Luganese

Causò danni finanziari per più di un milione di euro

Trenta mesi a un 62enne che esercitò anche senza essere iscritto all'albo dei fiduciari. ‘Un atto di spregio verso le regole Svizzere’

Truffate 46 persone (archivio Ti-Press)
19 luglio 2021
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Trenta mesi di detenzione sospesi per un periodo di prova di due anni per aver causato un danno finanziario complessivo di più di un milione di euro a quarantasei persone. È questa la decisione presa dalla Corte delle assise criminali di Lugano presieduta dal giudice Siro Quadri, nei confronti di un cittadino italiano accusato di amministrazione infedele qualificata, appropriazione indebita ed esercizio della professione di fiduciario senza autorizzazione. Il 62enne, in sostanza, investiva del denaro di terzi nel mercato finanziario, praticando del trading e fungendo da intermediario, promettendo alti guadagni che però non si manifestavano in quanto l’utile generato da un’operazione finanziaria veniva trattenuto dall’imputato e nascosto al cliente. L’accusato, infatti, chiudeva e presentava ai clienti solo le operazioni in positivo mentre lasciava aperte e nascondeva quelle in negativo. Questa operazione lo portava a incassare le commissioni dei clienti, ben disposti a pagarlo, in quanto convinti che i loro soldi stessero fruttando, quando invece i conti erano «praticamente azzerati», come ha spiegato la Procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti. Alla domanda del giudice Quadri concernente il fatto se spiegasse ai suoi investitori i rischi degli investimenti, l’uomo ha risposto che gli presentava solo i «benefici e i possibili guadagni», omettendo i rischi e i pericoli risultati poi veritieri. In più, ai clienti presentava gli estratti conto solo dopo averli modificati e averne cancellato le informazioni negative. 

Ha agito per scopo personale

Le attività illecite si sono verificate tra il 2014 e il 2018 a Lugano, terminante poi con l’arresto a fine 2018. Arresto causato dalle molteplici denunce dei suoi clienti, per lo più italiani. «Il mio errore è stato gestire più conti contemporaneamente, alla fine non riuscivo più a starci dietro», ha sottolineato l’accusato nel corso di dibattimento, ribadendo poi più volte di essersi pentito, di aver compreso i suoi errori e che mai più svolgerà tali attività fuorilegge. Il Procuratore pubblico, però, è stato di un altro avviso. «Non c’è stato un sincero pentimento. Chiedere scusa non basta. Oltre a procurare danni ingenti ai suoi clienti e guadagnare somme importanti solo ed esclusivamente a scopo di lucro, che poi usava per il proprio sostentamento e quello della sua famiglia, ha inoltre svolto consapevolmente la professione di fiduciario senza autorizzazione. Questo è stato un atto di spregio verso le regole sociali vigenti in Svizzera». L’uomo si è difeso spiegando alla corte di non sapere che servisse un’autorizzazione per esercitare la professione di fiduciario, raccontando che all’inizio della sua attività aveva chiesto a un broker residente a Dublino – collegato alla piattaforma di trading Ava Trade che utilizzava per le operazioni d’investimento – se ci volesse o meno, ricevendo una risposta negativa che lo portò ad avviare la sua attività. Una spiegazione che al giudice Quadri non è piaciuta, in quanto ha ribadito che «anche qui in Svizzera, dove lavorava, poteva chiedere delucidazioni in merito alla questione, senza dover chiamare fino in Irlanda, dato che la piattaforma Ava Trade esercita anche nel nostro paese». Ad aggravare la pena, c’è anche il fatto che quando le attività illecite dell’imputato sono iniziate a uscire, e le prime chiamate dei clienti in cerca di spiegazioni arrivavano, il 62enne ha eluso chiamate e messaggi. E quando quasi tutti i clienti hanno capito la verità, lui gli ha chiesto «di nuovo» di metterci ulteriori soldi, con la promessa di riparare i danni. «Fortunatamente questo non è successo. L’imputato ci ha comunque provato mettendo soldi di tasca propria, perdendoli tutti. Non da meno – ha concluso il procuratore – era solito vantarsi con i suoi clienti spiegando loro quanto era bravo nel suo mestiere». Un lavoro, che per sua stessa ammissione, ha studiato solo per qualche mese usando un programma di simulazione e prendendo parte a un corso a tema di due giorni.

Accuse senza possibilità di ricorso

La richiesta dell’accusa, inizialmente, è stata di trentasei mesi di detenzione con l’espulsione dal territorio svizzero. Espulsione poi declinata dalla corte, in quanto l'accusato ha truffato principalmente clienti italiani. La difesa, rappresentata dall’avvocato Marco Masoni, ha invece fatto leva sul pentimento e il ritiro dalle scene illecite del suo assistito. L’atto d’accusa, definito oggettivo e senza possibilità di ricorso dalla difesa, è stato quindi completamente sottoscritto, con una richiesta di pena non superiore ai trenta mesi. L’uomo, che attualmente vive in Italia e che precedentemente aveva abitato in Ticino, ha dichiarato che si rammarica di quello che ha fatto, soprattutto del danno finanziario recato alla sua famiglia, in quanto essa si sosteneva esclusivamente sul suo reddito. «Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto pensando di raggiungere dei risultati positivi sia per me che per i miei clienti. Avrei però dovuto chiudere quelle operazioni che ancora potevano salvare il salvabile».

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