Mendrisiotto

Un piatto per tutti grazie a Tavolino Magico

Da inizio aprile, dopo 10 anni, Tavolino Magico a Mendrisio ha cambiato sede e si è trasferito negli spazi della scuola media, dove apre ogni mercoledì

Ti-Press/Crivelli
5 maggio 2018
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Giusto il tempo di traslocare e i volontari di Tavolino Magico sono già pronti a ripartire. Mercoledì dopo mercoledì. La sede è cambiata (come pure il giorno di distribuzione, prima era il martedì), ma lo spirito, quello, è saldo più che mai; e sempre fedele a sé stesso. Anche perché sono sempre di più le persone (magari della porta accanto) a cui serve una mano. Lasciato il Centro cristiano, per anni ‘base operativa’ nel Mendrisiotto assieme alla sede di Chiasso (in via Vela), dal 4 aprile ci si è trasferiti negli spazi della scuola media, lì in via Mola, a Mendrisio. Al viavai degli studenti, per un’ora alla settimana (dalle 16.30 alle 17.30), si sostituisce così la fila ordinata di quanti – giovani, meno giovani e famiglie – qui trovano il modo di mettere pranzo e cena in tavola. Non si fanno differenze: tra chi si affaccia sulla soglia di Tavolino Magico per metà si incrociano cittadini svizzeri, per metà stranieri. Uno dopo l’altro si iscrivono, prendono il loro ‘tombolino’ e aspettano con pazienza l’estrazione del numero capitato in sorte. Le regole, del resto, sono chiare e nessuno le discute. Poi ci pensano i volontari – una ventina in totale, per lo più signore – a mettere a punto i preparativi per la distribuzione e far sì che tutto proceda per il meglio. Sui tavoli, ben allineati, ecco i generi alimentari, peraltro di qualità, scaricati poco prima dai furgoni arrivati dalla piattaforma di Cadenazzo. In scatoloni, casse e contenitori refrigerati si trovano pane, frutta, verdura, ma anche formaggi e carne: tutto quanto occorre per garantire una alimentazione equilibrata anche a chi vive una quotidianità faticosa. E di nuclei famigliari che contano sul mercoledì di Tavolino Magico ce ne sono 45 nel comprensorio. «Diamo ai nostri utenti ciò che la grande distribuzione non riesce a vendere», ci fa notare Eugenio Mena, viceresponsabile del centro del capoluogo. E all’associazione sanno come non sprecare nulla. Anzi, hanno contribuito a innescare un circolo virtuoso. Solo l’anno scorso in Svizzera si è riusciti a recuperare quasi 4mila tonnellate di merce, nella Svizzera italiana 652
tonnellate, altrimenti destinate al macero. A tutto beneficio dei 13 centri di distribuzione e delle 1’747 persone in media la settimana che, grazie all’impegno di 280 volontari, hanno potuto riempire la sporta della spesa. Solo a Mendrisio, d’altra parte, si contano settimanalmente circa 140 ospiti. Chi è di qua si schermisce, della povertà ci si vergogna. Chi viene da
lontano – Siria, Afghanistan, Iran, Sri Lanka, Eritrea, Sudafrica – ne parla con un po’ più di facilità: in genere sono i bambini ad aiutare i genitori con la lingua. C’è però un problema dolente che li accomuna: la mancanza di lavoro. Nessuno racconta volentieri la sua storia. E al centro, ci fa capire Maria Rosa Zana, si fanno le domande necessarie: al centro si è discreti il più possibile. E gli utenti, indirizzati per lo più dalla rete dei servizi sul territorio, lo apprezzano. Come si apprezza il fatto di essere trattati tutti allo stesso modo. D’altro canto, il bisogno non ha colore o nazionalità. E soprattutto davanti alle esigenze di due figli si bada alle cose concrete. Come la donna di origini turche che in Ticino vive da 13 anni: separata, il budget famigliare non basta. Anche perché si è ritrovata a crescere i bambini da sola. «Tavolino Magico ci aiuta tanto», dice con riconoscenza un signore iraniano. Nell’‘altra’ vita faceva l’ingegnere. Oggi a 62anni vorrebbe tanto trovare un’occupazione: «Una qualsiasi. Per me è importante». Anche la dignità è un diritto.

La scuola media ha aperto le porte

Adesso l’aula 5 della scuola media di Mendrisio è un po’ anche di Tavolino Magico. Una breve cerimonia, ieri, ha suggellato il patto. Ogni mercoledì per un’ora si sposteranno i banchi e si farà posto ai generi alimentari che vengono ridistribuiti fra chi, in possesso di una Carta acquisti (concessa dagli enti sociali), bussa alla porta dell’associazione. Come nei dieci anni precedenti al Centro cristiano evangelico, in tasca basta avere un franco (simbolico) per garantirsi quanto basta per la sussistenza settimanale. Soprattutto se si è persone in difficoltà, senza lavoro o con problemi di salute, famiglie numerose – sino a 9 membri – o monoparentali. Sono questi gli utenti che frequentano il centro di distribuzione alimentare diretto da Rita Ragnoli. Aver accolto Tavolino Magico, conferma la direttrice dell’istituto Nicoletta Meroni-Carlovingi Garzoni, rappresenta un’occasione per toccare con mano questa realtà e l’impegno dei volontari. Quei volontari, ribadisce Athos Pedrioli, della Sezione della logistica, senza i quali il servizio sarebbe impossibile. La presenza di Tavolino Magico, del resto, è motivo di orgoglio e vicinanza anche per la Città, come si è manifestato alla direzione di Seo Arigoni e Pele Gutzwiller.

La testimonianza: "Quando sei povero, sei solo”

Daniele (nome di fantasia) non c’era mai venuto a Tavolino Magico. E nemmeno avrebbe mai pensato di averne bisogno, a 35 anni. Lo troviamo, invece, pure lui in fila alla sede di Mendrisio. «Almeno riesco a fare la spesa». All’inizio, ci racconta, è stata la salute a non più sorreggerlo. Così ha dovuto rinunciare al suo lavoro da falegname, per il quale si era formato con passione. A quel punto trovarne un’altra di occupazione è diventata una vera impresa. Prima è stata la disoccupazione, poi l’assistenza (ormai da 3 anni). «Si ha l’impressione di scendere sempre più giù – ci dice –. E si ha il timore di non saper uscire da questa situazione». Ormai ha rinunciato quasi a tutto: l’auto, la tv, una serata in pizzeria. «Nonostante tutto, però, mi ritengo fortunato, perché non ho debiti con nessuno. Il futuro? Resto comunque positivo», risponde accennando un sorriso. Daniele, infatti, ha deciso di non darsi per vinto, continuando a cercare lavoro e una via d’uscita. «Non voglio abbattermi. Voglio pensare sia solo una fase». Le pesa questo stato di cose? «Non è bello. Ti ritrovi a casa da solo. Gli amici li hai finché hai i soldi in tasca, dopo... Non gliene faccio una colpa, ma è la realtà. Il punto è che come me ce ne sono tanti, anche fra i giovani».

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