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Alpe Vicania, basta atterraggi in elicottero

Messo in consultazione il decreto cantonale di protezione che introduce limiti nel magnifico luogo a rischio a causa dell’uomo e delle neofite

Una veduta della splendida alpe Vicania
(Ti-Press/Archivio)
13 ottobre 2021
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In una giornata autunnale baciata dal sole, come quella di oggi, una camminata lungo i sentieri dell’Arbostora è un modo per dimenticare lo stress urbano. Se poi dal bosco, con le foglie degli alberi dai mille colori, si raggiunge l’alpe Vicania, pare di essere in paradiso. Quest’area, oltre a essere magnifica, è protetta perché svolge un’importante funzione ecologica offrendo lo spazio vitale per numerose specie che dipendono da questi tipi di ambiente. Non a caso, il comparto è inserito nell’Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali d’importanza nazionale e nell’Inventario federale dei prati e pascoli secchi d’importanza nazionale. Perciò, il Dipartimento del territorio, tramite la Sezione dello sviluppo territoriale, ha pubblicato e messo in consultazione ai Comuni di Morcote e Vico Morcote, il decreto di protezione. Un decreto che, tra le varie limitazioni, nella zona Nucleo (estesa su 12,3 ettari), introduce il divieto di atterrare agli elicotteri, usati da alcuni facoltosi clienti per raggiungere il ristorante Vicania. Tuttavia, il documento si prefigge obiettivi di più ampio respiro, come la conservazione e la valorizzazione a lungo termine dei contenuti naturalistici e paesaggistici del comparto, con specifiche misure di protezione.

Dissodata da rifugiati politici polacchi

L’omonima alpe, con il territorio semi-pianeggiante e una splendida vista verso sud-ovest, venne ricavata da un dissodamento del bosco di circa 17 ettari, effettuato durante la seconda guerra mondiale da squadre di rifugiati politici polacchi, nell’ambito del cosiddetto “piano Wahlen”. L’alpe doveva fungere da pascolo e, in particolare, permettere l’estivazione delle bovine dell’azienda agricola Arbostora. Negli anni 70 l’allevamento dell’azienda terminò e l’area venne ceduta in affitto quale pascolo. Da quel momento si assistette a uno sfruttamento sempre più estensivo fino a un parziale abbandono negli anni 90. Tuttavia, nel 1986, nell’ambito dell’allestimento dell’Inventario dei prati secchi ticinesi, vennero rilevati alcuni settori come terreni secchi e, nel 1996, la quasi totalità dell’area è stata cartografata nell’ambito dei rilievi per l’Inventario federale dei prati e pascoli secchi d’importanza nazionale. Si tratta di prati acidofili delle zone con clima a tendenza atlantica, che si sviluppano nelle zone collinari e montane, occupano principalmente comparti a debole acclività o pianeggianti e sono promossi da un pascolo intenso.

Ortotteri, un record svizzero

A essere pregiato, nell’area, è il mosaico di tipologie di vegetazione e la notevole estensione, attraversata da strade di servizio e circondata dal bosco. L’unico edificio, oggi adibito a ristorante, venne costruito interamente in pietra nel 1942 e rappresenta un esempio di architettura rurale federale in Ticino. Il sito di riproduzione degli anfibi d’importanza cantonale ospita la Rana rossa e la Salamandra, ma vi si trova pure un numero sorprendentemente alto di ortotteri (insetti come cavallette, locuste, grilli), un vero e proprio record a livello svizzero, si legge nel decreto: in totale, ne sono state rilevate 41 specie, la metà di quelle presenti in Ticino, fra cui la Mantide religiosa. Sono pure state censite 52 specie di farfalle diurne, quattro di rettili, sei di libellule e 34 di uccelli. La superficie di prato osservata nel 2015 corrisponde a quanto risulta dalla cartografia effettuata nel 1996, per l’allestimento dell’Inventario federale. A preoccupare è però la presenza sempre più importante di superfici coperte esclusivamente o in modo significativo dalla felce aquilina o dal rovo solcato.

La felce sta colonizzando i prati

Tra i problemi attuali e potenziali l’avanzamento della felce che sta colonizzando i prati e minaccia la gestione e la diversità biologica. La zona è popolata pure da neofite invasive, fra le quali la verga d’oro del Canada e la cremesina uva turca, due erbacee perenni e alcuni giovani individui dell’albero di Sant’Andrea. Non solo. Di non poco conto è anche la ‘pressione umana’. Situato a pochi chilometri da Lugano, l’Alpe Vicania è molto frequentata come area di svago, in particolare per attività di mountain-bike, passeggiate con i cani, picnic e grigliate. Il prato secco è soggetto a una forte pressione antropica che va canalizzata e regolamentata per evitare di compromettere i contenuti naturalistici presenti. Il decreto suggerisce la creazione di aree picnic, percorsi ciclistici, delimitazioni e cartelli per mantenere tutte queste attività al di fuori dell’area protetta. Nel comprensorio, c’è pure un maneggio: il documento cantonale invita a limitare le attività a esso legate ai sentieri. Tra il 2004 e il 2009 l’Azienda Agricola Arbostora con il sostegno della Confederazione e dell’Ufficio della natura e del paesaggio ha promosso un progetto per il recupero e la valorizzazione paesaggistica e ambientale del comparto dell’Alpe Vicania. Per garantire la continuità degli interventi passati e la risoluzione dei problemi citati sopra, si rendono necessari ulteriori misure e interventi. Da qui, i vincoli dettagliati nelle norme di attuazione.

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