Luganese

‘Non riusciamo più neanche a fare la spesa’

Il disagio economico di Maria e Theo, residenti in Capriasca e da tre mesi alle prese con burocrazia, errori, debiti e problemi finanziari

Theo e Maria sono genitori di Edra, nata a febbraio, hanno due cani e sei gatti
15 aprile 2022
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«Abbiamo l’acqua alla gola. Stiamo arrivando al punto che non riusciamo più a fare neanche la spesa». Colpiscono le parole di Maria Lauria, 44 anni, sposata da meno di tre mesi con Theo Solcà, 57 anni, genitori da febbraio della piccola Edra. Colpiscono, perché siamo in Svizzera, perché non sono persone scappate da un conflitto o dalla povertà: all’indigenza sono arrivati vivendo da sempre qui, e in quello che dovrebbe essere il momento più felice per una coppia: dopo il loro matrimonio. Li incontriamo nel loro appartamento, a Carusio, comune di Capriasca, perché accettano con coraggio di parlare del loro disagio economico.

In attesa di decisione da tre mesi

«Ci conosciamo da dodici anni, e siamo una coppia dal 2015 – spiega Maria –. Poi è arrivata la bambina e abbiamo quindi deciso di sposarci. Theo lavorava al 50% come giardiniere e al 50% percepiva e percepisce le rendite dell’Assicurazione invalidità (Ai). Io invece, a seguito di problematiche personali, ero in assistenza sociale già da alcuni anni». Una situazione finanziariamente già delicata dunque, che precipita con le nozze. «Ci siamo sposati il 22 gennaio. Sapevamo che con il matrimonio io avrei perso il diritto all’assistenza, ma pensavamo che questo sarebbe avvenuto con la fine del mese o quantomeno dal 22, invece succede dal 1° del mese nel quale ci si sposa». A questa prima spiacevole sorpresa, si aggiungono nel giro di pochi giorni ulteriori lungaggini: «Vista la situazione, abbiamo dovuto rivolgerci anche all’Istituto delle assicurazioni sociali (Ias) per le Prestazioni complementari (Pc). Ma siamo in attesa ancora adesso di una decisione».

Settimana scorsa, l’avviso di sfratto

Perché? «Perché hanno dovuto rifare i calcoli. Dapprima a causa del matrimonio. Noi riteniamo di essere stati veloci: ci siamo fatti consigliare e aiutare dallo Sportello Regionale Laps di Capriasca per preparare i documenti necessari, dove ci hanno detto che avrebbero fatto nel giro di poche settimane il ricalcolo e avremmo ricevuto l’aiuto. Nel frattempo è nata Edra e quindi hanno dovuto poi nuovamente rifare il calcolo per la famiglia, stavolta compresa la bambina. Ma sapevano che ero incinta. Poi, come se non bastasse, per un paio di settimane ci hanno sempre risposto al telefono che era bloccato il sistema informatico. E intanto i giorni passavano. E settimana scorsa, nella posta, troviamo un avviso di sfratto».

‘Ci vuole ancora un documento, ma non lo sapevamo’

L’avviso di sfratto diventa la goccia che fa traboccare il vaso e Maria chiama l’Ias. «È solo a quel momento che scopriamo che per il ricalcolo definitivo ci vuole un documento del quale non sapevamo ci fosse bisogno, nessuno ce lo aveva mai detto precedentemente». Si tratta dell’estratto relativo al Secondo pilastro per la bambina, che ne ha il diritto in quanto Theo percepisce trimestralmente indennità del proprio Secondo pilastro, essendo beneficiario dell’Ai. «A inizio marzo abbiamo ricevuto la decisione dell’Ai (quantificata in 444 franchi al mese per la piccola, ndr) e ora siamo in attesa di una verifica da parte del Secondo pilastro – chiarisce l’uomo –. Solo questo sbloccherà il ricalcolo e dunque le Pc per la famiglia. Ci hanno detto che ci vorranno circa due mesi, ora ne manca uno. Intanto il tempo però passa». E le bollette da pagare si accumulano.

Indebitati con amici e parenti

«Esatto. Per tre mesi non abbiamo potuto pagare l’affitto. E poi ci sono spese minori che non siamo in grado ancora di coprire, come ad esempio il veterinario (la coppia ha due cani e sei gatti, ndr), il telefono cellulare. Siamo affezionati ai nostri animali e non vogliamo rinunciare a loro a causa della negligenza altrui. Chiaramente se come famiglia falliamo finanziariamente, dovremmo rinunciarvi. Ma non vogliamo. Quando non eravamo sposati pagavamo tutte le nostre spese, il problema è ora. Ci sentiamo umiliati, non va bene» osserva Maria, delusa e amareggiata. Com’è andata avanti quindi la famiglia in questi mesi? «Io prendo 1’024 franchi dall’Ai e altri 224 dalle Pc – spiega Theo –. Soldi che non coprono neanche l’affitto (1’400 franchi al mese, ndr). Fino a fine febbraio ho percepito anche un salario da 1’400 franchi come giardiniere al 50% e poi 2’000 franchi ogni tre mesi dal Secondo pilastro. Nel frattempo è arrivata la bambina e abbiamo dovuto allestire tutte le cose per lei, comprate in internet a basso costo. Per andare avanti abbiamo dovuto per forza indebitarci per alcune migliaia di franchi con amici e parenti».

