Luganese

Incidente sul Sighignola: ‘Il motto di Luca era la prudenza’

Era un cittadino di Arogno il 47enne scomparso sabato sera. Lascia moglie e due figlie. Il ricordo: ‘Giovane e pieno di forza, non era il suo momento’

Le ricerche sono iniziate attorno alle 20, la vittima è stata ritrovata verso l’una di notte
(Ti-Press/Archivio)
13 dicembre 2021
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«Non ho parole. Non era il suo momento. Era giovane, pieno di forza, con una vita davanti». Sentiamo la signora Raquel a quasi ventiquattr’ore dalla scomparsa del marito, Luca Maffucci, tragicamente morto sabato sera sul monte Sighignola. A quasi ventiquattr’ore da quando la moglie, preoccupata dall’assenza del 47enne a buio ormai calato, ha allarmato dapprima un amico e poi la polizia. «È partito da casa dopo pranzo, verso le 14.30/15 – racconta a ‘laRegione’ –. Sarebbe dovuto essere un giro da due ore, invece alle 19 non era ancora rientrato. Allora ho chiamato un suo amico, che è andato a cercare la sua auto. Quando l’ha trovata, senza che di Luca vi fosse traccia, abbiamo chiamato la polizia, mentre sono iniziate nel frattempo le ricerche».

‘Conosceva bene la zona’

Ricerche, precisa la Polizia cantonale, che hanno coinvolto, oltre agli agenti stessi della Cantonale, uomini del Soccorso alpino svizzero, della Società svizzera di salvataggio di Lugano, dell’Esercito svizzero, di una ditta privata con drone nonché i soccorritori della Rega.

Una disgrazia, eppure la sfortunata vittima conosceva bene la zona. «Faceva spesso delle passeggiate e quell’area la conosceva – ricorda la moglie –. Era la persona più prudente che conoscessi: la prudenza era il suo motto. Per questo è molto strano. Non sappiamo di preciso cosa sia successo, probabilmente una fatalità, o un malore». Spetterà all’autopsia del medico legale stabilirlo con esattezza. Stando a una prima ricostruzione, il 47enne, ritrovato verso la una nella notte fra sabato e domenica, è rimasto vittima di una caduta, precipitando per diverse decine di metri in un dirupo a circa 800 metri di altitudine. I soccorritori non hanno potuto fare altro che constatarne la morte a causa delle gravi ferite riportate.

Originario di Maroggia, dopo aver vissuto a lungo a Barbengo, anche con la moglie sposata nel 2006, da circa un anno e mezzo Maffucci abitava ad Arogno. «È un momento di grande dispiacere per il paese. Esprimo grande vicinanza a nome del Municipio e del Comune intero alla famiglia in questo difficile momento», il cordoglio del sindaco Emanuele Stauffer. Luca, consulente fiduciario a Lugano, oltre alla moglie lascia due figlie di 9 e 11 anni, alle quali vanno le condoglianze della nostra redazione.

L’ESPERTO

‘Attenzione a neve, ghiaccio, foglie’

E la tragedia capitata questo fine settimana è l’occasione per fare una riflessione sui pericoli in montagna durante la stagione fredda. Alle operazioni di ricerca e salvataggio, sabato sera, ha partecipato anche Tiziano Schneidt. Alla guida alpina, nonché presidente della sezione ticinese del Soccorso alpino svizzero, abbiamo chiesto quindi a cosa bisogna prestare attenzione in questo periodo. «Il primo consiglio è quello di pianificare sempre con cura l’escursione. Bisogna studiare l’itinerario che si vuole seguire, anche se magari si va in un posto che si conosce bene e si frequenta in altri periodi, come l’estate, quando le condizioni sono diverse. È importante poi sempre guardare quali saranno le condizioni meteorologiche, per verificare che siano accettabili». Ossia? «Beh, sicuramente il bel tempo. Poi, è bene che vi sia una buona visibilità: permette di orientarsi meglio e quindi non perdersi. Bisogna poi considerare che in inverno le giornate sono molto più corte e quindi è importante partire presto, per non farsi sorprendere dal buio. Oppure scegliere itinerari più corti rispetto a quelli battuti in estate. Non bisogna speculare, pensando di arrivare alle 16.30, perché ci possono essere degli imprevisti: è buona cosa che in inverno le gite per le 14 siano già terminate».

Poca luce: ‘Partite presto la mattina’

Poca luce a parte, una delle caratteristiche dell’inverno è la neve. Un ostacolo? «Non direi proprio un ostacolo. Ci si deve però adattare. La neve comporta che i sentieri si vedano meno o che non si vedano proprio più del tutto. Quindi le capacità di orientamento devono essere più sviluppate. E poi, soprattutto, la neve comporta il rischio di scivolare (come accaduto sabato sera, ndr). Questi periodi intermedi, quando c’è già neve ma non ancora molta, sono insidiosi: quando nevica di più si mettono gli sci o le ciaspole, che danno una certa tenuta contro la scivolata. Lo scarpone invece dà poca tenuta, si potrebbe trovare del ghiaccio nascosto sotto la neve o sotto le foglie». Nei prossimi giorni è previsto bel tempo e questo invoglierà molti a stare all’aperto, forse ad andare in montagna. Che consiglio può dare? «Bisogna stare attenti. C’è poca neve, ma è scivolosa. Il fatto di avere delle notti serene probabilmente porterà a un aumento del ghiaccio».

‘Ci vuole consapevolezza’

Oltre alla conoscenza dell’itinerario scelto e alle informazioni sulle condizioni meteo, c’è un terzo fattore molto importante: «Bisogna fare anche una seria autovalutazione delle proprie capacità e della propria esperienza. Inoltre, è importantissimo l’equipaggiamento, gli scarponi devono essere robusti e con buona suola. Ad esempio, si possono portare dei ramponi, per non scivolare. Però bisogna saperli usare. Se non si è capaci, bisogna seguire le formazioni proposte dai club alpini, dalle guide. E se non ci si ritiene all’altezza, allora è meglio rinunciare». Un consiglio importante, visto anche che in questi due anni di pandemia vi è stato un forte aumento di chi pratica le ciaspolate, non sempre con esperienza alle spalle. «Idealmente bisognerebbe seguire delle formazioni per andare consapevolmente in montagna. Andare da soli in ogni caso è sconsigliato e attenzione a non sottovalutare nemmeno le montagne di bassa quota».

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