Luganese

Giovani, social, creativi: il successo a prova di Covid

Quattro interviste ad altrettanti giovani imprenditori del Luganese, che hanno saputo cogliere le opportunità digitali anche durante questa crisi

Mirko, Danilo, Erald e Luca: quattro giovani che anche nel difficile 2020 sono riusciti a realizzarsi con successo
5 febbraio 2021
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In comune hanno la giovane età, la creatività, l'audacia, la resilienza e l'ottimismo. A differenziarli, le storie di vita e i percorsi professionali scelti. Sono Danilo, Erald, Luca e Mirko. Quattro giovani della regione, spaccato di una generazione che affronta i primi passi nel mondo professionale in concomitanza con la pandemia da Covid-19. Ragazzi piegati dalla più grave crisi economica del dopoguerra, che ciononostante hanno saputo reinventarsi senza perdere la fiducia nel futuro: quattro storie di successo personale e professionale in un momento difficile.

Quando Instagram diventa strumento di lavoro

Mirko Cotti Piccinelli ha trovato il proprio riscatto nel mondo dei social. «Circa due anni fa ho creato su Instagram la pagina ‘Ticino Tour’. Eravamo un gruppo di amici – ricorda –, senza uno scopo preciso. Desideravamo promuovere le attività per il tempo libero nel nostro cantone». Inaspettato, il boom: «A un certo punto sono aumentati di molto i followers (oggi circa 15'000, ndr) e le interazioni, la gente ha iniziato a fermarci per strada e farci complimenti, chiederci consigli. Le stories e i post raggiungevano tranquillamente le 6-7'000 persone». Una ‘fanbase’ ampliata e... maturata. «Inizialmente erano solo o quasi giovani fra i 16 e i 21 anni: il nostro target iniziale. Oggi oltre il 50% di chi ci segue ha più di 25 anni». Grazie a questo seguito, a inizio 2020 il 24enne di Gravesano si è reso conto delle potenzialità del progetto: aveva fra le mani un potente strumento di marketing. «Terminato il servizio civile ho deciso di non continuare a studiare né di cercare un lavoro ma di puntare tutto su quest'attività. Mi sono dato un anno di prova, se non fosse andata avrei fatto altro».

‘Funziona soprattutto con chi lavora coi giovani’

Un anno coinciso con la pandemia, e ciononostante di successo. Grazie al contesto – «rispetto a realtà come Zurigo e Milano eravamo in ritardo» – e a un po' di audacia. «Cercavo le aziende che volevano promuoversi su Instagram, le contattavo e presentavo loro i servizi che potevo offrire, in particolare legati alla promozione sui social. Con alcune la collaborazione è andata molto bene, con altre meno, ma in generale è stato un anno di successo». Il lavoro ha funzionato soprattutto con chi lavora con i giovani: «Durante l'estate ho fatto molto in ambito di feste, locali, discoteche. Ho lavorato con un centinaio di aziende in un anno, anche molto grandi». Vita notturna ed eventi, ma anche specifici segmenti di mercato molto legati all'economia transfrontaliera: «Molti professionisti (ristoratori, parrucchieri, estetisti, ndr) hanno approfittato del fatto che la gente andava molto meno in Italia per i loro servizi». Poi, con l'arrivo dell'autunno e della seconda ondata il vento è cambiato.

‘Mi aspetto un boom nel post pandemia’

«Nell'ultimo mese soprattutto c'è stato un forte calo. È di nuovo quasi tutto chiuso, i Carnevali sono stati annullati: chi vuole fare pubblicità?». Mirko non si dà però per vinto: «Ho cambiato clientela, ora lavoro tanto sui progetti online. Secondo me questo periodo è servito molto a tanti imprenditori, che si sono finalmente accorti di quanto si sia sviluppato negli ultimi anni il mondo dei social. Ho avuto tante richieste di clienti un po' all'antica, ma che desideravano buttarvisi. Spero che grazie a questa nuova consapevolezza al termine della pandemia ci sarà un boom di lavoro». Una fiducia per il futuro che il giovane vorrebbe estendere al resto della sua generazione. «Sono cresciuto fra pessimisti, che dicevano di voler partire, andare a lavorare Oltralpe o a studiare all'estero. Invece in Ticino si sta bene. Vedo giovani che hanno ambizioni, progetti, voglia di fare e di creare, e però si lamentano del fatto che nessuno li capisca e sia in grado di aiutarli a realizzarsi. Mi rivedo in questa loro sensazione e vorrei dire loro di tener duro e insistere».

