Luganese

Società di Carona sequestrata dall’antimafia, attiva dal 2002

Socio e gerente con firma individuale, un 59enne residente a Campione d’Italia sospettato di legami con la ’ndrangheta

Conduce anche al monte dell’Arbostora, precisamente a Carona, quartiere di Lugano, l’operazione condotta su ordine della Direzione investigativa antimafia di Milano, su disposizione della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che ha accolto la richiesta della Procura della stessa città. Gli inquirenti hanno posto sotto sequestro 8 società attive nel settore delle scommesse - una delle quali appunto con sede a Carona - che vede socio e gerente con firma individuale un 59enne residente a Campione d’Italia, sospettato (è la seconda volta) di avere legami con la ’ndrangheta.

La misura cautelare - riferisce l’Ansa - giunge dall’esito di indagini delegate al Centro Operativo D.I.A di Milano dalla Procura di Reggio Calabria nei confronti dell’intero nucleo familiare dell’uomo. Quest’ultimo è stato ritenuto socialmente pericoloso sulla base di un “curriculum criminale” ultratrentennale, iniziato nel 1988, durante il quale, oltre a riportare numerose condanne per reati associazione per delinquere, ricettazione, rapine e furti anche di auto di lusso, è risultato gravemente indiziato di appartenere a una cosca mafiosa di matrice ‘ndranghetista. Era già stato indagato (e poi assolto) nell’ambito di un’operazione antimafia coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che nel luglio 2016 aveva portato all’arresto di 40 persone. Per motivi di particolare gravità, il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto nei confronti dell’uomo l’applicazione provvisoria dei divieti previsti dal codice antimafia con cui è inibito di ottenere anche licenze o autorizzazioni di polizia e di commercio. Il sequestro è stato eseguito con la collaborazione di procuratori federali.

La società di Carona risulta iscritta al Registro di commercio dal 17 febbraio 2002, ma solo dal maggio 2019 è domiciliata a Lugano, perché prima aveva sede a Mendrisio e Capriasca. Anche la ragione sociale è cambiata più volte, dapprima era attiva in terapie naturali. Lo scopo indicato risulta la compravendita, l’import-export, la produzione, distribuzione, il noleggio, la rappresentanza e il marketing di prodotti elettronici, meccanici e alimentari. E ancora: la consulenza, l’intermediazione e la rappresentanza in transazioni commerciali, la manutenzione e la valorizzazione di beni mobili e immobili, la rappresentanza di altre società, la creazione, la gestione e lo sfruttamento di marchi e la partecipazione ad altre imprese.

Il sequestro disposto dal Tribunale di Reggio Calabria comprende quote azionarie di complessive 8 società informatiche riconducibili al 59enne con sedi legali, oltre che a Lugano, a Milano e Roma. Le società risultano capitalizzate complessivamente per oltre 6 milioni di euro e nell’ultimo biennio hanno conseguito volumi d’affari per oltre 15 milioni.

Nel 2020 venne assolto a Reggio Calabria

L’operazione parte dalla richiesta della Procura di Reggio Calabria, guidata da Giovanni Bombardieri. Coinvolto nell’inchiesta “Alchemia”, nel luglio 2020 il 59enne è stato assolto in primo grado dal Tribunale di Palmi al termine del processo che si è celebrato con il rito ordinario. Era accusato di aver fatto parte della cosca Raso-Gullace-Albanese e avrebbe avuto il ruolo di “favorire - è scritto nel capo d’imputazione - le attività imprenditoriali del sodalizio criminale”. Secondo la Dda, infatti, sarebbe stato "a completa disposizione degli interessi della cosca” e in "rapporti di parentela con Girolamo Raso ’Mommo’, detto anche ’il professore’”.

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