Luganese

'Con l'acido voleva farmi sparire'

Centinaia di e-mail, pedinamenti, minacce all'amica e al nuovo fidanzato: chiesti 3 anni e 3 mesi per un 44enne accusato dall'ex compagna di coazione e stalking

‘Appostamenti? Erano incontri casuali’ (Ti-Press)
10 dicembre 2018
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Gli spintoni per lui sono ‘trussi’, le sberle discussioni, le minacce richieste di aiuto, gli appostamenti incontri casuali e gli inseguimenti desiderio di parlarle. È «una realtà a suo piacimento», come evidenziato dall’avvocato Carlo Borradori – rappresentante degli accusatori privati con la collega Giovanna Bonafede Squillaci (ovvero la vittima e il suo nuovo compagno) – quella portata in aula oggi davanti alle Assise Criminali da un 44enne, luganese, videoperatore e oggi titolare di una società di marketing e comunicazione. Lungo l’elenco delle accuse, tanto – come indicato dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli, che ha ereditato l’incarto da Amos Pagnamenta, diventato nel frattempo giudice – da spaziare in tutto il Codice penale. Sull’uomo pesano, peraltro, diversi precedenti legati a vie di fatto (nei confronti di una seconda ex compagna), favoreggiamento e infrazione alle norme della circolazione (per ben sei volte gli è stata ritirata la patente a causa di sorpassi irregolari e velocità).

È, dunque, pesante la posizione dell’imputato – per il quale l’accusa ha chiesto in chiusura di giornata la condanna a 3 anni e 3 mesi –, «incostante nelle deposizioni, non lineare e manipolatorio» come evidenziato dalla magistrata. Diversamente credibile la sua vittima, la giovanissima compagna ai tempi dei fatti (fra il 2011 e il 2013), presa di mira dall’imputato, dopo che lo aveva lasciato, con minacce e una lunghissima serie di email che le chiedevano, anche con toni minacciosi, di tornare con lui. Minacce poi attuate anche contro l’amica e il nuovo compagno della vittima.

Spunta anche una decapitazione

In aula la presidente Manuela Frequin Taminelli (affiancata dai giudici a latere Aurelio Facchi e Manuel Borla) ha passato in rassegna i diversi capi d’accusa: dalla coazione (nel tentativo di estorcere all’ex compagna la password di Facebook l’avrebbe intimorita avvicinandole al viso un accendino) alla minaccia (la donna ha dichiarato che le aveva detto che ‘avrebbe preso una tanica di acido per poi portarla vicino al lago e farla sparire’), dalla grave infrazione alle norme della circolazione (tentando di fermare l’auto della compagna insieme all’amica avrebbe rischiato uno scontro frontale) alle lesioni semplici, dal danneggiamento all’istigazione a falsa testimonianza (convincendo la nuova compagna a dichiarare il falso nel corso dell’inchiesta), dalla pornografia (trovate sui suoi computer decine di file con oggetto atti sessuali con animali e atti violenti tra adulti) a rappresentazioni di atti di cruda violenza (per aver detenuto su un suo dispositivo informatico la decapitazione di una donna).

«La vittima – non ha nascosto la pp – ha mentito solo una volta, ovvero sul come si erano conosciuti, un annuncio per escort, un’unica bugia della donna che non oscura la sua linearità, la sua costanza e la sua credibilità. Perché aveva tutto il diritto di dire basta! L’imputato – ha diversamente rimarcato la procuratrice – ha negato, ammesso parzialmente, ha rivisitato le sue... rivisitazioni. Lei chiedeva solo di essere lasciata stare, lui ha messo in atto i tipici comportamenti dello stalker». Una colpa che Chiara Borelli ha dunque definito grave «anche per aver costretto le sue vittime a convivere con un ‘grande fratello’», (arrivò a creare falsi profili social femminili).

«Oggi che la mia assistita si è costruita una vita felice, mamma di due bambini – le ha fatto eco Borradori – quella relazione continua a darle sofferenza. L’imputato ha invece sempre cercato il controllo totale, così come delle relazioni avute prima e dopo. Una persona prevaricatrice, bugiardissima, violenta, che minimizza ogni suo atto, per lui è sempre colpa degli altri». Quelle vittime – come sottolineato dall’avvocato Bonafede che ha avanzato un risarcimento per torto morale – «che in aula oggi diventano per l’imputato aggressori». Prima della Camera di consiglio, domani mattina, spazio alla difesa.

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