Mendrisiotto

Il Monte Generoso resterà agricolo

Per evitare la riduzione degli addetti e l’avanzata del bosco servono misure puntuali e investimenti. Il Puc cantonale pronto a dare strumenti e mezzi

(foto Ti-Press)
11 agosto 2018
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Sulle pendici del Monte Generoso gli agricoltori non hanno vita facile, ieri come oggi. Ma resistono. Per il comparto sarebbe, del resto, impossibile rinunciarvi. Senza di loro non solo verrebbe meno un settore importante, quello primario, ma mancherebbe altresì un occhio alla cura del territorio. Ecco perché il Puc, il Piano di utilizzazione cantonale, nella sua nuova stesura è deciso a garantire alla realtà rurale e aziendale presente sulla montagna un ruolo “portante”, anche a vantaggio dello sviluppo economico della regione. Un obiettivo che l’autorità cantonale intende perseguire utilizzando al massimo delle loro possibilità gli strumenti di politica agricola federale e cantonale a disposizione. Tutto per “migliorare le condizioni quadro entro cui sono tenute a operare le aziende agricole” e favorire così la loro imprenditorialità. La pianificazione messa in consultazione di recente prevede di destinare alla realizzazione delle misure previste (globalmente) investimenti stimati in 13 milioni di franchi a carico degli enti pubblici e 10 milioni dei privati per i primi 5 anni. Sulla carta (del Puc) le idee sono chiare, al pari dei provvedimenti. Certo non ci si può nascondere che qualche problema sussiste. Gli addetti del Primario, in effetti, sono diminuiti in modo drastico, pur non venendo meno nel tempo al loro ruolo di ‘tutori’ del paesaggio (culturale e naturale). Senza trascurare il fatto di dover fare i conti con la “costante avanzata del bosco”. Un fenomeno, si osserva nel Piano di utilizzazione cantonale disegnato sull’area del Monte Generoso, visibile in modo particolare nella parte orientale del comparto, delimitata nella zona Armirone-Vetta-Scudellate-San Giovanni di Tur. Quadrilatero, si osserva ancora, dove “si concentrano anche i maggiori contenuti naturalistici, paesaggistici e culturali”. Il punto è che questa tendenza non potrà che acuirsi, si rende attenti nel documento, quando alcuni anziani agricoltori dell’alta Valle di Muggio – “ultimi attori che, ancora nel 2016, hanno praticato la secolare tradizionale transumanza – cesseranno l’attività. In effetti, non si manca di rimarcare, “solo i terreni migliori e meccanizzabili tra quelli lasciati liberi verranno inglobati nelle realtà aziendali già presenti sul territorio”. A livello cantonale, come conferma il rapporto sul Puc, si riconosce al settore primario della regione un certo dinamismo. Ma soprattutto la capacità, nel “limite delle contingenze legate alla natura del territorio e di annose limitazioni d’ordine infrastrutturale e fondiario”, di sapersi assicurare una fonte di reddito “nel rispetto delle peculiarità locali e nel solco della tradizione”. Negli anni non sono mancati iniziative e progetti che, oltre agli agricoltori, hanno visto in campo gli enti locali e l’amministrazione cantonale. Non si nasconde, però, di avere qualche timore per il futuro. Nelle condizioni di produzione attuali, fa emergere il Puc, “il potenziale delle aziende agricole esistenti non appare sufficiente per il raggiungimento di obiettivi generali”, quali la cura del paesaggio, la necessità di contrastare l’abbandono del territorio agricolo anche nelle zone discoste e la valorizzazione del patrimonio proprio a questa regione, in sintonia con gli ambiti naturalistico e forestale. Le mosse chiave proposte dal Piano sono legate, quindi, al “potenziamento del settore agricolo tramite le misure strutturali e di promozione”. Il Cantone prospetta in particolare il riassetto della proprietà fondiaria, la creazione di nuove piste forestali – Roncapiano-Cascina D’Armirone, Roncapiano-Alpe di Sella, Dosso dell’Ora-Sassi/Roncaia –, il miglioramento degli accessi esistenti a vantaggio altresì degli agriturismi, e l’attuazione di opere per l’approvvigionamento idrico ed elettrico. Si avrà un occhio attento pure a coloro che daranno una mano alla salvaguardia delle aree naturalistiche a supporto della biodiversità. Non da ultimo ci saranno fondi utili ad assicurare il recupero di superfici agricole, impedendo l’avanzata del bosco e promuovendo la gestione agricola dei terreni incolti.

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