Luganese

‘Il Pse? Lo hanno trasformato in appalto totale’

Esclusi dal Polo sportivo e degli eventi gli architetti progettisti Giraudi Radczuweit. L’avvocato: ‘Mancherà il controllo’. Vie legali? ‘Certamente’.

Da poco rilasciate le licenze edilizie
(Ti-Press)
14 giugno 2022
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«Il Pse ora è un appalto totale. E questo è illegale». Promette di trascinarsi a lungo nelle aule giuridiche, oltre che in ambito politico, la querelle che oppone da un lato lo Studio Giraudi Radczuweit Architetti Sagl di Lugano e dall’altro la Città e Hrs Real Estate Sa, la società che ha ricevuto mandato di costruire il Polo sportivo e degli eventi (Pse). Arrivata come un fulmine a ciel sereno, dopo il recente rilascio delle quattro licenze edilizie necessarie per dar avvio al cantiere, la notizia della fine della collaborazione fra gli architetti progettisti che dal 2012 si occupano del progetto e il gigante dell’edilizia.

‘Il Municipio si è piegato ai diktat di Hrs’

«Sì, i progettisti sono stati liquidati: è stato utilizzato il pretesto che sarebbe venuto meno il rapporto di fiducia, ma ancora fino all’inizio di quest’anno veniva chiesto ai miei clienti di sottoscrivere dei contratti». A spiegarci il punto degli architetti è il loro legale, l’avvocato Paolo Tamagni. Che ricorda: «In principio siamo stati noi a chiedere una riunione con Municipio e Hrs. Anche chiusa la fase della domanda di costruzione, Hrs ha continuato a far lavorare i miei clienti in vista dell’avvio delle fasi successive. Negli ultimi mesi tuttavia Hrs ha cominciato a presentare delle richieste incongrue. Questo ha alzato la tensione. Quindi abbiamo chiesto un incontro al Municipio per comprendere meglio la situazione». Il 3 maggio, durante il colloquio fissato dal Municipio, la sorpresa: «Ci è stata comunicata la disdetta del rapporto di lavoro. Ma neanche dal Municipio, con il quale i progettisti hanno un contratto frutto del concorso del 2012, ma da Hrs: un’entità privata esterna. E solo oralmente, di scritto non abbiamo ricevuto nulla. Il Municipio si è piegato ai diktat di Hrs, che quale società di diritto privato ovviamente è tenuta a rappresentare solo gli interessi dei propri azionisti, non quelli della collettività».

‘Faremo valere le nostre prerogative’

Pochi giorni fa Tamagni ha dunque scritto una raccomandata all’esecutivo, chiedendo sostanzialmente una presa di posizione formale. E qualora questa confermasse quanto detto a inizio maggio? Sareste pronti ad agire per vie legali? «Certamente. Ci sono diversi aspetti sui quali far leva, a cominciare da quelli contrattuali: il contratto con la Città, che per noi è ancora in essere, prevedeva che i progettisti continuassero a essere coinvolti nel progetto, soprattutto per quegli edifici con contenuti pubblici, fino alla fine dei lavori. Sono progettisti ai quali la Città si appoggia da dieci anni e Hrs dalla sua entrata in gioco, da ultimo anche durante la campagna per il referendum dello scorso anno. Ci sono determinate prerogative per i miei clienti, che faremo valere, visto anche che in gioco ci sono aspetti prettamente di interesse pubblico che i progettisti di Lugano pongono da sempre quale priorità, anche prima del Pse, nel nostro territorio».

‘Ponevano esigenze di qualità e di durevolezza’

«C’è la questione del controllo delle disposizioni di qualità e del rispetto delle regole sulle commesse pubbliche e delle procedure» precisa il legale. «L’autorità pubblica si è svestita delle proprie prerogative istituzionali affidandosi in toto a un privato, Hrs. Viene a mancare un controllo. E gli unici che potevano garantirlo erano i progettisti Giraudi e Radczuweit, perché hanno le conoscenze, le capacità, l’esperienza, in quanto conoscono ogni aspetto di questo progetto essendo i soli coinvolti con continuità sin dall’inizio». Perché la decisione di allontanarli? «Disturbavano, perché ponevano esigenze di qualità e di durevolezza. Ora c’è il rischio di un’obsolescenza programmata. E ricordiamoci che quando bisognerà mettere mano a lavori di manutenzione, sarà di competenza dell’ente pubblico».

‘Prossime fasi molto sensibili’

Tamagni fa in particolare riferimento a una norma della Società svizzera degli ingegneri e degli architetti (Sia), la cosiddetta Sia 112: una norma di diritto privato, che tuttavia diventa vincolante se citata nel patto, secondo l’avvocato. «Questa norma è citata nel contratto di partenariato pubblico-privato: prevede che siano i progettisti a occuparsi di determinate prestazioni, come garanzia di qualità e di controllo. Ricordiamoci che le prossime sono fasi molto sensibili, si preparano i piani d’appalto e i piani esecutivi. Si parlerà nel dettaglio dei costi. Tuttavia, ora ad Hrs sono state trasferite anche le prestazioni di progettazione». E secondo l’avvocato, c’è un terzo grosso problema: «Il concorso che originariamente era un ordinario concorso di progettazione è stato trasformato in un appalto totale, che all’epoca non era legalmente consentito dalla Legge sulle commesse pubbliche. Ora (dal 1° gennaio 2021, ndr) lo è, ma solo in forza di una disposizione del Regolamento d’applicazione. Una cosa del genere non è fattibile, nemmeno retroattivamente». Hrs è una società molto attiva a livello nazionale, con comprovata esperienza proprio nell’ambito dei grandi progetti. Il legale cita esempi di altre città: «A Zurigo, a Losanna e a Lucerna, non è stata seguita questa procedura: gli architetti progettisti sono rimasti coinvolti anche nelle fasi successive alle licenze edilizie». E come mai a Lugano no? «Forse in Ticino c’è minor disponibilità da parte delle istituzioni, cosa che in questo caso ha permesso a un privato forte di imporsi, ovviamente, per il proprio interesse, trovando il Municipio pronto ad accettare questa sorta di delega totale».

Aspetti molto rilevanti dunque e di chiaro interesse pubblico. Per una replica – oltre che Hrs, che non ha ancora risposto – abbiamo contattato i municipali più direttamente coinvolti: la capodicastero Immobili Cristina Zanini Barzaghi, il capodicastero Cultura, sport ed eventi Roberto Badaracco e il sindaco nonché capodicastero Finanze Michele Foletti. Quest’ultimo ci ha tuttavia fatto sapere che il Municipio non si esprimerà sulla vicenda, in quanto c’è un atto parlamentare pendente, rimandando alla seduta di Consiglio comunale del 4 luglio. L’atto pendente è un’interpellanza, inoltrata ieri dal consigliere comunale Aurelio Sargenti (Ps), che interroga il Municipio sostanzialmente sulle stesse preoccupazioni sollevate da Tamagni. Partendo dal preventivo definitivo delle opere per i lavori di progettazione, Sargenti domanda: a chi sono stati assegnati i mandati per diverse prestazioni (dall’elettrotecnico allo specialista del fuoco, per citarne un paio)? La Città è a conoscenza di come si stanno sviluppando queste contrattazioni? È importante per la Città che i progettisti mantengano una continuità operativa, anche ai fini del controllo di qualità? Verrà dato mandato a un esperto esterno per il supporto al committente nelle successive fasi di progettazione, appalti e direzione dei lavori per la verifica del programma fissato e il rispetto del livello di qualità?

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