Mendrisiotto

Croci: 'Sia sempre il Magnifico Borgo'

Il sindaco uscente di Mendrisio, firmate le dimissioni, ripercorre i suoi 24 anni alla guida dell'esecutivo di un Comune diventato città

(Ti-Press/G. Putzu)
24 gennaio 2018
|

Detto, Carlo Croci, lo aveva detto che avrebbe lasciato il sindacato. Anzi, lo aveva annunciato alla ‘sua’ cittadinanza nell’imminenza del Natale (cfr. ‘laRegione’ del 18 dicembre). La prima a saperlo, si era ripromesso, doveva essere la popolazione. E così è stato. Ieri mattina quell’annuncio si è concretizzato: «Le dimissioni sono qui e firmate. Le consegnerò oggi – nel pomeriggio di ieri per chi legge, ndr – all’esecutivo». Croci, che per formalizzare la sua scelta ha convocato i media a Palazzo comunale in un’affollata conferenza stampa – c’è la famiglia, ci sono i suoi “buoni compagni di viaggio”, gli amici –, mostra la lettera. È l’atto finale di un mandato durato 24 anni e che si concluderà il 22 marzo prossimo, ufficializza dallo scranno municipale, che stavolta occupa da solo. Il suo partito, il Ppd, in una nota diffusa qualche ora dopo parla esplicitamente della fine di “un’era” per quella che oggi è una città che conta dieci quartieri, dopo tre fasi aggregative iniziate nel 2004 con Salorino e ultimate nel 2013. Una dichiarazione, quella della sezione guidata da Davide Rossi, che mostra come non si sia perso tempo a mettere le carte in tavola ed esternare il sostegno al possibile ‘erede’ (nelle ambizioni popolaridemocratiche), il municipale (nonché consigliere nazionale) Marco Romano. Il sigillo lo porrà l’assemblea del 6 febbraio a Rancate. Una candidatura, quindi, è sicura. Se ne aggiungeranno delle altre? Per scoprirlo bisognerà attendere ancora. Aspettare soprattutto che il Plr, l’antagonista più accreditato, esca allo scoperto. Da proporre, del resto, ha due nomi: il vicesindaco Samuel Maffi e il municipale Samuele Cavadini. Se ballottaggio sarà, i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi a inizio giugno. È ormai una certezza, per contro, il nome di chi a fine marzo subentrerà a Croci nella stanza dell’esecutivo: si tratta di Paolo Danielli, dal 2012 capogruppo in Consiglio comunale. Lui, Carlo Croci, se li rammenta bene i suoi primi passi nella politica comunale. In particolare il confronto, «tiratissimo», con l’avversario Renzo Bordogna (Plr), da cui, quel 6 febbraio del 1994 e dopo tre anni in Municipio, uscì vittorioso (e sindaco, succedendo a Pierluigi Rossi) per una ventina di voti. A quella elezione, ripercorre, ne seguirono altre sei, consecutive. «E ciò – riconosce – mi ha permesso di vivere un’esperienza unica e straordinaria che lascerà per sempre un ricordo indelebile negli affetti, nel cuore e nella mente». Il sindaco uscente di Mendrisio si lascia, d’altro canto, alle spalle 30 anni di attività politica: «Arrivo alla mia decisione convinto, maturo e anche soddisfatto», commenta con un sorriso. D’altra parte, conferma ancora, «ho conosciuto persone straordinarie, di tutti i partiti, con le quali ho avuto anche discussioni lunghe e vivaci».

‘Il messaggio più bello? L’Accademia’

Si capisce bene, dunque, perché Croci si sia concesso di elencare una selezione degli 840 messaggi municipali che hanno cadenzato il suo quarto di secolo da sindaco e la storia recente della città; e l’effetto è quasi impressionante, anche solo per i milioni investiti. «Il messaggio più bello di tutti, in ogni caso – confessa risalendo il corso del tempo –, è stato quello sull’Accademia di architettura, importante per Mendrisio e per l’intero Paese». Sì, perché, tiene a rinverdire, «il legislativo mendrisiense è stato il primo del cantone ad approvare l’istituzione dell’Usi, l’Università della Svizzera italiana»; e questo dopo un percorso «lungo e tortuoso» che aveva costretto il Ticino a incassare pure una bocciatura, nel 1986, sul Cusi, il Centro universitario della Svizzera italiana. Una lungimiranza, quella mendrisiense, ribadita per il campus Supsi, in costruzione. «Ciò serve a ribadire come una città non la si costruisca in un attimo, ci vuole tempo e visione, oltre le legislature». Certo, in taluni casi occorre una buona dose di pazienza: «Nel 1989 già si parlava di acquedotto a lago: siamo giunti alla costituzione del Consorzio nel 2012. E grazie alle aggregazioni si è potuto dare la spinta decisiva». Un processo, questo, esplicita, che «oggi è difficile immaginare possa continuare». Questione di casse... comunali. «Io – conclude Croci – sono stato fortunato».

Referendum amari

A riservare qualche amarezza a Croci è stato semmai il passato recente. Come l’esito dei due referendum popolari: il primo su piazza del Ponte, il secondo sulla trasformazione delle Aim, le Aziende industriali, in Sa. Referendum entrambi vittoriosi e valsi una bocciatura chiara – da 60 a 40 per capirci – alla linea proposta dal Municipio e dalla maggioranza del legislativo. Il nodo delle Aim è stato, in particolare, ammette Croci – come aveva già dichiarato a ‘laRegione’ del 18 dicembre – «all’origine della decisione di lasciare come sindaco». In quel momento, rivive, è stato preso «da un sentimento strano, che ti arriva addosso senza sapere perché. Come ho confidato il giorno successivo al segretario comunale – Massimo Demenga, vero braccio destro, come il suo predecessore Flavio Bernasconi, tiene a sottolineare, ndr –, facevo fatica ad accettare la decisione, sovrana e popolare». A pesare, esplicita, gli effetti contabili. «Probabilmente questo modo nuovo di fare politica, molto legato a una comunicazione immediata, diverso da quello che ho conosciuto, mi ha convinto che era il momento di lasciare».

'Politica? Per ora basta così’

Croci si accinge, insomma, a gettare lo sguardo sul suo futuro prossimo, con «la voglia di tornare a fare appieno il mio lavoro». E la politica? «Qui la risposta è semplice: ora non ho questa ambizione». Qualcuno che lo vede già in Consiglio di Stato, fra i suoi colleghi di partito, per contro c’è. E il sindaco uscente non lo nasconde. Come dire che il Ppd non mancherà di fare ‘pressing’. «Adesso posso dire che dopo 30 anni dedicati al Comune, non può esserci un’altra carica politica che possa dare la medesima emozione: nasco e finisco a Mendrisio». Riusciranno a fargli cambiare idea? Lo si vedrà nel corso del prossimo anno. Nel frattempo, Croci pensa alla possibilità di dedicarsi, con più frequenza, ai viaggi e alla «passionaccia per la montagna» che gli ha stillato Romolo Nottaris, pure lui ieri fra gli amici presenti nella sala consiliare.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