito si contavano migliaia di contatti, che reagivano, rispondevano e ci spronavano ad andare avanti – sul valore dell’etica in politica. Credo si possa dire che siamo riusciti a sollevare con successo il problema e abbiamo combattuto gli eccessi. Perché in politica è giusto essere di parere diverso, ma ci vuole un’etica. Personalmente è stato un gran momento. Anche se in quel periodo ho ricevuto parecchie lettere minatorie, con minacce di morte. Sono arrivato a sporgere denuncia.

Cosa è successo?

Un bel giorno ho ricevuto (come altri) la ‘mia’ pallottola. Mi recapitano una busta; avevo capito che conteneva qualcosa di strano: la apro ed eccole lì, pallottola e condanna a morte. A quel punto ho deciso di rivolgermi alla polizia, che si è dimostrata molto disponibile. Mi hanno dato anche dei consigli, come guardarsi le spalle (sorride ancora, ndr). Partita la denuncia, poco dopo l’incarto è stato chiuso.

Il vostro grande antagonista era Giuliano Bignasca, il ‘padre’ della Lega. Con il quale si arrivò a uno scontro duro: nel maggio 2012 avete lanciato una petizione per destituirlo. Come andò?

Era per i suoi modi di fare. In lui c’era un lato più umano e sociale (che ho conosciuto attraverso amici e conoscenti) e un lato dissacratorio, pericoloso. In quegli anni c’erano personaggi, noti, che la domenica avevano quasi il timore di sfogliare il ‘Mattino’ per l’ansia di trovare qualcosa su di loro; e dicevano bugie ai loro cari. Da lì la petizione: eravamo convinti che il danno non fosse tanto ai politici, abituati, ma alla cerchia familiare.

Ha mai avuto modo di avere un confronto di idee diretto con Bignasca?

C’è stata un’occasione, ma è andata male. La trasmissione Rsi ‘Falò’ mandò in onda un servizio, che descriveva bene la situazione della Lega. E in studio avremmo dovuto esserci Bignasca ed io. Durante la settimana aveva accettato l’invito, poi all’ultimo momento si ritirò.

È più il Ticino che ha cambiato la Lega o la Lega che ha cambiato il Ticino e la politica?

Noi abbiamo fatto la nostra parte e qualcosa (forse) abbiamo ottenuto, qualche coscienza l’abbiamo risvegliata. Temo, però, che sia la Lega ad aver cambiato il Ticino. È stata capace, con il giornale domenicale, i suoi atteggiamenti, il modo di fare politica, di modificare la vita politica ticinese. Che è peggiorata. Pensiamo al linguaggio, al quale gli altri si sono un po’ adeguati.

Del resto, è durata oltre 20 anni ed è entrata in governo.

L’unico vero ‘successore’ di Bignasca, in questo, oggi è alla direzione del ‘Mattino’, e continua su quel solco, pur stando molto attento alle parole e usando tecniche molto sofisticate.

Poi c’è un volto più ministeriale.

Che ho l’impressione stia prendendo il sopravvento. Non a caso non vedo più tutto questo entusiasmo verso il domenicale.

Passiamo al lato opposto dell’arco politico. Qui si innesta l’esperienza del Forum alternativo, nato nel 2013 per ridare forza alla Sinistra. Ci si è riusciti?

Ne ho fatto parte per più di un anno. E lo scopo iniziale del Forum mi piaceva (e mi piace) molto. Ovvero mi piaceva l’idea di unificare la Sinistra, facendo in modo, se non di creare un partito unico, per lo meno di federarla. Mi è piaciuto meno quando il Forum si è messo in mente di partecipare alle elezioni (che non mi pare una buona idea). Certo federare la Sinistra vuol dire essere ben coscienti di quello che si è, anche con forza, e di quello che sono gli altri, andando alla ricerca di ciò che unisce e non di ciò che divide. Invece, mi spiace constatarlo, ma la Sinistra cerca ciò che divide. Infatti, è quella che è: ognuno va per la sua strada.

