Luganese

#piuvelocidelvirus: il tam-tam social contro il covid-19

La campagna e il concorso, che hanno raggiunto migliaia di contatti, sono stati ideati dalla luganese Guenda Bernegger. L'abbiamo intervistata.

Frammento del video vincitore del secondo premio
21 marzo 2020
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#piuvelocidelvirus. Un hashtag chiaro, un messaggio immediato per cercare di battere sul tempo la diffusione del contagio da Covid-19. E un concorso, conclusosi martedì sera, con l'annuncio, mercoledì, dei vincitori, ai quali sono andati premi per 1500 franchi. In questi giorni di stop forzato di molte attività e di apprensione generalizzata, siamo stati testimoni di numerose iniziative pubbliche e private a sostegno della collettività. Fra queste, si è velocemente fatta spazio sui social la campagna e il relativo concorso ideati dalla luganese Guenda Bernegger.

Qual è lo scopo di #piuvelocidelvirus?

Usare la viralità di un video sui social per cercare di rallentare la diffusione del virus, coinvolgendo i giovani, affinché diventino loro stessi promotori di consapevolezza. Contribuire a rafforzare anche in loro il senso di responsabilità individuale, attraverso strumenti creativi e visivi. In tutta questa vicenda soffriamo anche della nostra incapacità di rappresentazione: perché vediamo sempre solo quello che è visibile, i numeri di oggi, mentre oggi stiamo determinando quello che sarà tra alcuni giorni. Sebbene sappiamo tutti che cosa sia una progressione esponenziale, l'argomento "da noi ci sono ancora pochi casi" continua a rassicurare le zone meno toccate. Il virus avanza più veloce rispetto alla nostra consapevolezza. Per questo, lo scopo era di dare visibilità a quello che ancora non vediamo, ma anche a quanto possiamo, dobbiamo fare, ora. Una delle idee di partenza era che già solo il fatto di leggere il bando del concorso fosse un modo per fissare l'attenzione dei ragazzi su queste informazioni. Con la speranza che poi le potessero portare avanti loro.

Com'è nata l'idea?

In modo spontaneo. Ha cominciato a farsi strada già un paio di settimane fa. Era un sabato: i contagi erano ormai in aumento anche da noi, ma non era ancora stato dichiarato lo stato di necessità (il Consiglio di Stato lo decreterà l'11 marzo, ndr). Erano però già state emanate disposizioni e indicazioni, anche riguardo alla distanza sociale. Dovevo terminare un trasloco e ho scelto di spostarmi di sera tardi, immaginando che così non ci sarebbe stato in giro nessuno. Invece, sorprendentemente il centro di Lugano era pieno di gente. E nessuno si curava delle distanze. In un locale, ho persino intravisto chi condivideva un microfono per cantare al karaoke! Così ho preso coscienza di quanto tempo intercorra fra il momento della promulgazione delle norme e quello della loro applicazione: troppo tempo, quando di tempo purtroppo non ne abbiamo. A ridosso del week-end successivo, prima che venissero chiusi i locali pubblici, mi sono chiesta come potessi contribuire, nel mio piccolo, da casa mia, per tenere a casa anche gli altri. Non solo in Ticino, ma anche nel resto della Svizzera e dell'Europa.

E poi?

Ho sentito dunque l'urgenza di fare qualcosa per raggiungere soprattutto i ragazzi. Qualcosa di più rispetto al mio tam-tam individuale con i giovani del mio entourage. Così ho messo nero su bianco le frasi che reputavo importante che passassero  – da qui è nato il testo che poi è servito da base per il concorso (consultabile sul sito, ndr). Ma occorreva che fossero i giovani a interpretarle, a farle proprie traducendole nel loro linguaggio, per comunicarle più efficacemente ai loro pari. Un’amica di Milano, Francesca Acerboni, è stata contagiata dall'idea e mi ha supportata, aiutandomi sin dalla creazione e diffusione del bando. Ma soprattutto ribadendo incessantemente, dal suo osservatorio lombardo, pochi chilometri distante e pochi giorni più avanti di noi rispetto all'allerta e alle misure per l'avanzata del virus, l'urgenza di non sprecare il vantaggio temporale dove ancora presente. Poi si è aggiunta, sempre per contagio di idee, anche Monique Bosco-von Allmen, che con i suoi figli ci ha dato un grande rinforzo. È nato così addirittura un sito e il concorso si è diffuso, anche grazie alla traduzione in varie altre lingue, oltre i nostri confini, raggiungendo moltissimi contatti e andando ben al di là di quella che era inizialmente un'urgenza individuale. 

Il concorso prevedeva un premio in denaro: 600 franchi al 1° classificato, 400 al 2° e 300 al 3°. Chi ha messo a disposizione questo denaro?

Sullo slancio, mi sono detta: io metto in palio quello che posso. Quindi, sì, sono soldi miei principalmente, ma anche di un amico che, al volo, al momento in cui ha sentito del progetto, si è detto disposto a contribuire al concorso, per aumentare il monte premi. (Poi, i dubbi... Si potrà? Un conoscente avvocato mi ha allora rassicurata sulla legalità di un'azione così informale).

E come sono stati scelti i vincitori?

Essenzialmente per l'immediatezza comunicativa. I video dovevano essere realizzati in poco più di 24 ore, per cui non si trattava di fare un'opera artistica, bensì di puntare sulla capacità di raggiungere i propri pari con il messaggio fondamentale: agiamo ora, stiamo a casa, per scelta... finché ci è possibile scegliere (di fatto, questi messaggi invecchiano in fretta!).

Il concorso si è chiuso martedì sera. L'iniziativa è quindi terminata?

Visto che l'emergenza si protrarrà ancora a lungo, non escludiamo di far continuare il progetto anche dopo il concorso. Eventuali iniziative future verranno indicate sul sito www.piuvelocidelvirus.com.

 

 

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