Delitto di Stabio

'Carcere a vita per Egli'

È la richiesta di pena della procuratrice pubblica Pamela Pedretti (nella foto) per l'assassinio di Nadia Arcudi

Pamela Pedretti ©Ti-Press
17 maggio 2018
|

"Crudeltà e freddezza proprie di un assassino" e accompagnate "non da una piena collaborazione ma da semplici ammissioni". La colpa di Michele Egli "non può essere messa in discussione", secondo la procuratrice pubblica Pamela Pedretti che ha concluso la sua requisitoria per l'assassinio di Nadia Arcudi chiedendo una pena detentiva a vita.

Nel suo lungo intervento, la procuratrice ha più volte evidenziato «una lucidità mentale e freddezza che mettono i brividi» nell’azione di Michele Egli che ha «tolto crudelmente la vita a sua cognata». Pedretti ha ricostruito i tragici istanti che hanno portato alla morte di Nadia Arcudi. «Quello che si sono detti in quella camera e in che modo non lo sapremo mai – ha sostenuto Pedretti –. Egli sostiene che la cognata stesse urlando, accusandolo di non aiutarla per la casa. Ma agli atti non c’è nessun elemento che possa solo far supporre che Nadia fosse alterata». A mente della rappresentante dell’accusa, Egli «non ha colpito d’impeto Nadia: tra la decisione di colpirla e l’azione sono trascorsi istanti. Istanti sufficienti per valutare con quale grosso oggetto colpirla, capire che sulla scrivania non ce n’erano, ricordarsi di avere una bottiglia nello zaino, estrarla e colpirla». Insomma, «voleva essere certo dell’efficacia del suo colpo».
Colpo che ha frantumato la bottiglia e ha ridotto le capacità di reazione della vittima. Sul suo corpo non sono infatti stati trovati segni di difesa. «Quando l’ha vista barcollante verso il letto, stordita e dolorante ha pensato di averla mezza ammazzata e ha continuato. Non ci ha pensato due volte: si è sfilato la sciarpa, l’ha avvolta due volte attorno al collo di Nadia e ha tirato le estremità per 2-3 minuti. Minuti durante i quali poteva fermarsi, ripensarci, smettere di ucciderla. E invece no: ha continuato a fare quanto aveva iniziato a fare».
L’imputato ha successivamente iniziato «il teatrino» culminato con le lacrime versate quando ha saputo, due giorni dopo mentre si trovava in Sicilia per il funerale di un parente, del ritrovamento del corpo di Nadia. Corpo che ha «gettato in una scarpata come fosse immondizia» mentre si recava a cena con moglie, figlia e suocera.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