Luganese

Ezio Merlo, pescatore: 'Chi se la ridono sono le trote'

Il covid-19 frena la pesca professionale, che registra perdite di guadagno fra il 70 e l'80%, ma rilancia canna e amo quale hobby.

31 marzo 2020
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Sono giorni di silenzio e sguardi dalla finestra che si perdono nel Ceresio, desiderosi di captare qualche segnale di vita. Un airone, le poche auto che scorrono sul pontediga di Melide, gli alberi che cominciano a rinverdire sulle pendici del monte San Salvatore. Un inizio di primavera che sembra ancora orfana delle sue prime rondini, una natura quasi frenata da un virus che continua a dispensare sofferenza e preoccupazioni e che ci chiude nelle case. Uno scorrere del tempo lento che ben si addice alle caratteristiche dei pescatori, uomini (e donne) pazienti, 'scialli' direbbero le nuove generazioni. Sono sagome, le loro, che spesso si confondono fra le acque del lago, capitani di se stessi, imbarcati su piccoli natanti, fin dalle prime ore del giorno.

Fra di loro Ezio Merlo, parrucchiere per professione, ora in pensione, ma pescatore da sempre per passione, punto di riferimento da svariati anni per tutta la categoria, oggi membro della Commissione italo-svizzera per la pesca sui grandi laghi e da oltre otto anni segretario del Consorzio di manutenzione arginature del Basso Mendrisiotto. Lo chiamiamo in una mattinata bigia, non solo per il coronavirus, desiderosi di conoscere il motivo della presenza, negli ultimi giorni, di diverse barche. Si continua a pescare? «Dobbiamo fare una premessa, ovvero suddividere la pesca professionale dalla pesca dilettantistica – risponde ai nostri interrogativi –. Per la prima categoria siamo fermi. La chiusura dei ristoranti e il problema dei trasporti ha comportato perdite di guadagno nell'ordine del 70-80%». Undici i pescatori 'al palo', di cui una professionista e dieci semi-professionisti. «Diverso per la pesca quale hobby – ci fa sapere Merlo – che sta vivendo in queste settimane un 'revival'. Chi ha la fortuna di avere una barca, prende l'occasione del distanziamento sociale, scende in acqua ed evita così contatti con altre persone riscoprendo anche un passatempo magari accantonato per gli impegni lavorativi o familiari. È questo il periodo, peraltro, di pesci quali il coregone o il lavarello, fra i migliori da mettere in tavola!».

Perché non pensare, anziché ai ristoranti, ai negozi di alimentari, che rimangono aperti, in tempi di chiusure forzate, e sono sicuramente interessati a beni di prima necessità come lo è il pesce? «Non è così semplice – ci evidenzia le difficoltà il nostro interlocutore – anche perché, fin da prima l'emergenza sanitaria, i grandi magazzini fanno capo a rivenditori ufficiali che spesso si rivolgono al mercato estero, più a buon mercato. Le porto un esempio. Il luccioperca noi non possiamo venderlo a meno di 45 franchi al chilo, quanto loro si possono permettere costi di 30 franchi al chilo. Vede che è difficile concorrere... anche per questo sui banconi non si trova più il persico. In questo senso sarebbe necessario intavolare una maggiore collaborazione con Assoreti. Più facile è sul lago Maggiore, dove la tradizione dei prodotti ettici locali è più marcata, sono meglio organizzati e il fronte professionistico è più incisivo».

Con la decisione del Consiglio di Stato di chiudere bar e ristoranti il principale canale di smercio è dunque chiuso, le perdite sono importanti ma per il pesce fresco e autoctono resta il privato: «Qualcuno continua a richiedercelo, soprattutto chi lo fa anche nel resto dell'anno e in tempi meno allarmistici». Forse un risvolto positivo potrebbe essere rimarcato nelle acque più chiare, dopo lo stop a numerose attività economiche ticinesi? «Certo, con la chiusura temporanea di molte aziende, ai depuratori arrivano già acque meno inquinate, ma questo non influisce sulla pescosità o meno». Ad averne beneficio, soprattutto, i pochi ami lanciati con l'inizio della stagione di pesca nei corsi d'acqua del cantone, avvenuto il 15 marzo: «A chi mi chiedeva qualche giorno la situazione ho risposto 'le trote se la ridono' – scherza con l'affabilità che sempre dimostra alla stampa Merlo –! C'è poca gente in giro e così lungo i fiumi e i torrenti, è come se la stagione non fosse ancora iniziata...».

 

      

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