Luganese

Moltiplicatore al 78%, è ricorso

La riduzione dall’80 per cento è contestata dall’ex consigliere comunale leghista Patrick Pizzagalli

Ti-PRESS
27 gennaio 2018
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Niente riduzione delle imposte in città. Che il moltiplicatore d’imposta resti all’80 per cento a Lugano e che venga annullata la riduzione al 78 adottata dal legislativo il 18 dicembre dell’anno scorso. È quanto chiede l’ex consigliere comunale leghista Patrick Pizzagalli che ha dato mandato all’avvocato Nicola Fornara di presentare ricorso al Consiglio di Stato, inoltrato nella giornata di ieri. Un ricorso che chiede, dapprima, di mantenere il moltiplicatore d’imposta all’80 per cento e, nel caso che la richiesta non venisse accolta, di annullare la decisione del 18 dicembre 2017 relativa al preventivo 2018 di Lugano e il rinvio dell’incarto al Consiglio comunale.

Resta ignota la portata del ricorso che potrebbe lasciare in sospeso la decisione sulla riduzione ma pure bloccare il documento finanziario. In quest’ultimo caso sarebbe un grosso problema. Significherebbe interrompere le spese della Città e dell’Amministrazione che sarebbero limitate alle uscite vincolate da decisioni precedenti e da quelle imposte da leggi superiori. Sarà il Servizio ricorsi del Consiglio di Stato a dirimere la matassa. Tornando al ricorso presentato, a quanto pare per motivi ideali, questo invoca vizi procedurali. Nel mirino c’è l’emendamento presentato dal gruppo Ppd e Generazione giovani di Lugano che secondo il ricorrente, è stato presentato tardivamente e quindi la decisione non sarebbe valida. Il legale dell’ex consigliere comunale leghista richiama in proposito una presa di posizione emersa a nome del gruppo Plr da Roberto Badaracco, secondo cui una proposta di modifica del moltiplicatore durante una seduta di Cc deve essere consegnata almeno dieci giorni prima della seduta medesima alla Commissione della gestione.

Invocato l’abuso di apprezzamento

Nel ricorso, le mancanze procedurali sono abbinate a riflessioni politiche e sull’impatto finanziario della misura. La diminuzione del moltiplicatore fa perdere un importo che si aggira attorno ai sei milioni di franchi alla Città. La ragione per cui si sarebbe proceduto al taglio delle imposte, sottolinea ancora il ricorrente, risiede nell’introduzione della tassa sul sacco, ma la conclusione – a suo dire – è frutto di un abuso del potere di apprezzamento. Non è infatti sicuro che il regolamento sui rifiuti che dovrebbe compensare la riduzione del moltiplicatore entri in vigore entro la fine dell’anno. Al contrario, ricordiamo che contro l’introduzione della tassa sul sacco, aleggia l’ipotesi del referendum. Un referendum che allungherebbe i tempi dell’entrata in vigore e potrebbe oltrepassare il termine di metà 2019 fissato dal Cantone.

La questione legata alla tempistica e ai presunti vizi di forma che avrebbero potuto dare il la a un possibile ricorso contro la riduzione del moltiplicatore a Lugano era emersa all’indomani del voto. Tuttavia il capogruppo Ppd Michel Tricarico (cfr ‘laRegione’ del 21 dicembre 2017) aveva spiegato che «l’emendamento è arrivato in Gestione nella seduta del 6 dicembre e la commissione nel capitolo del moltiplicatore, dopo discussione, ha modificato il suo rapporto scrivendo che la maggioranza avrebbe sostenuto l’80 per cento. Tanto che noi lo abbiamo sottoscritto con riserva». Quindi i dieci giorni prescritti dalla Loc sono dati e anche la Gestione ne ha parlato e ha incluso l’emendamento nel rapporto. Ora la palla passa al Consiglio di Stato.

Campione, giù del 15% lavoro e paga

Una riduzione lineare del 15 per cento del lavoro (si era sempre parlato del 20%) e un identico calo della retribuzione dei 103 dipendenti comunali. Ciò comporterebbe un calo del tempo di lavoro di cinque ore e mezza settimanali, che equivale a un risparmio di 2 milioni e 390mila franchi sul costo annuale del personale di Campione d’Italia.

È quanto scrive il segretario generale Lucia Amato nella proposta di riorganizzazione e riduzione dell’orario di lavoro dei dipendenti. Incarico che la dottoressa Amato aveva ricevuto dalla giunta municipale (Roberto Salmoiraghi e Alfio Balsamo, sindaco e vicesindaco) il 24 e il 31 agosto scorso, quando già si avvertiva la necessità mettere al sicuro i conti del Comune, con una serie di misure, fra le quali la rinegoziazione del mutuo per la costruzione della “cattedrale laica” di Mario Botta, oltre a una nuova regolamentazione del cosiddetto “rischio cambio”. Due misure di cui non si era mai parlato. Confermati gli interventi sul personale, sull’integrazione pensionistica e sugli appalti di forniture e servizi. Il tutto per risparmiare in totale 5 milioni e 820mila franchi. L’intervento sul “rischio cambio” comporterebbe il risparmio di 1 milione di franchi svizzeri più 2 milioni di franchi dai pensionati e 520mila dagli appalti. La misura sul “rischio cambio” avrebbe quale risultato immediato di ridurre a 2 milioni e 300mila franchi svizzeri i sacrifici dei dipendenti comunali che davanti a un’identica richiesta avanzata dalla precedente Giunta municipale in buon numero fecero ricorso al Giudice del lavoro di Como.

Nel documento, che ‘laRegione’ ha potuto leggere, la dottoressa Amato, su richiesta di Salmoiraghi e Balsamo, ipotizza un secondo scenario: riduzione dell’orario di lavoro e come conseguenza delle retribuzione sulla base delle tre categorie di appartenenza: meno 12% (categoria B), meno 14% (categoria C) e meno 16% (categoria D). La seconda ipotesi, che consentirebbe un risparmio di 2 milioni e 390mila franchi, consentirebbe di salvaguardare il più possibile coloro che guadagnano meno. C’è però da chiedersi se, sul piano giuridico, sia una strada percorribile. Sindacati e Rsu sono stati convocati per le 15 di mercoledì 31 gennaio, ultimo giorno utile per un accordo fra le parti. Intanto, si è appreso che il contributo statale per il 2018 sarà di 6 milioni e 400mila euro.

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