Quindi non si è riusciti in quell’intento iniziale?

No, non ci si è riusciti. In realtà, il Forum da subito non ha saputo entrare bene in contatto con le varie componenti. Ho sempre avuto l’impressione che ci fossero delle reticenze verso gli interlocutori. Invece, bisognava mettersi a tavolino ed elencare le cose che ci uniscono, e lavorare per quelle. Lasciando da parte le divisioni. Oggi se si trovano tre di Sinistra al bar, litigano. Dovremmo imparare dalla Destra, capace di unirsi, nonostante i problemi (e ne ha anche lei).

E ora si rischia di pagarne lo scotto.

A livello cantonale questa disunione sarà un disastro. A livello federale c’è la possibilità di congiungere le liste, magari con i Verdi.

E a livello comunale?

Prendiamo Mendrisio, lì si è riusciti a costituire un polo di Sinistra unito (Insieme a Sinistra, ndr), che comprende tutte le forze (inclusi indipendenti e Pirati, addirittura). Potrebbe essere un esempio da moltiplicare. Quale sarà il futuro? Non riesco a immaginarlo: troppo complesso.

Lei si è buttato in politica nel ’68, tempi rivoluzionari. C’è qualcosa per cui oggi farebbe la... rivoluzione?

Più che la rivoluzione oggi starei volentieri in compagnia di persone che si indignano per ciò che succede. Costituirei un club di indignati. Perché bisogna farlo pubblicamente. E non è detto che succeda.

In questi anni, però, la politica è passata dalla piazza alla rete dei social. È un bene o un male?

Per ragioni professionali, mi sono adeguato all’evoluzione tecnologica, e non la rifiuto. Però tornerei anche alla piazza: quando ci vuole ci vuole. E non necessariamente per manifestare pro o contro qualcosa, ma per difendere la natura, ad esempio. Nel Mendrisiotto abbiamo aperti vari problemi (il comparto Valera, il Laveggio): e qui occorre andare sul terreno, vedere come stanno le cose. In questo senso mi sento molto ambientalista e credo nei movimenti di cittadini ora in campo: vado più volentieri alle loro assemblee che a certe riunioni inconcludenti di partito. Un moto popolare che ritrovo con piacere anche a favore dei migranti.

Ha vissuto due progetti aggregativi: uno fallito (Stabio-Ligornetto), uno riuscito (Ligornetto-Mendrisio). Il Cantone immagina un Comune unico per il Distretto: si farà?

Credo in questo traguardo finale. Io mi sento del Mendrisiotto. E sono contro i campanilismi. La sanità, la socialità, il traffico, l’ambiente non sono problemi di campanile. Non so quando (magari ci vorrà una generazione), ma si farà.

Una curiosità: meglio il ruolo da municipale o da consigliere comunale?

Sono diversi, ma entrambi interessanti. Il primo approccio al Municipio di Coldrerio è stato un po’ strano. Quando sono entrato ero nelle file del Psa (Partito socialista autonomo), era il ’72. Ho collaborato bene con i colleghi, sindaco era Antonio Bianchi, ma non ho ricevuto nessun dicastero. All’epoca era normale: eri all’opposizione, non ti assegnavano alcun incarico. È stata un’avventura. Invece, gli 8 anni a Ligornetto sono stati molto interessanti. Ho avuto la fortuna di inaugurare Casa Pessina, animare la vita culturale, e ciò mi ha messo in contatto con un mondo (quello degli artisti) che non conoscevo. Andando poi in pensione anticipata dalla scuola, dal 2003 al 2008 ho potuto fare il municipale a tempo pieno.

Previsioni sulle prossime elezioni?

La prima è una grande astensione, la seconda un grande uso della lista senza intestazione: qui credo di andare sul sicuro. Sui partiti? C’è paura a Sinistra ed euforia a Destra. Difficile pronunciarsi.

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