Mendrisiotto

Stabio e il suo patrimonio... dismesso

Con un'interpellanza al Municipio, il Plr chiede di effettuare un censimento degli immobili e delle aree in disuso

Ti-Press
6 ottobre 2018
|

Sul territorio del Mendrisiotto (come su quello cantonale) c’è un patrimonio inaspettato. È quello degli edifici dismessi. Nel distretto solo nel comparto industriale si parlava una decina di anni orsono di un potenziale di 346 stabili e 225 fondi per una superficie globale di oltre 2,2 milioni di metri quadri. I dati raccolti nel 2007 dallo studio commissionato all’‘Institute for the Contemporary Urban Project’ (i.CUP) dell’Accademia di architettura di Mendrisio sono ancora oggi eloquenti. Nelle classifiche emergeva, del resto, come il comune di Stabio fosse in posizione dominante per estensione di territorio occupato da costruzioni che potrebbero entrare in linea di conto con 182mila metri quadrati. Un primato che non è passato inosservato agli occhi della politica di casa: il paese di confine, in effetti, è iscritto tra i Poli di sviluppo economico. Una tale realtà va, però, gestita, anche da parte dell’ente pubblico. Ecco che per voce del gruppo Plr si sono fatti strada alcuni interrogativi nel segno della necessità di perseguire uno sviluppo sostenibile. Così come indicano Confederazione e Cantone, tra i temi in cima all’agenda degli amministratori locali c’è pure quello del riuso di strutture e spazi in disuso o sottoutilizzati. La domanda iniziale, quindi, per Evaristo Reggi, capogruppo Plr a Stabio, e i colleghi di partito in Consiglio comunale è una sola: è stato effettuato un censimento degli immobili e delle aree in disarmo? “Gli edifici e le aree dismesse – si fa notare in una interpellanza – costituiscono opportunità straordinarie nell’ottica dello sviluppo urbano sostenibile, della crescita centripeta degli agglomerati e della densificazione qualitativa”. Secondo il Plr, dunque, “una lettura territoriale e socioeconomica del nostro comune va assolutamente fatta, illustrando i fenomeni e le tendenze recenti e formulando indirizzi e misure per una rinnovata strategia, sia dal profilo territoriale, sia in termini di sviluppo economico, tenendo conto dei cambiamenti intercorsi anche dal profilo giuridico”. Emerge, insomma, la convinzione che oltre a una conta di ciò che oggi si trova a disposizione a Stabio, sarebbe utile una riflessione – o meglio “un workshop” – con i principali proprietari fondiari, proprio per “capire le loro intenzioni”. Di conseguenza, si chiede rivolti al Municipio, “è stato avviato uno studio per il possibile recupero degli edifici dismessi presenti sul territorio comunale”?

Ci si domanda altresì se il dicastero competente abbia “valutato la realizzazione di una piattaforma web virtuale e pubblica nella quale poter consultare il maggior numero di edifici dismessi e/o inutilizzati, con tanto di documentazione visiva degli edifici di maggior rilievo”. Assodato che secondo il Plr “per la città contemporanea le potenzialità legate al riuso di aree e di edifici industriali e abitativi dismessi risultano essere strategicamente significative”, per poter agire servono delle risorse. Di conseguenza, si sollecita, quali sono gli “incentivi pianificatori” che potrebbero favorire il recupero di questo patrimonio (costruito e no)? Poi il gruppo guidato da Evaristo Reggi punta ai Poli di sviluppo, destinatari peraltro di “importanti sussidi infrastrutturali”. Essere riconosciuti come tali, ricordano i liberaliradicali, significa poter mettere in campo una strategia “lungimirante”: l’esecutivo “che passi intende effettuare”? Ma soprattutto: “Questo posizionamento strategico potrebbe permettere di valorizzare determinati punti attualmente compromessi?”.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE