Luganese

Delitto Cantoreggi, l'accusa chiede 17 anni: l'ha massacrato

Per la pp Valentina Tuoni il 36enne austriaco va condannato per assassinio ed espulso dalla Svizzera per 15 anni

La pp Valentina Tuoni
(TI-PRESS)
18 maggio 2021
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Diciassette anni di carcere per assassinio ed espulsione dalla Svizzera per 15 anni. In via subordinata, 12 anni di detenzione per omicidio intenzionale compiuto per dolo eventuale. È questa la proposta di pena formulata dalla pp Valentina Tuoni nei confronti del 36enne austriaco, in aula da stamane per rispondere del delitto di Matteo Cantoreggi la sera del 17 dicembre 2019 alla pensione La Santa di Viganello. 

'Ha agito con freddezza' 

Il magistrato ha così qualificato l'azione di violenza avvenuta nella stanza dell'imputato nei confronti di Matteo Cantoreggi: «L'ha massacrato. Il movente? Perché la vittima non ha obbedito all'imputato, che aveva chiesto a Cantoreggi di lasciarlo stare. L'imputato ha voluto infliggergli la sua supremazia. L'egoismo prevale sopra ogni altra cosa, si è mostrato privo di scrupoli. Ha ammazzato Cantoreggi senza che egli gli avesse fatto nulla che potesse giustificare un atto simile». Secondo il magistrato, il 36enne austriaco ha agito con «perfetta lucidità, era pienamente consapevole dei suoi atti». La perizia psichiatrica agli atti non riconosce nessuna scemata responsabilità al 35enne austriaco e lo definisce perfettamente in grado di capire il carattere illecito dei suoi atti. Il referto attesta inoltre il rischio di recidiva e dispone cure stazionarie in una struttura chiusa.

La pp Tuoni ha lungamente richiamato il diritto, spiegando come il caso odierno prevede una condanna dai 5 anni di carcere fino al carcere a vita. «Nel caso che ci occupa è pacifico che Matteo Cantoreggi è deceduto a causa del soffocamento dovuto al sangue per le ferite inferte dall'imputato. Anche per dolo eventuale, l'imputato doveva mettere in conto che i pugni inferti potevano causarne la morte. Ne ha accettato il rischio». 

La pp: ha mentito, banalizzato e inscenato una pantomima dopo averlo colpito 

Ancora il magistrato: «L'imputato non può essere creduto quando sostiene che "non poteva mettere in conto che la morte di Cantoreggi potesse intervenire". Ha vergognosamente mentito, banalizzando, sostenendo che nella terza lite lo aveva picchiato poco». La pp ha sottolineato l'importanza del testimone, l'uomo che ha aiutato l'austriaco a ripulire la stanza del sangue, il quale ha dichiarato durante l'inchiesta (era pure indagato, ma è morto nei mesi scorsi per overdose, ndr.): "Matteo aveva perso i sensi già dopo che era stato colpito a pugni. Era svenuto - ha detto - tanto che non poteva escludere che fosse morto".

La procuratrice pubblica ha sottolineato: «L'imputato ha lasciato Cantoreggi per 20 minuti inerme, lasciandolo morire. C'è un'assenza di responsabilità dell'imputato, il quale agisce tardivamente. L'imputato non era preoccupato per Matteo Cantoreggi, ma era preoccupato solo per se stesso. Lo spostamento della vittima sul letto rappresenta un aggiustamento sulla scena del delitto». Inequivocabili, inoltre, per la pp le immagini riprese dalle telecamere presenti nella pensione: «Non danno per nulla l'idea di qualcuno che voleva fare pace e si fosse dispiaciuto. Le dichiarazioni dell'imputato sono scevre da logica». 

'La vittima non gli aveva fatto nulla. Ha trascinato il suo corpo come un sacco'

La commisurazione della pena. «La sua colpa è gravissima per l'assenza di motivi: conosceva Cantoreggi da pochi giorni e la vittima non gli aveva fatto nulla. Lo ha colpito ripetutamente, anche quando aveva perso i sensi. Lo ha massacrato. Cantoreggi era barcollante per l'alcol. Ha trascinato il suo corpo come un sacco, una cosa. L'unico aspetto di cui si preoccupa l'imputato sono i suoi costosi pantaloni macchiati di sangue. Nessuna attenuante per l'imputato, che minimizza i propri atti. Dal profilo soggettivo: siamo al dolo eventuale, prossimo al dolo diretto. L'imputato ha volutamente mirato al viso della vittima, il soccorso è stato una pantomima». 

Intanto, l'avvocato Stefano Pizzola, rappresentante dell'accusatore privato, ha anticipato le richieste per risarcimento per torto morale: 40 mila franchi per nonna e padre; 20 mila per i fratelli e 30 mila franchi per la compagna. Alle 14 è atteso il suo intervento. Seguirà l'arringa difensiva dell'avvocatessa, Letizia Vezzoni. 

 

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