Luganese

Lugano, ex Macello: di demolizione si è parlato già a marzo

Emerge uno scambio di mail interno alla Polizia comunale e fra quest'ultima e la Cantonale. Il periodo era quello dell'avvio della procedura di sgombero.

Le macerie del Molino, il giorno dopo la demolizione (Ti-Press)
29 luglio 2021
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Non la sera del 29 maggio, ma oltre due mesi prima. L'ipotesi di demolire parzialmente l'ex Macello di Lugano, quantomeno la parte occupata dal centro sociale Il Molino, non sarebbe frutto di una decisione ‘lampo’ presa il giorno della manifestazione degli autonomi, dell'occupazione temporanea e simbolica dell'ex istituto Vanoni e dello sgombero del centro sociale. L’idea di ricorrere alle ruspe a qualcuno era già venuta precedentemente, se ne era discusso e ci sarebbero le prove nero su bianco.

Affrontato anche l'argomento licenza edilizia

Come riferisce la Rsi, dalle indagini in corso – dopo la denuncia effettuata dai Verdi a seguito della controversa demolizione – sarebbero spuntate infatti alcune mail risalenti alla metà di marzo. Non un periodo qualunque: si era in piena campagna elettorale e alla Stazione Ffs si era appena tenuta una manifestazione non autorizzata sfociata in tafferugli con la polizia. Si era quindi all'apice della tensione, tanto che il Municipio avviò la procedura legale di sgombero ai molinari. Le mail in questione sarebbero girate all’interno della Polizia comunale e poi fra quest'ultima e la Cantonale. Sempre secondo la Rsi, sarebbe stato affrontato anche l’aspetto della licenza edilizia: necessaria per effettuare simili interventi e in questo caso non richiesta, se non in sanatoria.

Mail sottoposte ai municipali interrogati

In quel periodo, rappresentanti del Municipio hanno preso parte a incontri con le autorità di polizia per valutare le varie opzioni. L'esecutivo in corpore ha negato categoricamente sin dall'inizio di aver saputo prima del 29 di questo scenario. E queste mail sarebbero state sottoposte ai cinque municipali – il sindaco Marco Borradori, il vice Michele Foletti, la capodicastero Sicurezza Karin Valenzano Rossi, Filippo Lombardi e Lorenzo Quadri – interrogati come persone informate sui fatti. La loro posizione processuale non è tuttavia nel frattempo cambiata. Impossibile, riferisce la Rsi, sapere invece se il procuratore generale Andrea Pagani abbia modificato quella di uno o più poliziotti.

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