Mendrisiotto

È morto Mario Ferrari

Già deputato, consigliere comunale a Mendrisio e presidente di Slow Food in Tcino, avrebbe compiuto a breve 72 anni. La notizia ha colpito e rattristato

Mario Ferrari (foto Ti-Press)
14 ottobre 2018
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La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno in una placida domenica mattina d'autunno: Mario Ferrari non c'è più. È morto nelle prime ore della giornata e in modo repentino: il prossimo 29 ottobre avrebbe compiuto 72 anni. Il passaparola è corso veloce e ha colpito e rattristato le molte persone, della politica e no, che lo conoscevano. Socialista militante, Mario Ferrari ha attraversato oltre quattro decenni della vita di questo cantone non risparmiando il suo impegno. Sindacalista, ha diretto per 18 anni la Fondazione Diamante, sino al 2010, e ha frequentato la politica istituzionale sui banchi del Gran Consiglio e, ancora oggi, su quelli del Consiglio comunale di Mendrisio. È stato, infatti, deputato in parlamento dal 1983 al 1987 e poi dal 1988 al 2007, dapprima (tra l'83 e il '95) per il Partito socialista autonomo, poi per il Ps, rivestendo anche la carica di presidente. In cima ai suoi pensieri, però, c'erano soprattutto l'impegno sociale e l'amore per il territorio, al quale aveva dato corpo fondando, con Tita Carloni, Ivo Durisch e Grazia Bianchi, i 'Cittadini per il territorio' e che ora poteva esprimere pure attraverso la guida di Slow Food Ticino.

«Oggi è una giornata triste: ci sentiamo un po' orfani di Mario», ci ha detto Françoise Gehring, capogruppo di Insieme a Sinistra a Mendrisio, ancora sotto shock per la notizia. «Come pochi politici sapeva avere delle visioni e condividerle, al di là degli steccati di partito. Un vulcano di idee, aveva la capacità di intrecciare varie tematiche e di leggere il territorio con lungimiranza». Tante le proposte portate anche all'attenzione della Città di Mendrisio. Una su tutte: la promozione dell'impresa sociale, alla quale credeva e che aveva messo in pratica alla Fondazione Diamante.

In una intervista rilasciata nel 2010 a una pubblicazione della Supsi, 'apertamente', a una domanda sui problemi e le opportunità del futuro aveva richiamato l'esigenza di “porre al centro il 'cittadino-utente', portatore di diritti e di doveri, che interpella la realtà, che si fa spazio cercando riconoscimento e dignità”.

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