Luganese

Lugano: il Molino dove lo metto?

Lunedì prossimo in Consiglio comunale si voterà sul concorso di progettazione per l'ex macello, senza soluzioni per l'autogestione

Ti-Press
6 maggio 2019
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La sede definitiva del centro sociale autogestito di Lugano, una necessità: lo sostengono in molti, ma dopo moltissimi anni di discussioni e polemiche una soluzione ancora non si vede. Rischia invece di materializzarsi la lettera di sfratto dalla sede attuale, ovvero l’ex Macello, antico stabile (protetto) situato in ‘quasi centro’ città, lungo il fiume Cassarate. Della questione dibatterà lunedì prossimo 13 maggio il Consiglio comunale cittadino, nell’ambito di una richiesta di credito (450mila franchi) “per l’organizzazione del concorso di architettura per il recupero e la valorizzazione del comparto dell’ex Macello di Lugano”.

Dietro una operazione all’apparenza pacifica si scorge in realtà il ‘foglio di via’ al centro sociale Csoa il Molino, che vi è insediato dal lontano 2002. Infatti, la risoluzione che andrà al voto dei consiglieri, rifacendosi al contenuto del messaggio, esclude di fatto i ‘molinari’ dalla futura destinazione degli spazi. Il Municipio dal canto suo afferma di affrontare il problema di una futura destinazione, che di fatto però non è ancora stata trovata. Siamo insomma a un passaggio cruciale nella ultraventennale vicenda dell’autogestione a Lugano, iniziata con l’occupazione dei vecchi Molini di Viganello (che diedero il nome all’associazione), dove oggi ci sono un supermercato e una stazione di servizio, continuata in una nuova sede al Maglio, sul piano della Stampa, e dal 2002 (in seguito a uno sgombero) appunto presso l’ex Macello.

Decisionismo

Il rapporto di maggioranza della Commissione della pianificazione del territorio è stata stilata da ben quattro relatori (Giovanni Albertini, Mario Antonini, Tiziano Galeazzi, Ero Medolago) di Plr, Ppd, Udc e Lega, però ci sono anche quattro firme con riserva. I consiglieri auspicano che “si apra finalmente una fase di concreti passi in avanti. Non si tratta solo dei tempi imposti dalle procedure applicabili, si tratta di mostrare finalmente quello che oggi la popolazione pretende, ovvero decisionismo”. E gli autogestiti? “Si chiede con determinazione che il Municipio possa trovare una nuova sistemazione a coloro che oggi si identificano in questa realtà.

Chi la vive e vi si identifica deve invece, dal canto suo, smettere di opporre rifiuti categorici e immotivati e trovare fattivamente il dialogo con i rappresentanti della Città e andare oltre certi steccati ideologici. L’area in questione non deve più essere ostaggio di un atteggiamento francamente incomprensibile e precostituito”. I contenuti previsti nella rinnovata area del macello sono: spazi per le manifestazioni, spazi di coworking e co-studying, alloggi per studenti, con ostello o albergo, ristorante e “spazi esterni piacevoli”.

I due relatori di minoranza, Carlo Zoppi (Ps) e Nicola Schönenberger (Verdi) osservano che “l’obiettivo di valorizzare il sedime ne uscirebbe rafforzato se all’interno dell’ampio sedime dell’ex Macello una parte venisse riservata alle attività sociali e culturali del Csoa, dando vita a una coabitazione costruttiva e sinergica fra Comune e realtà culturali indipendenti che arricchiscono la nostra città con una programmazione non convenzionale e non istituzionale apprezzata dall’utenza”. Una posizione che, visti gli equilibri politici, difficilmente farà breccia. Al Csoa resta comunque una ‘ancora’ con l’ex Macello rappresentata dalla Convenzione stilata nel 2002 dall’associazione Alba, dal Cantone e dal Comune: La Città potrebbe disdirla, “per giusta causa” ma è facile prevedere una forte opposizione, legale e non solo.

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