Mendrisiotto

Pasture, R-Esistiamo: 'Vergogna!"

Il collettivo prende posizione e critica autorità e forze dell'ordine per quanto capitato durante la serata pubblica di Balerna.

Ti-Press
8 ottobre 2018
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"Mentre uno a uno ci si alzava per esprimere il pensiero del proprio dissenso, l’ordine che veniva impartito alle forze di polizia, (come nelle migliori dittature di questo mondo) è stato portare via in malo modo giornalisti che stavano riprendendo l’accaduto, ordinare alla televisione svizzera di non riprendere e portare via con la forza e la violenza le persone che si alzavano per manifestare la loro idea". In una nota diramata stamane Il collettivo R-Esistiamo torna su quanto capitato Il 25 settembre al Palapenz, dove Cantone e Confederazione hanno organizzato una serata informativa sul nuovo centro federale per richiedenti asilo, che troverà la sua collocazione nella zona Pasture dei comuni di Balerna, Novazzano, Chiasso.

Un collettivo che protesta e denuncia il fatto che, ad esempio "ad una ragazza sono stati tirati i capelli, le è stato dato un calcio ed è stata portata fuori a testa in giù da numerosi poliziotti, incuranti del fatto che la gonna le si era abbassata e sempre e solo perché si era alzata per manifestare il proprio pensiero". E, senza mezzi termini, afferma che le autorità dovrebbero vergognarsi. 

Un gruppo di cittadini sensibili alla tematica migratoria, in particolare all’ingiustizia della politica migratoria Svizzera, continua la nota stampa diffusa dal Collettivo che aveva deciso di partecipare per dare voce a chi il dissenso, non può esprimerlo perché “ricattato”  sull’ottenimento di un permesso, perché segregato in un bunker o in centri di cd. accoglienza, che somigliano invece molto più a luoghi di detenzione. 

R-Esistiamo ricorda come è entrato in contatto da mesi con questa realtà, attraverso momenti di aggregazione e solidarietà, come merende e tornei di calcio, in cui è stato possibile conoscere e scambiare racconti e storie di vita drammatiche, non si poteva più stare in silenzio: "I ricatti e le minacce cui sono state sottoposte le persone che hanno aderito alle nostre iniziative e alle nostre proteste, ci hanno spronato ancora di più a portare avanti la lotta e le idee contro la discriminazione e il razzismo". 

In un paese democratico, prosegue la nota "l’espressione del proprio pensiero e delle proprie opinioni è un diritto garantito, per tutti. Forti di questo, la sera del 25 settembre, ad uno ad uno ci si è alzati in piedi (stand up for your rights) per esprimere un pensiero su ciò che realmente è la politica migratoria svizzera, su ciò che realmente è vivere come richiedente asilo in un paese segregazionista e razzista, che millanta integrazione, ma costruisce veri e propri centri di detenzione, con filo spinato, perquisizioni, controllo continuo con aumento dei poteri di polizia e agenzie di cosiddetta sicurezza, come se ci si dovesse difendere da un’invasione nemica, anziché accogliere chi scappa da dittature, da guerre, dalla fame". 

Il collettivo ribadisce che "si stavano esprimendo opinioni. Nessuno di questo gruppo ha usato violenza Ma ognuno di noi “ha dato fastidio. Ha detto la verità”. Il fastidio di sentirsi sbattere in faccia la falsità di ciò che si stava presentando: non un centro di accoglienza, ma un centro di segregazione e di detenzione. E mentre durante la serata, prendeva spazio il vero tema “la sicurezza (?!)” i cittadini che esprimevano con il loro pensiero il dissenso venivano attaccati con la violenza fisica (non verbale), non solo da altri cittadini, ma anche da chi di questa millantata sicurezza dovrebbe esserne garante: le forze di polizia".

Il tutto sotto gli occhi di benpensanti giuristi, avvocati o persone che fanno della cosiddetta accoglienza la loro vita e dei nostri politici, Norman Gobbi e Paolo Beltraminelli. E così è stato possibile, che mentre una ragazza si alzava per contestare la politica razzista della Svizzera, un municipale di Coldrerio, signor Franco Crivelli si è permesso di alzarsi, passare alle vie di fatto contro la ragazza e restare impunito all’interno del Palapenz, mentre la ragazza veniva portata fuori dai solerti poliziotti, che dovevano mantenere la “sicurezza”?   

Il moderatore della serata, Luigi Pedrazzini, di fronte a tutto ciò, rivolgendosi alle persone che stavano esprimendo il loro pensiero ha avuto il coraggio di affermare: questa non è democrazia, si qualificano con le loro azioni.

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