Luganese

Denaro sporco ripulito al Casinò di Campione?

L'ipotesi di riciclaggio di soldi della comunità cinese a Milano è emersa in seguito all'operazione Jolly

Il Casinò dell'enclave usato come lavatrice per i soldi della comunità cinese del capoluogo lombardo (foto: Keystone)
4 febbraio 2018
|

C'è il sospetto che parte dei soldi sporchi provenienti dalla comunità cinese di Milano possano essere stati ripuliti al Casinò di Campione d'Italia. È una delle ipotesi investigative che emerge dall'"operazione Jolly" che condotta dai carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Roma, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) capitolina.

L'operazione, negli scorsi giorni, ha portato all'arresto di 20 persone (12 in carcere e 8 ai domiciliari) fra Milano, Roma e Londra. Per altri cinque indagati, il gip della capitale ha stabilito l'obbligo di dimora. Complessivamente gli indagati sono trentatré. Le accuse formulate dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, capo della Dda romana, vanno dal riciclaggio internazionale all'emissione di fatture per operazioni inesistenti, all'evasione fiscale. Reati contestati ai componenti di due organizzazioni malavitose. Stando all'accusa, una delle due organizzazione avrebbe, dal 2015 al 2016, ripulito 15 milioni di euro, il ''nero'' della comunità cinese meneghina. E altri 3 milioni di euro provenienti dal traffico di droga sarebbero stati ripuliti dalla seconda organizzazione.

Dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere si apprende che il cash dei cinesi veniva raccolto da due romani risultati legati ai Casamonica, noto clan di nomadi, e alla ''Banda della Magliana''. La coppia per far funzionare al meglio la lavatrice dei soldi sporchi, affidava il contante a un romano, amico stretto di Massimo Carninati, personaggio dell'estrema destra, nonché esponente della ''Banda della Magliana'' e boss indiscusso del ''mondo di mezzo'', e a un 54enne libico che vive in una suite da 1'000 euro a notte di un hotel a cinque stelle di Milano.

Per gli inquirenti della Dda, la coppia, per il tramite di una società riconducibile al libico, avrebbe emesso fatture false per trasferire i soldi della comunità cinese milanese sui conti correnti di una società, con sede a Londra, controllata da prestanome dei cinesi, che in questo modo rientravano in possesso del denaro ''ripulito''.

L'ipotesi che parte dei soldi sporchi provenienti dalla comunità cinese milanese possa essere stata riciclata in riva al Ceresio, deriva dal fatto che, gli investigatori capitolini, avrebbero accertato che il libico era un cliente abituale del Casinò dell'''enclave''. Un cliente che, si dice, era solito giocare grosse somme.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