Un sogno di famiglia all'insegna della pizza

Chi ce l'ha fatta è Danilo De Vittorio. Il 32enne di origine salentina ha realizzato non solo il proprio sogno, ma anche quello dell'intera famiglia. Da sette anni gestisce infatti il ristorante La Pergola di Cadempino, dove lavorano anche papà Luigi, mamma Stefania e il fratello Stefano. «Mi sono laureato in Economia e amministrazione delle imprese – racconta –, ma abbiamo sempre avuto l'idea di fare qualcosa assieme come famiglia». L'occasione si è presentata nel 2014, quando il titolare precedente del locale – dove il padre già lavorava – è andato in pensione: «Conoscevamo già il posto, io avevo il diploma cantonale di gerente (conseguito nel 2012, ndr) e così abbiamo rilevato l'attività». La Pergola era un locale un po' in difficoltà, ma con il cambio di gestione è cresciuto diventando un punto di riferimento nella regione, soprattutto per la pizza: «Sì, vero. Partecipiamo anche ai campionati europei e mondiali, siamo gli unici in Ticino a farlo».

Questa situazione? ‘Può rivelarsi anche un'opportunità’

Una notorietà che ha varcato i confini luganesi, ma che come tutti a marzo si è scontrata con il Covid-19. «All'inizio non è stato facile – ammette Danilo –. Nessuno era preparato a un evento del genere, chiudere la propria attività dall'oggi al domani è difficile da accettare. Dopo la fisiologica incertezza iniziale e un periodo di riflessione, siamo partiti con take away e delivery (consegna a domicilio, ndr). La risposta è stata molto positiva. Se un locale ha lavorato bene nel tempo, troverà sempre una soluzione». Di tutti i settori economici, la ristorazione nell'ultimo anno è stato sicuramente uno dei più colpiti dalla crisi e forse uno dei più decisi nel farlo notare. Come giudica il giovane gerente le lamentele dei colleghi? «Da un lato le comprendo: i meno giovani hanno meno strumenti per reagire a una crisi come questa. D'altra parte, a nessuno fa piacere questa situazione, che però può rivelarsi anche un'opportunità a patto che si reagisca nella giusta maniera». Ancora una volta, grazie ai social. «Siamo partiti anni fa su Facebook, è stato un modo per rinfrescare la nostra clientela, mentre ora siamo più attivi su Instagram: è comodo, veloce, e rispecchia in pieno il nostro target. Ci avvicina al cliente, soprattutto vista la lontananza forzata. Prospettive? Crescere sempre di più: non ci abbattiamo, abbiamo ambizione e progetti. A breve ci saranno tante novità. Abbiamo sempre più richieste e siamo anche su Divoora (piattaforma specializzata nella consegna a domicilio di alimentari, ndr). Non vediamo l'ora di riaprire».

Il ‘guru’ dei locali

E sebbene non sia un gerente, deve proprio a due locali di Lugano – il Patron Pub di piazza Dante e il Lugangeles di via Canova – la propria fortuna professionale Erald Harlicaj. Il 24enne crede molto nelle proprie capacità e potenzialità. «So di essere un po' presuntuoso nel dirlo – ammette –, ma so di essere bravo. So creare contenuti digitali e sono molto bravo nel marketing: se un bar è in crisi, so farlo rinascere». Dopo una formazione commerciale, Erald si è rimboccato le maniche studiando (informatica, ai corsi serali della Scuola superiore specializzata) e lavorando contemporaneamente, finché due anni fa ha deciso di lasciare gli studi. «Ho deciso di sfruttare le mie competenze in informatica e marketing, i miei contatti nel Luganese – racconta –, e così, pian piano, da cose molto piccole come creare siti web e organizzare delle serate mi sono ritrovato ad avere un business a tutti gli effetti». Oggi il giovane luganese ha da poco avviato una ditta individuale (la Cloud Nine Vision), e vanta già alcune storie di successo alle spalle.

