Luganese

Farmaceutica Ginsana a Bioggio: licenziamenti con il contagocce

L'azienda confrontata con un problema economico legato al calo delle vendite ha tagliato una quindicina di posti. Preoccupato il Municipio chiede un incontro.

5 dicembre 2018
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Settant’anni di storia e sul territorio ticinese, nel Comune di Bioggio, da cinquanta. «Per anni – come ci spiega un ex dipendente, Maurizio Parma – fiore all’occhiello come ditta farmaceutica sia per il rapporto lavoratori-direzione sia per la grande qualità del prodotto». Poi, da luglio, “l’ingranaggio” ha lanciato segnali poco ottimistici e quella che era una risorsa si è tramutata, licenziamento dopo licenziamento, in difficoltà (si parla di una quindicina di persone a cui è stato disdetto il contratto su circa 190): «Chiamiamolo pure con il suo nome: stato di crisi aziendale» rimarca l’ex magazziniere, dall’estate scorsa in pensione ma ancora attento alle sorti dell’azienda dopo essercisi recato per ben 32 anni: «Non posso rimanere sordo, cieco ma soprattutto muto. Si dice che siano licenziamenti mirati, studiati a tavolino, ma stiamo parlando di persone che dall’oggi al domani si ritrovano a casa». La sua, laddove non è mai esistita una commissione del personale, è un’alzata di scudi soprattutto contro i manager: «Ai nuovi dirigenti, che vengono dall’Australia, con mentalità anglosassone, dico che come sempre avete scelto la strada più breve e facile; laddove ci sono troppi costi, si taglia il personale, così è facile fare il manager, senza pensare, magari, ad investire in ricerca e sviluppo di prodotti nuovi, ad esempio, in nuovi mercati. Ho imparato che è proprio in momenti di crisi che bisogna pensare a soluzioni alternative, si aguzza il cervello, è lì che si misura il valore di un vero manager, ma chiaramente così facendo hanno preso due piccioni con una fava, perché con questa politica del licenziamento, fanno lavorare il restante personale sotto una specie di spada di Damocle sulla testa... sempre con la paura che il prossimo sei tu. Così si lavora male, sappiatelo!».

Preoccupazioni raccolte anche dal Municipio di Bioggio, riunito in seduta lunedì: «Abbiamo chiesto un incontro con i vertici per capire cosa sta succedendo, sulla volontà o meno di rimanere nel nostro comune – ci conferma il sindaco Eolo Alberti –. A preoccuparci è soprattutto il fatto che, da nostre informazioni, vengono lasciati a casa coloro che hanno sopra i cinquant’anni e residenti a Bioggio o nei dintorni. Alcuni di loro non vogliono esporsi in prima persona, perché ancora sotto contratto, ma gli è stato comunicato il licenziamento da un giorno all’altro. Non capiamo il perché – annota il capo dell’Esecutivo bioggese – e per questo l’incontro è volto a ricevere chiarimenti, come facciamo con le grandi società, preoccupati anche dai risvolti finanziari. Di più non so quanto potremo fare... Da quello che sappiamo non vi è, comunque, la decisione di smettere la produzione. Magari mi sbaglio e non assumeranno nessuno al posto di chi è lasciato a casa, ma, pur non avendo prove, la deduzione è quella che si opti per personale frontaliero».

Non direttamente sollecitati, ma interpellati dai singoli, i sindacati. «Raccolta la voce dei licenziamenti – risponde ai nostri interrogativi Vincenzo Cicero di Unia – ci siamo resi disponibili per un incontro con i dipendenti, ma ad oggi (ieri per chi legge, ndr) non abbiamo avuto ancora alcuna conferma. Non ho, dunque, per ora elementi per dire qualcosa di più dei luoghi comuni e non posso neppure al momento chiedere un incontro con la direzione in quanto non abbiamo avuto mandato dai dipendenti. Già sopra i sei licenziamenti la procedura andrebbe comunque annunciata all’Ufficio cantonale per la sorveglianza del mercato del lavoro, ma dalle informazioni che ho non sembra sia stata adottata».

Parla di «un problema economico legato al calo delle vendite in atto negli ultimi due anni» Federica de Gennaro, responsabile delle risorse umane di Ginsana, nel rispondere alle nostre richieste in merito all’attuale delicata situazione: «L’azienda ha cercato di contenere i costi nei diversi settori, ma ciò non è stato sufficiente. Chiaramente è stato difficile prendere questa decisione, anche perché ci rendiamo conto dell’impatto sulle persone e sulle loro famiglie, però per proteggere il futuro dell’azienda e dei dipendenti che restano, la scelta è stata forzata. Crediamo ad ogni modo che in futuro saremo in grado – chiosa la portavoce – di ricostruire il successo di questa azienda e siamo, dunque, aperti ad assumere personale quando le vendite ripartiranno».

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