Luganese

Spacciò e consumò cocaina: condannato 29enne di Chiasso

Pena di nove mesi sospesi per tre anni. Il processo si è svolto oggi alle Assise correzionali di Lugano.

Spacciatore, ma anche consumatore (Ti-Press)
30 agosto 2021
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Sono circa novanta i grammi di cocaina a causa dei quali è stato condannato un 29enne di Chiasso oggi alle Assise correzionali di Lugano. Una sessantina quelli che la polizia ha trovato al suo domicilio al momento dell'arresto nel maggio del 2018 e poco meno di trenta quelli che invece avrebbe spacciato a consumatori locali nei mesi precedenti al fermo. A questi si aggiungono altri otto grammi circa di marijuana – con un tenore di Thc del 13% – che le forze dell'ordine gli hanno rinvenuto sempre casa. All'infrazione, parzialmente aggravata per quanto concerne la cocaina, alla Legge federale sugli stupefacenti, si aggiunge il reato di contravvenzione alla stessa norma per essere stato anche un consumatore, nonché diversi reati legati alla circolazione. Responso: la Corte delle Assise correzionali di Lugano ha condannato l'uomo a nove mesi di carcere sospesi per tre anni.

Prove ‘pesanti come un macigno’

«L'impressione è che l'imputato abbia giocato a nascondino durante tutta l'inchiesta e ancora oggi in aula – ha detto il procuratore pubblico Arturo Garzoni –. Ha cambiato versione più volte». Secondo l'accusa, l'imputato avrebbe spacciato una quarantina di grammi sotto forma di sacchettini da lui confezionati da 0,5 a 1 grammo l'uno, al prezzo rispettivamente di 50/100 franchi. Gli acquirenti? Consumatori locali, che hanno fatto il suo nome. «Ma non sono testimoni affidabili» ha invece sottolineato l'avvocato difensore Pascal Frischkopf –, come non sono corretti i calcoli effettuati dal pp per stabilire i quantitativi». Tuttavia, a carico del 29enne vi sarebbero alcune prove che «pesano come macigni», secondo Garzoni. Ad esempio, intercettazioni fra lui e un altro spacciatore: «Non bisogna essere dei geni per capire che sono discorsi fra due trafficanti di cocaina». A non convincere il procuratore, nemmeno il fatto che i sessanta e rotti grammi di cocaina trovati a casa fossero interamente per il consumo personale, come sostenuto dall'imputato: «La purezza è del 58%, vuol dire trentasette grammi di cocaina pura, che tagliata significa almeno un paio di etti. È un po' difficile credere che fosse tutta per lui».

E mentre Garzoni ha chiesto diciotto mesi sospesi per tre anni – l'imputato ha già fatto tre mesi e mezzo di carcere nel 2018 –, la difesa si è battuta per proscioglimenti e derubricazioni, sostenendo che l'assistito sia maturato, che abbia abbandonato i vizi del passato e che pertanto la prognosi sia favorevole. «La credibilità dei consumatori non è pregiudicata – ha premesso il presidente della Corte Marco Villa, enunciando la sentenza –. Non vi sono dubbi che in quel dato periodo spacciasse, e allo stesso tempo la Corte non crede che la droga sequestrata fosse solo per consumo personale: le evidenze dicono l'inverso». Pur ritoccando al ribasso di una dozzina di grammi gli importi, il giudice ha pertanto condannato a nove mesi sospesi per tre anni l'imputato.

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