Luganese

Là dove volano le oche: la luganese Tessa nei ghiacci artici

Biologa, al lavoro nel master di Conservazione, la 23enne di Gravesano ci racconta la sua esperienza nelle isole Svalbard e l'incontro con gli orsi polari.

Tessa Viglezio biologa di Gravesano in Norvegia
25 luglio 2020
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Seguire le oche facciabianca nel loro migrare dalla Scozia alla Norvegia, dove poi poter loro contare le uova e le penne. Informazioni sul campo con cui Tessa Viglezio ne farà una tesi di master in Conservazione, dopo la laurea in Biologia a Neuchâtel. Dal 28 giugno la studentessa di Gravesano si trova alle isole Svalbard. Due mesi nella stazione olandese (la 23enne frequenta infatti l'Università di Groningen) alla 'caccia' di volatili e di dati che le permetteranno di verificare o meno i cambiamenti nella muta del piumaggio fra maschi e femmine. «La mattina e la sera giro nel villaggio di Ny Alesund per un totale di circa 7 chilometri, conto gli esemplari, le famiglie, i pulcini – ci sorride attraverso la videochiamata Whatsapp, in quanto vige il silenzio radio e le consuete telefonate sono offlimit –. Sono arrivata ad osservarne fino a 170, ma attualmente sono presenti solo una cinquantina. Molte di più ne posso osservare se mi sposto all'interno delle tredici isole del fiordo».

Al 79° parallelo di latitudine Nord, la vita è immersa totalmente nella natura e nelle sue fasi, tanto che anche addormentarsi può risultare un'impresa: «Il sole in questo periodo non tramonta mai, ci troviamo infatti sopra al Circolo polare artico e abituarsi alla mascherina sugli occhi non è stato facile...». Intorno (ci fa vedere dal telefonino) casette colorate e tanto ghiaccio! «Oggi (ieri per chi legge, ndr) sono circa 10 gradi e posso dire che fa caldo... la media è di 5 gradi con punte fra i meno 7 e i più 13, mi sono messa anche in maniche corte! Molto freddo è invece il vento».

'L'Artico? Noi essere umani qui siamo solo ospiti'

E proprio il clima è fra i temi più dibattuti a livello mondiale di questa regione, dove negli ultimi anni – ci riporta le osservazioni dei ricercatori locali Tessa – la media delle temperature è salita di 2,4°, «tanto» spiega la problematica in una sola parola. Qui la studentessa luganese sta vivendo un'esperienza indimenticabile, un amore per la Terra e gli animali che ha provato fin da piccola: «Non c'è stato un evento particolare che mi ha portato a intraprendere questa strada, l'ho cominciata però ad avvertire forte verso la seconda media. Sono sempre stata socia del Wwf. In Norvegia ero già stata qualche anno fa con lo Swiss Artic Project, tanto da innamorarmi di questo posto e di volerci tornare. Il master spero mi aiuterà a trovare un lavoro, magari in Ticino, al Cantone o al Museo di storia naturale nell'ambito dello studio degli ecosistemi di cui la Svizzera ne è ricca, così come dal punto di vista biologico».

Ora Tessa però più che al futuro guarda al presente, a incontri anche inaspettati, come quello di qualche giorno fa con un orso polare: «Fortunatamente non è più una cosa così eccezionale – risponde alla nostra sorpresa anche solo ad immaginare la vista di un enorme plantigrado bianco –. La specie è protetta in tutto l'Artico e la popolazione sta dunque aumentando. Lo riscontriamo nel villaggio dove ne ho già visti ben cinque. Il mio supervisore, nel tempo della mia quarantena, obbligatoria prima di poter aggregarmi al team di studiosi, ne vedeva uno quasi ogni giorno. Del resto – ci dice saggiamente la studentessa – questo posto non è degli esseri umani, ma degli animali, degli orsi, come delle volpi artiche e delle renne. Noi siamo solo ospiti».

Gli orsi e il loro futuro

Nessuna paura dunque dell'orso? «Come le tigri agli orsi piace la carne umana, non sono come gli altri animali che attaccano l'uomo per semplice difesa. Per questo è necessario muoversi nel fiordo con tutte le necessarie cautele, l'orso può essere molto pericoloso. L'impatto sulla specie dei cambiamenti climatici? Cacciando le foche, cibo fondamentale per loro in quanto ricco di grassi, hanno bisogno della banchisa e lo scioglimento dei ghiacci li porta ad adattarsi mangiando uova di uccelli marini. Contenendo però proteine non è quello che si dice il loro cibo ideale. Il problema per gli orsi è che devono quindi adattarsi molto velocemente per sopravvivere ai mutamenti del clima».

Quale dunque il bilancio, ora che si è raggiunto il giro di boa di questo emozionante viaggio? «È bellissimo, adoro stare qui! Posso godere di una comunità molto unita e di paesaggi mozzafiato. Quando esco la mattina dalla mia stanza è un'emozione continua, come fosse il primo giorno. L'ambiente che mi circonda è affascinante. Se penso che sono arrivata qui senza sapere quasi nulla e ora mi trovo arricchita di conoscenze e contatti! Ho imparato davvero molto».

 

 

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