E poi, i problemi di salute

A complicare le cose, anche problemi di salute. «Sono finito due volte all’ospedale – svela Theo –, la prima a novembre per un enfisema polmonare e da allora è iniziato un mio decadimento fisico. Pertanto a inizio marzo ho dato la disdetta perché fisicamente non riuscivo più a fare il giardiniere. La settimana dopo che mi sono licenziato mi hanno portato d’urgenza all’ospedale perché sono stato male: mi hanno trovato una coronaria chiusa e mi hanno messo uno stent. Mi hanno dimesso e una decina di giorni dopo sono stato male di nuovo e mi hanno operato nuovamente mettendomi altri due stent». Questo ha complicato l’iter burocratico: «Ho mandato all’Ias il contratto rescisso, scaduto al 28 febbraio, e mi hanno detto di iscrivermi all’Ufficio regionale di collocamento. Però adesso sono ancora in malattia e ho un certificato di inabilità al lavoro, e quindi alla disoccupazione, fino al 15 aprile».

‘Non riusciamo a goderci la figlia che volevamo da molto tempo’

Qualcosa, per la sfortunata coppia, sembra essersi finalmente smosso solo di recente: «Ci hanno chiamati pochi giorni fa dal Comune dicendoci che mi verrà versata l’indennità di assistenza sociale per il mese di gennaio (860 franchi, ndr), soldi anticipati dal Comune. Questo è positivo, ma arriva dopo tre mesi molto problematici. Trovo che ci sia negligenza. E sebbene il nostro caso ora si sia sbloccato, vogliamo raccontare la nostra storia anche per una questione di principio, perché certamente ci sono altre persone nella nostra situazione. E non va bene. Se non ci fosse stata la bambina avrei potuto anche lasciar correre. E anche Theo si è ammalato. In questo contesto, non abbiamo bisogno di questi problemi. Non siamo sereni. C’è il pensiero di dover ridare i soldi, e poi ti senti come se gli altri pensassero che te ne stai approfittando. Ma non è così».

Maria – che di formazione è assistente alle cure geriatriche e istruttrice cinofila – sostiene infatti di voler riprendere a lavorare nei prossimi mesi, appena la bambina sarà un po’ più grande. «Abbiamo comunque lavorato negli anni scorsi per poter vivere assieme, ed era anche da molto che volevamo una bambina. Adesso che è arrivata, non stiamo riuscendo nemmeno a godercela».

LA REPLICA

‘Ci vuole tempo per le verifiche’

Theo e Maria si trovano dunque in difficoltà e in questi mesi hanno patito le lungaggini della burocrazia e qualche errore non dipeso da loro. Una situazione frequente in Ticino? Abbiamo contattato il capo dell’Ufficio prestazioni dell’Ias, per capire meglio.

Signor Pierluigi Zuccolotto, in quali casi (matrimoni o nascite, come per la famiglia capriaschese che abbiamo incontrato, o altro) è necessaria una particolare attenzione per essere certi di non restare scoperti durante alcune mensilità? «Pur comprendendo la delicata situazione finanziaria da voi segnalata, è necessario ricordare che al momento della richiesta di ricalcolo del diritto alle Pc devono essere comunicate tempestivamente all’Ias tutte le informazioni indispensabili per permettere di ricalcolare la situazione economica del beneficiario e dei suoi congiunti compresi nel calcolo della Pc. Nel caso da voi esposto, vi è una serie di eventi concatenati e successivi alla richiesta di ricalcolo. L’Ias è tenuto per legge a svolgere tutte le verifiche necessarie a comprovare l’effettiva situazione economica, al fine di poter emettere una corretta decisione di Pc. Ciò può purtroppo richiedere del tempo».

Confermata la panne informatica

Ecco, il tempo tuttavia è prezioso per chi vive in un contesto finanziario difficile e quindi il rischio di trovarsi con delle mensilità scoperte a causa dei ricalcoli o delle fasi transitorie, come accaduto a Maria e Theo, è concreto.

Cosa capita poi? Le Pc, piuttosto che altri servizi sociali, intervengono con un aiuto a posteriori? Sono casi frequenti? «Se l’assicurato presenta la richiesta di ricalcolo al momento del cambiamento della propria situazione economica, il diritto alla Pc, di regola, viene modificato all’inizio del mese del cambiamento. Se invece la richiesta di cambiamento è tardiva, il diritto alla Pc viene modificato a partire da tale richiesta. Osserviamo che su tutte le nostre decisioni o comunicazione riportiamo le avvertenze relative all’obbligo d’informare tempestivamente ogni cambiamento».

Una tempestività importante anche per le persone beneficiarie di questi aiuti, e dunque richiesta anche a chi li eroga.

Confermate che ad allungare i tempi di attesa vi è stato un problema ai computer? «Effettivamente, tra il 22 e il 24 marzo scorso una panne informatica eccezionale ha bloccato per tre giorni l’accesso ad alcuni programmi in dotazione dei servizi Pc di una ventina di cantoni, compreso il nostro. Il problema è stato risolto e i ritardi sono stati smaltiti nei giorni successivi».

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