Luganese

Incendio in carcere, chiesti 6 anni per il ladro seriale

Trenta mesi invece la richiesta di pena per il complice dei furti. La pp Lanzillo: ‘Modus operandi spesso segnato da violenza’.

21 novembre 2019
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«Due delinquenti, giovani ma già di lungo corso, particolarmente pericolosi perché disorganizzati e influenzati da alcol e droga». È stata una requisitoria relativamente breve ma incisiva quella della procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, che ha tracciato il profilo dei due maghrebini accusati di una decina di reati. Fra questi, spicca l’incendio appicato dal 23enne nella propria cella del carcere di Lugano dov’era detenuto, e poi la serie di furti commessi da lui e dal complice 26enne.
Colpi che, come ricostruito dalla pp, sono stati una dozzina e commessi nel giro di soli tre giorni alla fine di ottobre 2018. Entrati a Chiasso, i due hanno rubato un’auto e dirigendosi verso nord - la destinazione pare fosse la Germania - hanno commesso una serie di furti prevalentemente in automobili e abitazioni private. Il loro viaggio criminale si è concluso in Mesolcina, dove - dopo un ulteriore colpo messo a segno in un ristorante - la polizia grigionese ha identificato la vettura rubata, arrestandoli e dando avvio all’inchiesta. Il valore complessivo della refurtiva è di 205’000 franchi per il 23enne e di 64’000 per il 26enne. «Si muovevano arraffando quel che potevano, senza uno schema preciso, senza assicurarsi che le case fossero vuote e configurandosi così come pericolosi». Un’imprevedibilità tradottasi in alcuni episodi di violenza: una famiglia del Bellinzonese è stata minacciata e aggredita durante una rapina dal 23enne, mentre l’altro - tirando un calcio a una porta - ha ferito una donna durante un altro colpo.

L'accusa: 'A rischio la salute e la vita di numerose persone' 

Sebbene i due imputati abbiano dichiarato di conoscersi a malapena, secondo gli inquirenti sarebbero in realtà amici di lunga data, tant’è che si erano messi d’accordo di spartirsi il bottino a metà.
Lanzillo ha chiesto al termine del suo intervento sei anni di detenzione per l’algerino 23enne e trenta mesi per il marocchino 26enne. In particolare, sul primo pesa il tentativo di evasione pianificato come conseguenza dell’incendio. Il giovane ha ammesso infatti di aver voluto approffittare della giacenza in ospedale per scappare. E il ricovero per intossicamento c’è effettivamente stato, ma il suo piano è fallito. Anzi: «Col suo agire ha messo a rischio la salute e la vita di numerose altre persone». E il reato di incendio intenzionale da solo pesa per la metà della richiesta di pena formulata dalla pp. Da non sottovalutare infine, per entrambi, i reati legati alla circolazione «viste le condizioni psico-fisiche in cui guidavano (sotto l’effetto di alcol e droga, ndr)».
Poche le attenuanti - fra queste i trascorsi personali difficili -, visto che non solo hanno collaborato poco con gli inquirenti, ma i numerosi precedenti «non hanno insegnato loro nulla». Chiesta infine per entrambi l’espulsione dalla Svizzera per 15 anni.

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