Luganese

Lugano, l'assemblea del Molino si sposta alla Foce

Riunione allargata fra 'vecchi' e nuovi sostenitori dell'autogestione. Numerosi gli interventi. Polizia presente con qualche agente in borghese

Un momento dell'assemblea convocata alla foce del Cassarate (Ti-Press/Pablo Gianinazzi)
20 marzo 2021
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Circa duecento persone hanno preso parte nel primo pomeriggio di oggi all’assemblea allargata del centro sociale in zona foce del Cassarate. Un'assemblea indetta dopo la decisione presa giovedì scorso a maggioranza dal Municipio di Lugano (4 favorevoli: il sindaco di Lugano Marco Borradori, il vicesindaco Michele Bertini, Lorenzo Quadri e Michele Foletti; contrari Cristina Zanini Barzaghi, Angelo Jelmini e Roberto Badaracco) che ha dato una sorta di ultimatum al centro sociale. In un clima molto tranquillo, si sono susseguiti diversi interventi che hanno ribadito la necessità dell'esperienza di autogestione a Lugano, avviata 25 anni fa con l'occupazione degli ex Mulini Bernasconi a Viganello. «L'autogestione prende la forma di chi la vive e di chi la crea – è stato detto –. È una forma di partecipazione e di autodeterminazione personale e collettiva». Essendo, l'autogestione, per definizione «contro le logiche patriarcali e autoritarie attuate dal sistema politico ed economico, non vuole e non può sottostare alle regole», è stato ribadito. «Non siamo e non vogliamo essere un'isola felice» è stato inoltre chiarito da chi ha insistito sul fatto che «ci battiamo per avere spazi di libertà». Le discussioni sono continuate per oltre due ore e mezza senza poliziotti in divisa anche se qualche agente in borghese era presente.

Quale resistenza nel contesto pandemico?

Il senso dell'assemblea di oggi è quello di «discutere sulle modalità e le forme per portare la resistenza nella società in questo contesto pandemico che stiamo vivendo. Lo stesso intento della manifestazione di fine ottobre scorso a Molino Nuovo». Di fatto, è stato sottolineato, la pandemia «sta mettendo in evidenza le dinamiche già in atto prima, dinamiche di iper controllo e di riduzione delle libertà individuali e collettive». Dalle ragioni alla storia: «Noi, da 25 anni, abbiamo sempre espresso la nostra critica e la nostra lotta contro le derive sociali, economiche e politiche della società», è stato ricordato. «Non calateci lezioni dall'alto su come dovremmo praticare l'autogestione», è stato messo in evidenza. «Venticinque anni fa e prima dell'occupazione già facevamo lotta politica. Allora, ci dicemmo che senza uno spazio non avremmo potuto andare lontano». Oggi, «chiediamoci quale sia il livello di priorità dell'ex Macello. Non bisogna temere il dialogo con le autorità politiche, non per forza è una posizione di debolezza». L'invito al dialogo è stato però anche messo in dubbio: «Non con questo Municipio». Ci sono poi stati interventi e testimonianze a favore dell'autogestione come spazio di libera espressione culturale, musicale e di idee, che non troverebbero spazio altrove né nelle «forme di mercificazione culturale in vigore oggi come in passato». Altri interventi hanno posto l'interrogativo su come reagire di fronte al «recente ricatto del Municipio di Lugano, un ricatto usato già in passato dall'autorità. Noi dovremmo scendere a patti con chi ci ricatta?» C'è anche chi ha chiesto una presa di distanza nei confronti di chi si è reso protagonista di episodi di violenza alla stazione Ffs di Lugano lunedì 8 marzo e in piazza Molino nuovo lo scorso ottobre.

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