Luganese

Casinò di Campione, lavoro in Ticino per 20 ex

Mentre alcuni tavoli da poker col logo della casa da gioco appaiono a Zurigo, il futuro statuto doganale europeo parificherà l'Iva a quella svizzera

ti-press
13 dicembre 2018
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Si assottiglia il numero degli ex dipendenti del Casinò di Campione che, cittadini Aire come residenti in Ticino, hanno beneficiato della disoccupazione svizzera. Sono una ventina le persone che hanno trovato lavoro in Ticino in diversi settori, fra cui anche quello del gioco d'azzardo (alcuni al Casinò di Lugano, ndr). Un numero destinato a crescere: lavoratori in disoccupazione, dopo aver partecipato a corsi mirati, non possono rifiutare per più di tre volte le proposte di lavoro. Se lo dovessero fare, perderebbero il diritto, che in base all’accordo fra l’Unione europea (Ue) e la Svizzera, per i primi 5 mesi è rimborsata dall’Inps, per cui alla Svizzera potrebbe risultare a costo zero.

Intanto, in riva al Ceresio, si attende la decisione dei curatori fallimentari che da un momento all’altro dovrebbero spedire le lettere di licenziamento collettivo a 481 ex dipendenti del Casinò. Anche se stamane, con inizio alle 9, davanti ai giudici della quarta sezione della Corte d’Appello civile verrà discusso il reclamo presentato da Comune, Casinò Campione d’Italia Spa e Banca Popolare di Sondrio, avverso alla sentenza di fallimento pronunciata lo scorso 26 luglio dal Tribunale del fallimento di Como.

La sentenza può essere pronunciata entro tre mesi. Nel frattempo, in un locale commerciale in fase di allestimento di Zurigo sono comparsi alcuni tavoli da gioco poker con il logo del Casinò di Campione d’Italia che si trovavano nelle sale della casa da gioco dell’enclave. Tavoli che sono di proprietà di una cooperativa dell’enclave. La segnalazione è scattata ed è stata recapitata ai curatori fallimentari.

Non sarà zona franca

Campione d’Italia non diventerà una zona franca come Livigno né ci sarà una dogana all’arco dell’enclave che delimita il confine. L’inclusione dell’enclave e delle acque italiane del lago di Lugano nel territorio doganale dell’Ue, approvata lo scorso maggio dalla Commissione Europea (Ce), su richiesta del governo italiano, riguarda il valore aggiunto (Iva) e non ha niente a che fare con Livigno dove non si prelevano tasse per importare merci. Anzitutto, quanto approvato dalla Ce, fa seguito alle trattative Italia-Svizzera sul segreto bancario elvetico, sul nuovo sistema fiscale dei frontalieri (naufragato), sulle peculiarità di Campione, ed è basato sull’accordo sottoscritto con la Svizzera.

L’inclusione di Campione nel territorio doganale dell’Ue entrerà in vigore il 1° gennaio 2020, non il prossimo anno. La data è stata posticipata su richiesta di Roma perché manca il via libera ai decreti attuativi. La misura interessa i commercianti di Campione che non dovranno più pagare sia l’Iva svizzera (poco meno dell’8%) che quella italiana (22%). Commercianti che pagheranno, alle dogane italiane, solo un tassa pari all’Iva svizzera.

La misura “è ritenuta essenziale per garantire condizioni di parità fra operatori economici svizzeri e quelli di Campione tramite l’applicazione di un regime di imposizione indiretta locale”, in linea con l’Iva svizzera. Nel testo si legge che “l’esclusione dall’Iva (italiana, ndr) verrà accompagnata da un’imposta locale sul consumo coerente con quella elvetica che assicuri parità trattamento con il contesto economico svizzero”.

La misura agevola i commercianti di Campione (di riflesso i loro clienti con prezzi in calo), che, con il nuovo regime fiscale potranno dedurre dalla dichiarazione dei redditi l’Iva pagata, oggi impossibile. Sul tema il consigliere nazionale Ppd Marco Romano ha presentato ieri un’interpellanza al Consiglio federale, chiedendo quali siano le conseguenze, per il Ticino e la Svizzera, di questo

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