‘Non avremo nulla da invidiare al resto della Svizzera’

Emblematico il caso del Lugangeles: Erald è la mente dietro alla resurrezione dell'ex Montecristo, da un punto di vista dello sviluppo concettuale, informatico, digitale, pubblicitario. «Ci siamo messi al lavoro a novembre, sviluppando un'idea che già avevamo: portare a Lugano l'ambiente dei tropical cafè di Miami. Il locale poi ha aperto il 19 dicembre, tre giorni prima della chiusura imposta dalle autorità – ricorda – e ciononostante siamo riusciti a costruire una community di clienti tale da permettergli di lavorare grazie al delivery». La chiusura del 22 in effetti «ce l'aspettavamo. Vedevo la gente ammassarsi nei negozi. Nel 2020, quando si può fare shopping online, risparmiando tempo (ride, ndr). I mezzi pubblici poi erano più pieni delle discoteche di quando le hanno volute chiudere. Siccome ce l'aspettavamo, siamo partiti il 22 con il take away e il 26 con il delivery: il sistema era già pronto. Se un locale va male, la colpa è di chi lo gestisce». E nonostante la crisi, Erald guarda con ottimismo al futuro prossimo. «Sono già in contatto con diversi altri gestori e proprietari di locali del Sottoceneri. Stiamo aspettando che possano riaprire per fare diverse cose interessanti: non saranno i classici ristoranti dove andare solo per mangiare. Sono convinto che, salute permettendo, entro il 2022 a livello di ristorazione e discoteche non avremo nulla da invidiare al resto della Svizzera. La gente vede Lugano come una città noiosa, ma non sarà più così».

La passione per gli animali, e l'idea: un tour educativo allo zoo

Chi non si sta di certo annoiando è Luca Bordoni, che proprio nel 2020 ha avuto l'idea per emergere: organizzare dei tour educativi allo Zoo di Magliaso. Una storia anche di crescita personale la sua: «Fin da piccolo ho sempre amato gli animali, ma quando ho dovuto scegliere una scuola ho temuto che la mia passione non mi garantisse un futuro professionale. Così mi sono iscritto al Centro professionale commerciale di Chiasso, ma è stata un po' una scelta di ripiego. Col tempo sono venuto a conoscenza della professione di guardiano di animali selvatici e così mi sono iscritto alla Scuola medico-tecnica di Locarno e l'anno scorso mi sono diplomato». Durante i tre anni di formazione il 24enne di Mendrisio ha svolto proprio a Magliaso l'apprendistato: «Facevo tutto ciò che concerne gli animali, dalla cura alla pulizia, al foraggiamento». A ottobre «sarei dovuto andare in Sudafrica per lavorare sei mesi in una riserva. Avrei dovuto fare anche la guida di safari, ma non sono potuto andare a causa della pandemia e così mi è venuta l'idea di creare un tour educativo qui da noi». Un giro, inedito per le nostre latitudini, di quattro ore, durante il quale i partecipanti entrano in contatto diretto con gli animali dello Zoo di Magliaso, con il quale Luca ha iniziato a collaborare da indipendente.

Il boom? Ancora grazie ai social

Ad agosto comincia a pubblicizzare l'attività sulla sua pagina Instagram (zookeeper_luca) e il riscontro si rivela esplosivo: «Sono arrivate tante richieste, il lavoro è costantemente cresciuto, malgrado l'offerta limitata. Posso fare solo un tour al giorno, perché non si può dare troppo cibo agli animali (ride, ndr)». Famiglie, ma soprattutto giovani, spesso coppie: grazie al passaparola Luca è diventato ricercatissimo. Ma a causa della seconda ondata ha dovuto reinventarsi nuovamente: «A dicembre avevo in programma venti tour e ho dovuto annullarli quasi tutti. Adesso, dato che quest'attività è chiusa almeno fino a fine febbraio e in Africa non si può andare, ho deciso di fare sei mesi al Tierpark di Goldau. È anche un'opportunità per imparare il tedesco, perché nel mio settore bisogna essere consapevoli che si può iniziare in Ticino ma è difficile restarvi. Chissà che, quando il Tierpark riaprirà al pubblico, non mi permettano di fare anche qui dei tour educativi. È un'idea che piacerebbe anche ai clienti ticinesi, la richiesta c'è».

‘Il mio obiettivo è portare nel cuore delle persone l'amore per gli animali’

Durante i tour Luca condivide tutte le proprie conoscenze sugli animali: «Spiego tutte le loro principali caratteristiche. Comportamento, alimentazione, riproduzione, habitat, conservazione. Cerco di creare una connessione fra partecipanti e animali. Parlo molto anche dell'importanza delle istituzioni zoologiche, di tutto il lavoro che c'è dietro e che spesso è poco noto. In passato ci sono stati degli errori, ma oggi gli zoo danno un grosso contributo alla salvaguardia degli animali e dei loro habitat, alla ricerca scientifica. Un mio grande obiettivo è portare nel cuore delle persone l'amore per gli animali. E infatti, parte del ricavato dei tour verrà investito in progetti di salvaguardia degli animali. Molto probabilmente, se tornerà l'occasione di andare in Africa li devolverò lì sul posto». Quando successo fa rima con cuore.

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