Luganese

Aggregazione Tresa, a Sessa è partita la raccolta firme

È iniziata ufficialmente ieri sera la mobilitazione della popolazione del comune malcantonese, favorevole al matrimonio con Croglio, Monteggio e Ponte Tresa

Sessa (Foto Ti-Press)
21 febbraio 2019
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Era nell'aria, ora ci siamo. Ieri sera a Sessa è ufficialmente partita la raccolta firme per chiedere di essere reintegrati nel progetto aggregativo di Tresa. A confermarcelo è il primo cittadino del comune malcantonese, Andrea Lavagetti: «La maggioranza del legislativo e dell'esecutivo sono sempre stati favorevoli, stiamo cercando di fare tutto quanto è in nostro potere affinché l'aggregazione avvenga a quattro e non a tre». Nata l'anno scorso per volontà dei Municipi di Croglio, Monteggio, Ponte Tresa e appunto Sessa, l'iniziativa ha ricevuto l'avvallo del Consiglio di Stato, che ne ha apprezzato la spinta dal basso.

Un voto negativo per 19 voti

A complicare le cose ci ha pensato la votazione consultiva svoltasi il 25 novembre. Sebbene nel complesso i votanti dei quattro comuni abbiano accettato la fusione col 54%, a Sessa – per 19 voti – fu affossata. Dopo iniziali valutazioni, il Consiglio di Stato ha preso due settimane fa la decisione di dar seguito al progetto, ma con solo i tre comuni che alle urne si sono espressi favorevolmente. Una notizia che, seppur fosse fin dall'inizio sul tavolo, ha spiazzato compagine politica e cittadinanza di Sessa. Perciò, l'esecutivo ha inviato una lettera il 12 febbraio al governo chiedendo di tornare al progetto iniziale.

Obiettivo della petizione? «Il 60% dei votanti»

Identico lo scopo ora di questa petizione: dieci punti che sottolineano tutti gli aspetti positivi del processo aggregativo, secondo il quale Sessa sarebbe il polo culturale e del tempo libero di Tresa. Una posizione che rischierebbe di perdere, se l'unione dovesse avvenire fra dieci anni. «Rischiamo di perdere peso contrattuale – valuta il presidente del Consiglio comunale –, adesso entreremmo nel nuovo comune come una perla, fra dieci anni come una biglia». Affinché sia considerata un successo la petizione deve essere sostenuta dal 50%+1 degli aventi diritto al voto, «ma il nostro obiettivo è il 60%».

I tempi sono stretti

Stretti i tempi invece: «Abbiamo una decina di giorni» sottolinea Lavagetti. È infatti imminente il messaggio del Consiglio di Stato e non è detto che la lettera municipale e la petizione cambino le intenzioni espresse poche settimane fa. Questi segnali potrebbero invece avere un effetto decisivo su chi avrà l'ultima parola nella vicenda: il Gran Consiglio. La partita quindi è ancora tutta aperta.

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