Campione d'Italia

Dipendenti comunali: la paga non arriverà a breve

Previsti ingenti tagli al personale, si parla di diverse decine. I dettagli si sapranno in settembre dopo la decisione dei giudici del Tribunale fallimentare di Como

Ti-Press
10 giugno 2018
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Anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella a breve verrà a conoscenza del dissesto finanziario del comune di Campione d'Italia. Su proposta del ministro dell'Interno Matteo Salvini, il presidente della Repubblica dovrà controfirmare il decreto di nomina del commissario chiamato a mettere ordine nei conti del comune dell'enclave e fare chiarezza sui motivi che hanno portato a una situazione disastrosa che dovrà essere superata. ''Non esiste l'ipotesi che non si riesca a sistemare i conti'' osserva uno dei massimi esperti comaschi in una materia decisamente complessa. Il problema è capire  quale prezzo dovranno pagare gli oltre cento dipendenti comunali che da tre mesi e mezzo non ricevono lo stipendio. E la possibilità che a breve possano essere pagati, considerato che dal Casinò non arrivano le risorse, è da escludere. Inoltre, non esistono soluzioni che si possono adottare dall'oggi al domani.

Il prefetto di Como Bruno Corda ha fissato per le 15 di giovedì 14 giugno un incontro con la Rsu comunale e le Organizzazioni sindacali del pubblico impiego. Ciò che appare inevitabile, e di questo sono consapevoli i lavoratori del Comune, è una robusta sforbiciata ai livelli occupazionali. Il numero degli esuberi non è noto (che fine ha fatto lo studio affidato ad una società specializzata milanese?) ma appare scontato che saranno di diverse decine. Probabilmente non si conoscerà prima del prossimo mese di settembre, in quanto il futuro del ''sistema Campione'' dipende dalla decisione che prenderanno i giudici del Tribunale fallimentare di Como, presso il quale pende la richiesta di fallimento della Casinò Campione d'Italia, società di gestione della casa da gioco, avanzata dalla Procura lariana, per ''inadempienza finanziaria'' e la richiesta di Concordato preventivo da parte dell'unica azienda campionese in grado di produrre risorse, cosa che con alterne fortune è andata avanti sino al febbraio 2015, periodo in cui il cambio euro-franco svizzero era arrivato a sfiorare la parità.

La data fatidica è quella del 17 settembre prossimo, termine ultimo concesso dai giudici fallimentari alla Casinò Campione d'Italia di presentare un piano che deve prevedere la ristrutturazione dei debiti (60 milioni di franchi con il comune e 30 milioni di franchi con la Banca Popolare di Sondrio che ha in mano il destino dell'enclave) e un piano industriale di rilancio.  Per quanto è dato sapere non spaventa il continuo calo degli incassi, considerato fisiologico, legato alla confusione e al clamore suscitato dalla richiesta di fallimento. Nel frattempo Salmoiraghi è tornato a parlare (lo ha fatto in consiglio comunale) della opportunità di appaltare a privati la gestione del Casinò, ipotesi che oltre a scontrarsi con le leggi in vigore dovrebbe far riflettere considerato l'ultimo precedente: per ritrovarlo occorre fare un balzo all'indietro di 34 anni. Tornare alla ''notte di San Martino'' (11 novembre 1983). Il blitz nei quattro Casinò italiani (Campione, Saint Vincent, San Remo e Venezia) ordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano poneva fine, in modo traumatico, alla gestione privata della casa da gioco dell'enclave. Gestione mafiosa, riconducibile al ghota di  Cosa Nostra (Nitto Santapaola, in primis), favorita dagli amministratori pubblici dell'epoca, arrestati in quanto corrotti.  Quaranta giorni di buio assoluto in sala, prima della riapertura del Casinò gestito da una società pubblica. 

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