Luganese

‘Un comportamento inaccettabile’, avvocati luganesi a processo

Davanti alle Assise correzionali di Lugano i due legali accusati di falsità in documenti. Utilizzarono Paolo Clemente Wicht come prestanome

(Ti-Press)
26 aprile 2022
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«Dà davvero fastidio quando sono degli avvocati a compiere dei reati. Un avvocato dev’essere una persona fidata, che rispetta le istituzioni. Non può dunque suggerire al proprio cliente di mentire, né quale storia raccontare agli inquirenti. Tantomeno deve passare il messaggio che si possano sottoporre al Ministero pubblico documenti retrodatati fatti firmare in carcere al proprio cliente al fine di coprirne un terzo». Così si è espresso il procuratore pubblico Daniele Galliano oggi davanti alla Corte delle Assise correzionali di Lugano, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. Alla sbarra due avvocati del Luganese accusati di ripetuta falsità in documenti. Si tratta rispettivamente di un avvocato 50enne residente a Dubai e di un suo dipendente 58enne, a sua volta avvocato. L’inchiesta trae origine dal procedimento penale contro Paolo Clemente Wicht – ex presidente dell’Udc Ticino - che dalla Farera dove si trovava in carcerazione preventiva nel 2018 ha inviato una lettera, un «J’accuse», come è stato definito dalla difesa, rivolto ai due imputati. Lo studio di cui il più giovane degli imputati è titolare ha assunto – su richiesta dello stesso Wicht – la difesa dell’ex politico al momento del suo arresto. Il caso era stato affidato al dipendente 58enne. Il problema è che il difeso fungeva da prestanome nelle operazioni di un’altra persona, un facoltoso cliente italiano, presentatagli dallo stesso 50enne. All’interno della collaborazione sarebbero stati prodotti documenti falsi, in correità con l’avvocato residente a Dubai. Prima di un incontro nel carcere Farera di Lugano, in cui l’ex politico si trovava rinchiuso, all’avvocato 58enne che lo rappresentava erano stati fatti trovare in ufficio da parte del titolare dello studio, due documenti da far firmare al difeso. L’imputato più anziano sostiene che, nello zelo che parrebbe contraddistinguerlo, non si sarebbe accorto di un dettaglio fondamentale, ovvero che fossero retrodatati; intralciando in questo modo il lavoro degli inquirenti.

‘Un avvocato non può comportarsi così’

Secondo l’accusa, i due documenti retrodatati sarebbero invece stati astutamente prodotti affinché il nome della terza persona, effettiva proprietaria dei beni contestati a Wicht, non venisse scoperto. «La difesa dell’ex politico alla luce di ciò, almeno nelle prime fasi del procedimento, risultava finalizzata alla tutela degli interessi del titolare dello studio e del facoltoso cliente italiano, piuttosto che a quelli dell’allora imputato» - ha sostenuto il magistrato. Inoltre, a mente dell’accusa: «I documenti retrodatati sono infatti stati prodotti al fine di giustificare le cifre versate dalla terza persona a Wicht e a parare le dichiarazioni di quest’ultimo». È poi inconcepibile, secondo il pp, «che un avvocato si accontenti di prendere dei documenti, di dargli una lettura sommaria e di farli firmare a un detenuto in carcere». Per il difensore di Wicht, l’accusa ha chiesto una condanna a 180 aliquote giornaliere, poste al beneficio della sospensione condizionale per un periodo di prova di 3 anni. Per l’avvocato residente a Dubai invece è stata richiesta una pena detentiva di 8 mesi sospesi condizionalmente per un periodo di prova di 2 anni.

La difesa: ‘Vanno prosciolti e risarciti’

Hanno chiesto invece il proscioglimento da ogni accusa, e il risarcimento per il periodo trascorso dietro le sbarre, gli avvocati difensori. «Non tutto ciò che non piace è un reato penale, altrimenti l’ordinamento giuridico sarebbe un decalogo della buona condotta», ha spiegato l’avvocato Edy Salmina, difensore del 58enne. «Il suo comportamento è stato certamente sbagliato, come ha ammesso lui stesso e per il quale ha già pagato una multa disciplinare di 800 franchi inflitta dalla commissione disciplinare». La difesa ha soprattutto messo in dubbio se quelli citati dall’accusa possano essere considerati dei documenti veri e propri. «Questo procedimento è iniziato in modo un po’ rocambolesco nel 2018 e ha conosciuto subito un forte impatto mediatico, anche se poi le accuse più gravi sono cadute», ha invece esordito l’avvocato Pascal Delprete, difensore del titolare dello studio legale. «Si arriva qui dopo il ‘j’accuse’ lanciato da Paolo Clemente Wicht contro i due avvocati. Faccio però fatica a vedere Wicht come una fonte di informazioni attendibile. Lo si sta facendo passare come vittima, cosa che in realtà non è». Contestato anche il presunto conflitto d’interessi: «Sarebbe incoerente, visto che è stato lo stesso Wicht a dare il mandato allo studio legale di curare i suoi interessi», ha concluso Delprete. La sentenza è attesa nei prossimi giorni.

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