Mendrisiotto

Il FoxTown bis e il patto per l’autosilo

Fra Mendrisio e la ‘Volpe‘ c’è una convenzione che condiziona l’ampliamento dei negozi. L’Ata contesta il progetto e si appella al Cantone

(foto Ti-Press)
30 gennaio 2019
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Un autosilo pubblico a due passi dalla fermata Tilo di Mendrisio San Martino in cambio di altre superfici commerciali (a conti fatti 30 negozi in più) sotto le insegne della Volpe. Volendo andare al sodo dell’operazione, subito ribattezzata ‘FoxTown bis’, la si potrebbe riassumere così. In effetti, il Municipio di Mendrisio ha condizionato, “inderogabilmente”, la creazione del nuovo centro commerciale – mutazione parziale del Centro San Martino –, quindi la licenza edilizia staccata il novembre scorso, al varo del parcheggio coperto da 613 posti auto, 150 dei quali (almeno) in modalità ‘park&rail’. Tant’è che anche fisicamente, nei piani, a collegare i due edifici (peraltro “gemelli”) ci sarà una passerella metallica. Ma quel vincolo non è riuscito, comunque, a far dormire sonni tranquilli all’Ata, l’Associazione traffico e ambiente. Associazione che ha impugnato il permesso e in dicembre si è appellata al Consiglio di Stato. Anche perché il nullaosta per trasformare magazzini in superfici di vendita c’è, ma ancora non vi è traccia del cantiere dell’autosilo, che la stessa Tarchini Foxtown Sa si è impegnata a pagare di tasca propria.
Il patto stretto fra la Città e il gran patron della ‘Volpe’ (Silvio Tarchini), infatti, prevede l’inizio lavori entro l’11 marzo 2019. Sta di fatto che, se l’autorizzazione ad ampliare gli spazi commerciali non diverrà effettiva (nei tempi previsti), l’accordo decadrà. La conseguenza? Tarchini potrà avviare una procedura di espropriazione materiale dei terreni destinati a far posto all’autosilo, passando il testimone, il compito e l’investimento al Comune. E Mendrisio si ritroverà con un problema in più da risolvere. D’altra parte, la pianificazione che disciplina gli interventi nel comparto di San Martino parla chiaro: saranno ammesse altre attività commerciali e grandi generatori di traffico solo una volta ultimate le opere viarie e del traffico programmate; e con la riorganizzazione dello svincolo autostradale e il collegamento con Penate, figura pure il parcheggio coperto. Struttura per la quale l’esecutivo ha concesso la licenza nel novembre del 2015. Di sicuro si tratta di uno snodo cruciale. Lo evidenziano pure i Servizi generali del Dipartimento del territorio nel concedere il loro preavviso (positivo ma vincolato): “per ammettere il cambio di destinazione e iniziare i relativi lavori occorre assicurare in ogni caso che tutte le opere infrastrutturali (autosilo, incluso, ndr) siano realizzate e messe in esercizio”.

Per Ata, però, a motivare le censure bastano il carico di traffico, dunque ambientale, che questa appendice del ‘factory store’ porta con sé. In fondo, fa notare nel ricorso, si inserisce in “un contesto già di per sé molto problematico dal profilo viario e della qualità dell’aria, in cui sono misurati i superamenti tra i più alti in Svizzera dei limiti per le polveri fini e altri inquinanti”. In sostanza, fare il bis, ribadisce l’Associazione, “non potrà che aggravare la già delicata situazione viaria della regione, che non necessita dell’aggiunta di un ulteriore centro commerciale”. E poi ci sono dei numeri (o meglio dei parametri) che all’Ata non tornano. Nel ricorso si fa riferimento esplicito al calcolo dei movimenti quotidiani – che non è chiaro se superino o meno la soglia dei 20mila veicoli al giorno fissata per questa zona – e al contingente di 2’450 posteggi pubblici e privati ad uso pubblico già previsto. Tetto massimo, quest’ultimo, che a giudizio dell’Associazione sarebbe già stato oltrepassato. Anche sulle misure di mobilità ancorate alla convenzione fra Comune e Tarchini si ha qualcosa da ridire. Nei fatti, si rilancia ancora nel ricorso, traducono “semplicemente la posa di display elettronici per informare sui posteggi liberi all’interno dell’autosilo”, ma non riguarda invece «il monitoraggio dei movimenti veicolari effettivi nella fase di esercizio del nuovo centro commerciale e del comparto FoxTown più in generale”.

Come dire che l’impegno chiesto alla proprietà a “non incrementare i posteggi attualmente disponibili per i dipendenti delle proprie strutture”, se non entro le norme, e a dismettere i 58 posti auto oggi occupati su un terreno comunale, alla fine non rappresenta una contropartita sufficiente.

‘Basta ampliare grandi generatori di traffico’

Più traffico sulle strade e più smog nei polmoni di chi abita nel Mendrisiotto. Basta questo all’Ata e al suo presidente, Bruno Storni, per mettersi di traverso a un FoxTown bis. «Non dimentichiamo – ci dice – che questa è la regione dove si superano regolarmente i limiti dell’Ordinanza contro l’inquinamento atmosferico e dove la rete stradale è al collasso (prendiamo l’autostrada). Del resto, in Svizzera ogni anno abbiamo 3’500 decessi a causa della pessima qualità dell’aria; e il problema è lungi dall’essere risolto. Il Mendrisiotto, poi, è la regione più inquinata della Svizzera e più trafficata del cantone». I nullaosta staccati sin qui alla conversione del Centro San Martino non intimoriscono Storni. Semmai a preoccupare è che possa essere solo un nuovo inizio. «Prendiamo l’insediamento della Hornbach a Riazzino – richiama –: è stato bocciato dal Tribunale federale proprio perché, pur essendo in un comparto classificato per grandi generatori di traffico, l’arrivo di un centro commerciale non era compatibile con la rete stradale e il carico ambientale». A Mendrisio, poi, c’è un altro aspetto, da non sottovalutare per il presidente dell’Ata. «Non si capisce perché insediare nuove superfici di vendita in uno stabile industriale, quando da una parte in Ticino mancherebbero zone industriali e dall’altra chiudono i commerci nei centri storici a causa dei grandi centri in periferia con posteggi gratuiti. Non possiamo più continuare ad ampliare grandi generatori di traffico mischiati a zone industriali periferiche». Tanto più che nel capoluogo le mappe parlano da sole. Lo sa bene Ivo Durisch, dei ‘Cittadini per il territorio’, che conosce a fondo progetto e storia di San Martino. «Le basi pianificatorie sono chiare. Al di là del nodo dell’autosilo, che non deve essere una merce di scambio – scandisce –, vi sono criticità legate alla licenza edilizia. Criticità, a nostro parere, da ricondurre alla non conformità delle superfici di vendita e al fatto che nella zona vi è già una concentrazione di spazi commerciali troppo alta. E questo sia per i generatori di traffico che per l’Ordinanza sulla protezione degli incidenti rilevanti. Servirebbe un esame di impatto ambientale sull’intero comparto».

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