Luganese

Segre, scintille Quadri-Ps sulle scuse di Bertoli

Il controverso post del municipale leghista fa scattare l'interpellanza socialista all'esecutivo di Lugano e un aspro scambio di battute

6 dicembre 2018
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“Tutto ha un limite… Stop allo spaccio di odio”: è quantomai chiaro il titolo dell’interpellanza presentata dal gruppo Ps-Pc in Consiglio comunale. Un’interpellanza, scattata anche dopo il commento firmato da Lorenzo Erroi apparso ieri su ‘laRegione’, che chiede all’esecutivo di Lugano se condivide quanto pubblicato sui social dal municipale leghista Lorenzo Quadri, che ha criticato le scuse pubbliche alla senatrice italiana e testimone dei campi di concentramento nazisti Liliana Segre da parte del Consigliere di Stato Manuele Bertoli, che secondo lui avrebbe approfittato della situazione per fare campagna elettorale.

Ma c’era proprio bisogno di un atto parlamentare? «Non potevamo più far finta di nulla. L’ultimo post di Quadri rappresenta la goccia che ha fatto traboccare il vaso, facendo peraltro fare una brutta figura alle nostre autorità cantonali e a quelle comunali che l’hanno invitata a Lugano – risponde la capogruppo Ps Simona Buri –. Quando critica le scuse a una persona che sulla sua pelle ha vissuto quel periodo nefasto della storia europea, vuole dire che Quadri non ha neppure il rispetto di quello che è stato, oppure ritiene che ciò che è successo andava bene». Nell’interpellanza, il gruppo ha porto scuse pubbliche a Liliana Segre, il cui vissuto “non è narrativa horror ma storia che va raccontata e spiegata alle nuove generazioni per evitare che si ripetano situazioni del genere”. Non solo. «Ci pare che Quadri quando pubblica questo genere di post, ogni volta si dimentichi del ruolo istituzionale che ricopre a livello comunale e nazionale – osserva Buri –. Non può scrivere ciò che vuole solo perché la Lega l’ha sempre fatto sul ‘Mattino della domenica’ (che lui dirige, ndr) e perché nessuno dice niente. Sono curiosa di sentire cosa ne pensa il sindaco di Lugano Marco Borradori, che dovrà pur esprimere un certo imbarazzo, se non una presa di distanza dal suo collega». Una presa di distanza invocata dalla Sinistra, che nell’atto parlamentare sottolinea che queste esternazioni sono un “livello politico basso”, “offensivo e di cattivo gusto”, di cui si vergogna.

«Il mio profilo Facebook non lo gestisce il Municipio e ci mancherebbe altro. Come non devo rendere conto di quello che ci scrivo, evidentemente l’esecutivo non deve rendere conto dei miei post» replica il municipale, sostenendo che sia fuori luogo la scelta di ricorrere a un’interpellanza piuttosto che a un comunicato stampa.

Risposto a questa contestazione – su cui chiaramente a questo punto dovrà prendere posizione il Municipio –, il capodicastero Socialità conferma le sue posizioni. «Bertoli ha colto l’occasione per fare campagna elettorale, per fare propaganda alla politica delle frontiere spalancate dimenticando che se in Svizzera e in Europa cresce l’antisemitismo la colpa è di una politica migratoria scriteriata che porta anche islamisti e antisemiti. Ritengo inoltre che la sinistra, con i suoi attacchi a Israele, contribuisca a diffondere l’antisemitismo. È quindi contraddittorio e incoerente da un lato scusarsi e dall’altro – tramite queste politiche migratorie – stendere il tappeto rosso al ritorno dell’antigiudaismo». Quadri rinvia anche al mittente le accuse di veicolare l’odio: «Comincino a guardare in casa propria. Sono intolleranti, diffondono loro odio e disprezzo nei confronti di chi la pensa diversamente». E sul ‘casus belli’, ossia le scuse a Segre? «Non sono entrato nel merito, non le discuto. Ritengo che non mi competano. E forse neanche a Bertoli, ma a un’autorità federale».

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