Mendrisiotto

Il caso della Unipolisi e il mercato degli esclusi

L’arresto dei responsabili della scuola d’alta formazione di Disentis porta direttamente a Chiasso

8 febbraio 2018
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A Chiasso, negli scorsi anni, si era arrivati a contarne addirittura tre. A tal punto che poteva essere definita la cittadina con la densità di università maggiore in rapporto al numero di abitanti. Un record invidiabile che però, con la modifica della legge universitaria del 2014, ha cominciato a perdere valore. Già, perché la questione – tornata a galla a seguito degli arresti avvenuti nei Grigioni (vedi ‘laRegione’ di ieri) – ha fatto emergere i problemi del settore delle scuole di alta formazione. «Dei sette istituti presenti su suolo cantonale, dopo la modifica di legge, ora ne sono rimasti tre» ci spiega Sandro Rusconi, fino al marzo dell’anno scorso a capo della Divisione della cultura e degli studi universitari. E, come detto, non sono mancati neppure gli arresti. Marito e moglie, responsabili dell’Ipus di Chiasso e dell’Unipolisi con sede didattica (ora) a Disentis, sono finiti in manette a dicembre con l’accusa di appropriazione indebita, truffa e amministrazione infedele aggravata. Tra Disentis e Chiasso, la distanza è più vicina di quanto si possa pensare. Unipolisi, infatti, ha avuto sede proprio nella cittadina, al pari della – nel frattempo fallita – Ipus. «Unipolisi – ci dice Rusconi – aveva ricevuto l’autorizzazione. Faceva formazione a distanza per corsi di ingegneristica ed economia aziendale». Poi, la ‘migrazione’ verso il Canton Grigioni, per la sede didattica, e il Vallese per la parte legale, con l’aggiunta di corsi di formazione infermieristica.

‘Un mercato redditizio’

Come mai queste scuole di alta formazione comprendono molto spesso corsi di fisioterapia e infermieristica? «In tutte le scuole europee questi studi sono a numero chiuso – chiarisce Rusconi –. Ciò per dare una formazione corretta, stage di qualità e perché le materie richiedono molta pratica». Da qui l’istituzione, negli atenei, di esami d’ammissione. Ciò ha inevitabilmente creato «un mercato degli esclusi: o per paura degli esami d’ammissione o perché non li hanno superati». Un «mercato molto grande e molto redditizio». Un altro comune denominatore di gran parte di questi istituti riguarda le università con le quali vengono avviate delle collaborazioni. Molte hanno stretto rapporti di partenariato con atenei dell’est (dai Paesi dell’ex Jugoslavia sino alla Romania, passando dalla Repubblica Ceca). Perché? Perché per l’ambito infermieristico e di fisioterapia, in Svizzera, è difficile ottenere le certificazioni. «Da qui – commenta l’ex capo Divisione – la necessità di ricercare collaborazioni con altre università». Dopo la modifica della legge, infatti, «se la scuola non è ufficialmente accreditata non può utilizzare gli attributi di scuola universitaria, università, facoltà, eccetera». Spiegato, quindi, il rivolgersi verso est. «All’inizio le università dell’est erano molto propense ad accettare queste collaborazioni. Gli istituti svizzeri organizzavano i corsi, invitavano i docenti e poi pagavano per aver la firma del certificato finale degli atenei esteri». Università che, però, si sono accorte di come veniva ‘sfruttato’ il loro nome e hanno cominciato a voler dire la loro «sui professori, sull’allestimento degli esami e sugli esperti». Insomma: «volevano fare le cose per bene».


Permessi, verifiche in corso

Non sorprende, ora, che anche l’Ufficio della migrazione abbia alzato il livello di attenzione. Stando a nostre informazioni, infatti, all’interno degli uffici il rilascio del permesso per gli studenti esteri che vogliono frequentare queste scuole di alta formazione, sarebbe al momento più rigido. A tal punto che le singole decisioni sarebbero ritardate da ‘ulteriori verifiche’. Da noi contattato, il Dipartimento delle Istituzioni non ha potuto fare riferimento a casi concreti. In un senso più generale ci è stato risposto che “se una scuola universitaria non figura nell’elenco degli istituti riconosciuti, le autorità della migrazione non sono tenute a rilasciare permessi a favore di allievi delle stesse (posto che detti allievi – in base alla loro cittadinanza e al loro luogo di soggiorno – siano tenuti ad essere in possesso di un permesso per stranieri)”.

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