Luganese

Ex macello di Lugano, 'qui siamo e qui resteremo'

Nel dibattito pubblico tenutosi all'Usi gli autonomi ribadiscono la ferma volontà di non lasciare la storica sede concessa dal Municipio nel 2002

5 marzo 2020
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“Il dialogo in tutte le occasioni permette di andare oltre. Isolarsi non è mai la soluzione, bisogna confrontarsi con questa società che è sempre più spaventata. L’ex macello è una realtà che divide la popolazione, in particolare oggi”. Sono le parole dell’ex consigliere di Stato socialista Pietro Martinelli, al termine del dibattito organizzato dall’associazione Aida nell’aula magna dell’Università della Svizzera italiana (Usi). Un dibattito a cui ha partecipato anche il rettore dell’Usi Boas Erez che ha trovato “molto arricchente la serata” e durante la stessa ha ribadito la sua apertura nei confronti della realtà autogestita con la quale avrebbe condiviso volentieri i futuri spazi dell’ex macello. L’autogestione, lo ricordiamo, è presente all’ex macello di Lugano dalla fine del 2002, quando venne sottoscritto un accordo fra l’associazione che rappresenta il centro sociale e l’autorità cittadina.

Mezzo secolo di rivendicazioni

Moderato dal giornalista Fabio Dozio, il dibattito ha preso le mosse dai “quasi cinquant’anni di rivendicazione di spazi liberi in città”. E tramite un filmato sono state ripercorse le tappe principali del percorso che portò nel 1996 all’occupazione degli ex Mulini Bernasconi di Viganello da parte di un gruppo di giovani che dopo anni di discussioni senza esito con la Città, una sera di ottobre prese i l'ormai ex stabile dove oggi sorge un distributore di benzina e un centro commerciale. Al dibattito non ha invece partecipato, per motivi di salute, l’ex sindaco di Lugano Giorgio Giudici che assieme a Giuliano Bignasca consegnò agli autonomi un terzo del sedime lungo il fiume Cassarate. Quella convenzione è peraltro giuridicamente tutt'oggi valida ma la maggioranza dell’attuale Municipio, con il via libera della maggioranza del Consiglio comunale, ha indetto un concorso di idee che non prevede la presenza del centro sociale. In altre parole, prima o poi, gli occupanti dovranno lasciare gli spazi, agli occhi dell’autorità. Tuttavia, come emerso a più riprese durante la serata, gli autonomi non hanno alcuna intenzione di andare via da dove sono. Prima o poi questo nodo verrà al pettine.

Poi vi fu il Maglio di Canobbio

E fra il pubblico c’è chi ha ricordato i mesi successivi allo sgombero deciso dal governo cantonale del Maglio di Canobbio, dove si era sistemato il centro sociale dopo l’incendio doloso che li obbligò a lasciare gli spazi di Viganello. Quei due o tre mesi di attività dell’autogestione nelle piazze e nelle strade di Lugano, spinse l’ex sindaco – dipinto da Martinelli come un ‘politico furbo’ – a concedere l’ex macello pur di non vederli nella strade della città. Una decisione che ribaltò il volere della maggioranza del Consiglio comunale. Nella serata, Martinelli ha ricordato anche il lavoro svolto dalle varie commissioni che in quegli anni, verso la metà degli anni 90 del secolo scorso, lavoravano per cercare una soluzione. Invano. Occorreva e occorre la volontà del Comune. E la Città di Lugano ha sempre nicchiato, un po’ scaricando la responsabilità al Cantone, un po’ perché ha sempre considerato l’esperienza come problematica.

L'autogestione che non molla

Bruno Brughera, presidente dell’associazione Aida (Associazione in difesa dell’autogestione), ha invece ribadito il sostegno al concetto di autogestione, perché lo ritiene un diritto, per cui si impegna a divulgare informazioni e testimonianze a favore di quanto viene realizzato e proposto all’interno dell’ex macello. Martinelli ha invece osservato: “Sono qui perché ho un debito di promesse fatte al centro sociale che il Consiglio di Stato non è mai riuscito a mantenere”. Quando venne sgomberato, lui in effetti non era più in governo. Eppure la necessità e il bisogno sociale di spazi autogestiti, oltre a esistere in altre città svizzere, venne riconosciuto ma sempre e soltanto sulla carta. Nasce anche da questa disillusione da parte dei membri del centro sociale, l’assenza di dialogo con le attuali autorità cittadine che hanno fatto spesso orecchie da mercante. Tanto che, ha detto un sostenitore dell’esperienza, “ora siamo all’ex macello e lì resteremo”. Non solo. Una persona che partecipò alla prima occupazione di Viganello ha ricordato che “l’esperienza non si può cancellare”. Il conflitto con l’attuale autorità è latente, “fate in modo che non esploda”. Numerosi gli interventi del pubblico. Da segnalare anche la presenza di qualche consigliere comunale di Lugano, mentre nessun municipale ha partecipato alla serata.

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