Mendrisiotto

Rancate, sulle sorgenti non un metro in meno

Su Caressaa il Consiglio di Stato dà ragione al legislativo di Mendrisio. Respinto il ricorso della Raiffeisen: chiedeva di modificare le zone di protezione

L'area dell'ex villa Gerosa (foto Ti-Press)
6 ottobre 2018
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La protezione delle sorgenti Caressaa a Rancate non verrà allentata. Come aveva votato, a maggioranza, il Consiglio comunale di Mendrisio il novembre scorso, la zona non edificabile non sarà ristretta. Allora il segnale era stato forte e chiaro, tanto da andare controcorrente (rispetto al Municipio). E oggi a ridare vigore a quella scelta c’è anche una decisione del Consiglio di Stato (CdS). Il ricorso depositato a inizio anno dalla banca Raiffeisen Mendrisio e Valle di Muggio, proprietaria di un terreno in zona – l’ex villa Gerosa –, non è riuscito a ribaltare le posizioni. Nei giorni scorsi il Cantone ha dato, infatti, ragione al legislativo della Città: a suo dire si è pronunciato con cognizione di causa e nei limiti delle sue competenze. In altre parole non si è verificato alcun arbitrio. A questo punto la Raiffeisen, se lo vorrà, tempo un mese potrà portare il caso davanti al Tribunale cantonale amministrativo. L’istituto di credito era pronto a contestare la risoluzione consiliare e determinato a perorare la sua causa, chiedendo di annullare la votazione e dare così via libera alla modifica del limite delle zone di protezione – in questo caso S2 –, in forza di una perizia e del diritto federale. Insomma, agli occhi della banca, che nel maggio del 2014 aveva acquistato all’asta la proprietà per 12,4 milioni, il legislativo non solo non ha approfondito il dossier, ma ha usato due pesi e due misure. Sullo sfondo la revisione accordata al Paolaccio, a Somazzo. Queste argomentazioni, però, non hanno fatto breccia nell’autorità cantonale, che non è entrata nel merito del perimetro della salvaguardia della falda in quell’area di Rancate.

Alla lente del governo è passata, semmai, la procedura a cui è tenuto un Consiglio comunale. E qui non sono emerse sbavature. Anzi, spiega il CdS, l’aula consiliare si è espressa “con la necessaria conoscenza di causa”, grazie a un messaggio municipale “sufficientemente completo e dettagliato”, un esame commissionale (delle Petizioni) “approfondito” e soprattutto un dibattito plenario esauriente. Del resto, il legislativo di un Comune ha una autonomia tale, richiama il governo, da permettergli di dare voce a dubbi e perplessità, sfociati poi nella bocciatura della proposta avanzata dall’esecutivo e attesa dalla banca. Istituto che nel febbraio del 2014 aveva sollecitato proprio la verifica del perimetro della zona di protezione S2. Quegli stessi dubbi e perplessità, esplicita ancora il Cantone, “che non hanno permesso alla maggioranza dei consiglieri comunali di maturare un convincimento tale da giustificare l’accoglimento della richiesta di modifica contenuta nel messaggio”. D’altro canto, la stessa Sezione per la protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo, pur avallando la revisione – che interessava anche il terreno dell’istituto bancario e che poi è approdata sui banchi consiliari –, aveva invitato alla cautela, in particolare a fronte di una modifica fisica dell’appezzamento. Quanto alla presunta disparità di trattamento reclamata dalla Raiffeisen?

Per il Cantone non c’è stata. L’incarto di Caressaa e quello del Paolaccio, motiva nella sua decisione, vanno distinti, “tanto nei contenuti, quanto nelle finalità”; come ha fatto il Consiglio comunale (che nel secondo caso, carte alla mano, non ha avuto esitazioni). Ergo, l’operato dell’organo legislativo “non può quindi essere standardizzato”. Allo stesso modo, rammenta il CdS, sulle zone di protezione non può essere messa in dubbio la prevalenza dell’interesse pubblico; come non si può consentire che “sussista un sia pure lontano pericolo di inquinamento”. E a Rancate è indubbio che abbia avuto la meglio la prudenza.

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