Luganese

Ex Macello, una mail conferma il preavviso della polizia

Sarebbe la ditta che si è occupata della messa in sicurezza del sedime ad aver segnalato la telefonata delle 17.50 del vice comandante della Polcom di Lugano

L'inchiesta penale è in corso (Ti-Press)
2 giugno 2021
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Nuovi sviluppi nella vicenda del presunto ordine d’intervento dato dal Comando della Polcom luganese a una delle ditte coinvolte nella demolizione dell’ex Macello, comunicazione che sarebbe stata inviata dalla polizia prima dell’occupazione da parte dei Molinari dello stabile Vanoni.

‘laRegione’ ha avuto accesso a documenti riservati che confermerebbero l’esistenza di un preavviso telefonico dato alle 17.50 di sabato 29 maggio a una delle ditte intervenute nel “cantiere” in riva al Cassarate. La chiamata, secondo quanto scritto dalla medesima impresa, sarebbe stata effettuata dal vice comandante della Comunale.

Stando a nostre informazioni, ai lavori effettuati tra sabato e domenica all’ex Macello hanno partecipato in tutto tre imprese di costruzione: due incaricate della demolizione e una terza per la messa in sicurezza del sedime. Sarebbe in effetti quest’ultima, intervenuta sul posto soltanto domenica, ad aver segnalato il preavviso telefonico delle 17.50 della Polcom.

La questione del presunto ordine d’intervento è stata resa nota dal sindacato Unia tramite un comunicato stampa in cui indica che almeno una delle tre ditte coinvolte nella demolizione dell’ex Macello ha ricevuto l’ordine d’intervento da parte del comando della polizia di Lugano poco prima delle 18.00 di sabato (ovvero ben prima che fosse messa in atto l'occupazione dell'ex Vanoni, avvenuta intorno alle 18.30). La segnalazione è stata seguita da una nota della Polcom luganese in cui viene smentito “categoricamente che un membro del Comando abbia preavvisato una o più ditte alle ore 17:50 di sabato 29 maggio 2021, cioè prima che avvenisse l'occupazione dello stabile in via Simen”.

Sull’intera vicenda dello sgombero e successiva demolizione dell’ex Macello è in corso un inchiesta penale coordinata dal Procuratore generale Andrea Pagani e dal Procuratore pubblico capo Arturo Garzoni.

 

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