Mendrisiotto

Inerti: il Cantone risponde al bisogno di spazio con Stabio

La tappa 3 della discarica a Cà del Boscat sul tavolo del parlamento. Il Consiglio di Stato pronto a prendere la gestione in proprio dell'impianto

(foto Ti-Press)
13 agosto 2018
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Fare (altro) spazio al materiale da scavo e da demolizione è oggi più che mai un imperativo categorico per il Cantone. La situazione nel Sottoceneri, poi, preoccupa in modo particolare. Ecco perché si conta molto sull’apertura della tappa 3 della discarica di inerti a Stabio. Destinato a essere varato quando Monteggio sarà con tutta probabilità esaurito, il deposito di Cà del Boscat dovrà garantire “il fabbisogno dell’intera regione del Mendrisiotto e buona parte del Sottoceneri” con la sua capacità (“indicativa”) di 850mila metri cubi compatti ‘spalmata’ sull’arco di circa 8 anni. Il Consiglio di Stato lo ha messo nero su bianco nel dossier che accompagna il Piano di utilizzazione cantonale, ovvero la base legale (a livello pianificatorio) che regge il progetto. Un documento che traduce, altresì, un investimento di 3,3 milioni per dare concretezza alle intenzioni. Di questi un milione e 800mila franchi saranno destinati a interventi per mitigare l’impatto ambientale e per il monitoraggio.

Il Cantone gestirà in proprio

In zona Stabio ha già dato il suo contributo in termini di territorio; è indubbio. Le prime due tappe della discarica, infatti, hanno permesso di sistemare circa 650mila metri cubi di scarti da cantiere. Una terza fase, come fa capire l’autorità cantonale, adesso è però la sola risposta possibile, a medio termine, ai bisogni del settore. Del resto, il governo non esita a definire la situazione odierna in Ticino come “critica” sul fronte dello smaltimento dei rifiuti edili. Tanto da aver deciso di prendere in mano, in proprio, le redini della discarica, affidando il compito alla Sezione protezione aria, acqua e suolo (che dovrà poter contare su 3 unità in più). Una scelta strategica, quella presa nel solco della discarica di Magadino-Quartino, che obbliga a una modifica di legge – quella di applicazione della legislazione federale sulla protezione dell’ambiente – e richiede il via libera del parlamento; anche per i 3 millioni necessari ad avviare l’attività.

Per il Cantone questa è la via da imboccare. Anche perché Cà del Boscat si trova in una zona sensibile e al confine con l’Italia. Non a caso proprio le resistenze delle autorità d’oltrefrontiera – da quelle comunali a Roma – hanno portato alla stesura di un Puc bis. Quelle stesse autorità che si attendono (in tal senso hanno già ottenuto la rassicurazione cantonale) di continuare a essere coinvolte, passo dopo passo, nella procedura di avvicinamento alla tappa 3. Una gestione pubblica, motiva, quindi, il Cantone, permetterà alla popolazione di accettare meglio un tale impianto e darà la garanzia di un “esercizio ineccepibile” dal profilo ambientale, tecnico e finanziario. Inoltre, il mercato sarà regolato da “tariffe adeguate”, allontanando il rischio di cartelli o monopoli. Non solo, i proventi – stimati in 1,6 milioni l’anno –, rammenta il CdS, sarebbero a favore dello Stato, generando indirettamente degli introiti. Questo, si sottolinea, restituirebbe nuovo spazio di manovra, in particolare “finanziando i provvedimenti per la riduzione dei rifiuti e per il riciclaggio e i risanamenti dei siti contaminati”. L’argomento economico potrebbe, di fatto, fare breccia nel dibattito parlamentare. Inutile dire che il Cantone si aspetta un riscontro positivo anche dalla cittadinanza e gli enti interessati (sui due lati del confine). Qui una mano la potrà dare la soluzione di limitare, sul posto, l’attività alla selezione del materiale da scavo da depositare (peraltro distante dalle zone sensibili): l’area di riciclaggio, in effetti, è stata “abbandonata”, come ribadisce, una volta di più, l’autorità cantonale. Resta, invece, in sospeso l’ubicazione nel Mendrisiotto di un Centro logistico di importanza cantonale per la gestione integrata dei materiali inerti. Spetterà poi al Rapporto dell’impatto sull’ambiente di seconda fase – che completerà la domanda di costruzione del progetto definitivo – sgombrare il campo dai dubbi, manifestati soprattutto oltrefrontiera, sugli effetti che la discarica avrà sul territorio. Ovvero sulle immissioni atmosferiche e foniche e su eventuali effetti per le acque sotterranee, che il Cantone scongiura sin d’ora tanto per Stabio che per Cantello. Del resto, l’ubicazione, annota il CdS rispondendo alle osservazioni di un cittadino, è frutto di una scelta “ampiamente ponderata”.

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