Luganese

Tram-Treno, c'è posta per il Consiglio di Stato

In ballo un progetto da 400 milioni di franchi, fra chi chiede di approfondire e chi non vuole temporeggiare, per non perdere il... treno della Confederazione

27 febbraio 2018
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Quasi una cinquantina di domande, divise in dodici capitoli. È corposo il questionario che il Consiglio di Stato (Cds) ha ricevuto nei giorni scorsi da parte delle commissioni della Gestione e della Pianificazione. Oggetto dell’interrogare, uno dei più grossi temi al vaglio del Gran Consiglio: il Tram-Treno del Luganese. «Sono domande piuttosto varie» spiega uno dei correlatori della Gestione Daniele Caverzasio; «non sono poche – aggiunge il collega Nicola Pini –, ma il messaggio governativo è di carattere tecnico e finanziario: lascia diversi punti in sospeso che vorremmo chiarire». Fra questi, anche alcuni aspetti particolarmente controversi: la possibilità di tracciati alternativi nella zona industriale fra Bioggio e Manno e l’ipotesi del prolungamento della linea tramviaria fino alla stazione Ffs di Taverne-Torricella.

Il messaggio sul grosso credito che dovrebbe portare alla realizzazione della tratta nel 2027 è stato rilasciato nel settembre scorso. Da allora se ne occupano la Gestione, chiamata a stilare un rapporto, e la Pianificazione, che dovrà dare un preavviso. La lista di domande consegnata al governo è figlia di un audit tenutosi ai primi di febbraio proprio con il Cds. Tra le questioni più importanti poste sul tavolo, quelle delle modalità e della tempistica per il finanziamento dell’opera. Per realizzare il collegamento, la Confederazione metterà infatti a disposizione 400 milioni di franchi, mentre il Cantone è chiamato a sborsarne 63. «Lo scopo è di non far slittare il finanziamento – spiega Caverzasio –, una delle domande quindi è: entro quando ritiene il Cds che debba essere approvato il credito da 63 milioni in modo da non pregiudicare l’ottenimento del grosso finanziamento?».

Caverzasio: ‘Non temporeggiamo’ Pini: ‘Giusto approfondire il tema’

In quest’ottica sono da leggere pure le domande sulla zona industriale e sul prolungamento fino a Taverne: quali modifiche possono essere tollerate da Berna? Le domande riguardano però anche temi meno noti. Dalla mobilità aziendale a quella privata, dalla posizione della fermata per l’aeroporto (che sarà spostata più a nord) all’uscita terminale di Lugano, dal destino dell’attuale linea Flp fra Agno e Lugano alla capienza dei P&R di Bioggio. E se tutti sono concordi sull’importanza del progetto, diverse sono le sfumature dei due relatori nell’interpretazione di questo momento.

«Il Cds ha fatto il suo, il messaggio è uscito in modo molto celere – l’opinione del leghista Caverzasio –. Noi, stiamo cercando di rispettare questo ritmo per portare il tema in Parlamento in tempi rispettabili. Il Ticino deve dare un segnale di presenza a Berna e non temporeggiare. Dobbiamo essere coesi e pronti ad andare avanti con il progetto. Il bene superiore di una regione che chiede una mano in tema di mobilità, deve prevalere sugli interessi di privati». «È un argomento veramente importante, è normale ci sia attenzione. Si tratta di valutare se non vi siano dei margini di miglioramento – puntualizza a sua volta il correlatore del Plr, Pini –, nei tempi che ci permettano di non perdere il treno dei finanziamenti».

Da noi sollecitato, Pini nega che vi sia volontà di frenare: «Le domande poste riguardano una serie di elementi emersi durante l’approfondimento del messaggio e delle varie prese di posizione scaturite. Prima di andare in Gc dobbiamo avere risposte chiare: è una questione di responsabilità». Parola quindi ora al governo.

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