Luganese

Coca e violenze, 'poi ho trovato Dio'

Condanna sospesa per un 32enne che dice di essersi rimesso sulla retta via

(Ti Press)
7 giugno 2019
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«Questa per lei è l’ultimissima chance». Ancora una condanna, sono una mezza dozzina in dieci anni, ma resta a piede libero il 32enne del Luganese che è stato condannato a 7 mesi, sospesi però con la condizionale, oggii dalle Assise correzionali di Lugano, in seguito all’ennesima bravata. Imbottito di alcol e cocaina, era entrato in una camera dell’hotel Besso scavalcando il balcone e, una volta fermato aveva dato in escandescenze all’interno del veicolo della polizia, al punto di quasi provocare un incidente. Gli agenti dovettero fermare il furgone e ammanettare l’uomo in mezzo alla strada. Il fatto successe verso l’alba del 30 agosto 2017. Il 23enne aveva preso una camera in hotel, ma per qualche motivo fece irruzione nella camera accanto passando dalla balconata. Sul veicolo poi prese a testate di finestrino e si tuffò verso i due agenti seduti ai posti anteriori rompendo tra l’altro un porta I-pad e il supporto della leva del cambio. Comportamento pericoloso oltre che stupido; e poteva costargli caro, al di la della gravità intrinseca del gesto. La sua fedina penale già elencava fra i precedenti pure condanne per rapina,per droga, lesioni, impedimento atti di autorità (tentò di scappare durante un controllo in dogana) e altre situazioni in cui la costante è stata il temperamento fumantino, probabilmente aggravato dal consumo di sostanze. Anche l’ultimo episodio ha riproposto questi elementi. «Non ero in me» ha spiegato ieri il 32enne in aula penale. Poi, un fatto nuovo: «Ho trovato Dio». L’uomo ha iniziato a frequentare una chiesa avventista, partecipando «fra alti e bassi» anche alle funzioni religiose del sabato. «L’anziano della chiesa per coinvolgermi mi ha affidato la responsabilità della parte del suono», praticamente l’audio durante le funzioni. Sarà stata la rinnovata religiosità, o una presa di coscienza della situazione (il 32enne è pure padre di un adolescente) fatto sta che dall’estate del 2017 questo turbolento personaggio non ha più dato problemi alle autorità. La cosa, unitamente alla completa ammissione dei reati commessi, incluso il consumo di cocaina e cannabis, ha convinto la pubblica accusa – la procuratrice pubblica Chiara Borelli – e la giudice Manuela Frequin Taminelli a concedere, appunto, l’ultima occasione. Quattro anni il periodo di prova. Il suo difensore Stefano Camponovo ha accolto favorevolmente questa soluzione.

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